King of Comedy - di Angela Leucci, da Il Blog della Gazzella
Questo è il primo post che inaugura la collaborazione con Angela Leucci e il suo spazio, il Blog della Gazzella. Ovviamente, sul suo blog trovare il mio post a proposito del film King of Comedy, di Martin Scorsese.
Re per una notte
(Martin Scorsese, USA, 1983)
I wannabe si
moltiplicano. È qualcosa che vediamo con i nostri occhi, tanto che
la Gialappa's ci ha fatto su anche un programma di recente, “Mai
Dire Provini”. Così, tutti coloro che anelano al proprio quarto
d'ora di notorietà si fanno avanti, a volte con risultati
disastrosi.
Lo sa bene Rupert Pupkin
(Robert De Niro), il protagonista di questa straordinaria pellicola
di Martin Scorsese, che tuttavia non ebbe grande successo al
botteghino. Pupkin è un comico, che anela a essere ospite del Jerry
Langford Show, condotto da Jerry Langford (Jerry Lewis): fa di tutto
per incontrarlo, per diventargli amico e ritagliarsi un posto al
sole, mentre vive con la madre e continua a sognare la fama. Ma
Langford è da un lato fortemente paranoico: per lui essere noto
significa essere infastidito dagli altri, e a ben guardare, dal modo
in cui i sedicenti fan lo asserragliano e a volte lo maltrattano, non
ha neppure tutti i torti. Per di più c'è Marsha (Sandra Bernhard),
ricca ereditiera dell'Upper West Side, che non vive neppure lei una
vita reale, ed è innamorata di Langford a tal punto di decidere con
Pupkin di rapirlo solo per andare a cena con lui, mentre Pupkin
compare in tv, nel suo show, per uno sketch. Il piano è decisamente
maldestro e grottesco, come molte delle cose che accadono in questo
film, che tuttavia possiede degli ottimi pregi. Ma alla fine Pupkin
l'avrà vinta, e la sua notorietà non durerà solo un quarto d'ora.
Scorsese non è mica il
primo che passa: in questa pellicola c'è disperazione e intensità,
ma anche una grande ironia, che permea completamente la pellicola,
resa interessante non solo dalle vicissitudini del suo protagonista
ma soprattutto dalla sua pervicacia. E se guardandolo più volte si
scorgono in lontananza i Clash o Gerard Depardieu, resta un fatto
innegabile: il film è un segno dei tempi che iniziavano a cambiare
negli anni '80, quando in effetti la televisione si accingeva a
diventare il cosiddetto quinto potere.
Un discorso a parte
merita la traduzione del titolo italiano, non pessima come per altre
pellicole, in fondo da “King of comedy”, che è il titolo
originale, a “Re per una notte” il passo è breve. Tuttavia, il
titolo appare fuorviante, perché richiama una leggenda metropolitana
relativa alla cosiddetta falsa morte di Elvis Presley: negli Usa di
Elvis ne sanno qualcosa, lì non sarebbe accaduto.
Voto: 9.
Angela
Commenti
Penso che questo film potrebbe dirmi molto, cercherò di recuperarlo e ... intanto vado a leggere da te che cosa ne dice Veronica.