Painting of The Week: Pugilatore in Riposo (presumibilmente Lisippo, IV secolo a.C.)
Della pittura greca e
romana abbiamo molto poco. Di quella romana qualcosa è rimasto, ma
possiamo solo immaginare quel che poteva essere osservare un dipinto
dei maestri della Repubblica e dell'Impero. La loro tecnica a
encausto - si dice - rendeva traslucide le opere: i blu e i rossi
rilucevano e, di notte, con le fiammelle accese a fare da controcanto
ai colori, ci si poteva addirittura specchiare nelle immagini.
Di greco abbiamo quasi
nulla: è pervenuto il vasellame, qualcosa di meraviglioso e unico. E,
poi, abbiamo le statue. Moltissime sono copie romane, fatte di un
marmo bianchissimo e liscio.
Eppure è sempre una
sorpresa scoprire che, in origine, le statue erano colorate. Anche
Canova, riprendendo molto dell'arte classica greca, usava colori
ambrati per donare ai corpi di marmo il colore
dell'incarnato.
I greci hanno realizzato moltissime statue in bronzo (le copie in marmo che oggi conosciamo provengono da originali bronzei), abbellite da altri materiali colorati. Perfette come erano nelle proporzioni, dovevano apparire
quasi come veri esseri umani. Basti guardare i Bronzi di Riace e, in
particolare, denti e occhi: un vero capolavoro di lavorazione del
materiale e del colore.
Eppure, qui parliamo oggi
di una statua greca talmente dipinta da essere un quadro; talmente
colorata da essere espressiva oltre ogni limite. Il Pugilatore in
Riposo è un'opera attribuita a Lisippo o alla sua cerchia. Siamo nel IV secolo a.C.:
l'Arte è con un piede nell'Ellenismo, che ci ha regalato una delle
prime reazioni anticlassiche.
Qui, si perde quel canone
di bellezza dato dal chiasmo e dalla perfetta geometria; qui non c'è
l'imperturbabilità del Doriforo o del Discobolo i quali, seppur
atleti, non sembravano scossi dalla fatica del loro gesto.
Qui, il Pugilatore è a
riposo, ma porta su di sé le battaglie di una vita. Lisippo - o chi
per lui - lo inserisce a forza dentro un invisibile rettangolo, ma
dentro il rettangolo il pugilatore non sa stare. Dai piedi alle
ginocchia vi è un primo quadrilatero, da cui fuoriescono i piedi.
Dalle ginocchia alle spalle ve ne è un altro ancora. Al vertice, la
testa: ed è qui il colpo di genio. L'artista fa ruotare in maniera
quasi innaturale il capo del pugilatore. Occorre girare attorno al
suo corpo e seguire un'ipotetica spirale per guardarlo in faccia. E
quella faccia, quanta vita, quanta storia, quanti sentimenti! Il
bronzo utilizzato dà l'idea di un corpo sudato o cosparso di olio.
Ma le labbra sono rosse e sul viso sono presenti altri segni rossi -
le ferite, presenti e passate. La bocca aperta, come se il respiro
fosse affannoso; gli occhi, due buchi vuoti senza pupille che, però,
guardano fisso e non lasciano scampo. Dicono: "ho combattuto e
sto per combattere. E anche quando riposo, combatto." Le
orecchie sono grosse e tumefatte. Il naso è storto. Eppure, i
capelli e la barba quasi stridono col resto per la loro perfezione.
Il Pugilatore è ferito anche sulle spalle e sull'addome. E le ferite
ci portano alle mani, inserite nei guantoni, un capolavoro di
attenzione al particolare. Anche qui c'è il rosso del sangue e dei
dettagli dei guantoni. E ci accorgiamo, allora, che persino le cosce
sono ferite e che tutto il complesso è una tensione fortissima tra
la tumefazione e la stanchezza della lotta e la vigoria dei muscoli e
dei nervi che sembrano quasi fremere per ricominciare a lottare.
L'artista ha realizzato
un'opera dinamica, che esce dal quadro e da ogni incasellamento
geometrico. Non solo il pugilatore colpisce per la sua vitalità, per
un certo espressionismo, per l'accumulo di tensione pronta ad
esplodere. Il pugilatore impone al riguardante di osservarlo. Chi
guarda è catturato, deve girare attorno all'opera, deve chinarsi,
deve contorcersi, deve temere l'arrivo di un gancio.
Da quest'opera non c'è
scampo. Impossibile contemplare l'armonica bellezza. Si è quasi
disturbati da tale visione e allo stesso tempo emotivamente
coinvolti.
Il pugilatore non deve
essere rimasto indifferente a chi è venuto dopo di lui. Solo un
riferimento cinematografico: il volto dell'atleta ha
un'impressionante somiglianza con il re Leonida di Zack Snyder.
Commenti
Questa opera è davvero espressiva e rende tutta la fatica del pugilatore, facendoci simpatizzare con lui! E' un'opera antichissima, eppure la sua espressione mi fa sembrare questo pugile attuale come un atleta dei giorni nostri!