Cloud Atlas
Anno: 2012 - Nazionalità: USA/Germania/Hong Kong - Genere: Sci-Fi/Romantico - Regia: Andy e Lana Wachowski/Tom Tykwer
L'atlante delle nuvole è
animato dall'amore. Ma, nonostante le nuvole si muovano senza un
disegno preciso, questo atlante ha uno schema rigido. Nell'universo,
tutti hanno un ruolo che si estende nel tempo e nello spazio, senza
limiti. Alcuni di questi ruoli non mutano mai. Così, Hugo Weaving è
sempre il sicario; Hugh Grant è sempre il cattivo; James D'Arcy è sempre colui che vive una mancanza e che cerca qualcosa
per cambiare o illuminare la propria vita.
Altre “anime”,
invece, vivono sempre la stessa cosa, ma mutandone i particolari. Jim
Sturgess e Doona Bae si amano e si incontrano quasi in ogni epoca e
in ogni spazio a loro concessi. E si amano cercando di cambiare il
mondo e opporsi alla schiavitù. In un caso il loro sacrificio è
totale, in un altro vivono la speranza di un matrimonio felice.
L'Amore, in definitiva, è
ciò che cambia le cose e che gestisce il gioco, ma deve fare i conti
con il Caso. Se l'Amore muove l'universo, il Caso si diverte ad
allontanare o ad avvicinare quei poli destinati a stare insieme, in
un luogo o in un altro, in un momento o in un altro. Ben Whishaw e
James D'Arcy, nel 1936, vivono un amore fatto di distanza, separato
infine da una pallottola, e non sembrano destinati a incontrarsi mai
più – a meno che prima o dopo il film non abbiano avuto questa
opportunità.
Ma i personaggi che, nelle ere e negli spazi siderali, si incontrano e a volte cambiano il
loro destino solo solo due: quelli di Tom Hanks e Halle Berry. Entrambi sono costretti ad
attraversare quasi cinquecento anni prima di potersi unire, senza che
vi siano intrighi o bombe o omicidi di critici a tenerli separati.
Insomma, viviamo tante
vite e non in tutte abbiamo la fortuna di incontrare e condividere
l'esistenza con la nostra anima gemella. A volte le cose si
incastrano perfettamente; a volte si è costretti a ripetere sempre
lo stesso schema; a volte ci si incontra, altre no. A volte si vive
agli antipodi rispetto alla persona con cui, in un'altra vita,
abbiamo vissuto la più grande storia d'amore dell'universo. Quello
che tutti dovrebbero tentare di fare è cambiare il mondo: il che
equivale a sconfiggere le forze del destino che si muovono secondo
quel preciso schema di sofferenza, fatto di antagonisti, cattivi,
sicari e ingannatori. Chi tenta di opporsi alle leggi dell'universo
porta sulla pelle una voglia a forma di stella cadente: che in mezzo
alle nuvole non è altro che un evento eccezionale e sconvolgente.
Tanta, tantissima
sostanza, ma il film annega nella prolissità di tre ore di dialoghi
e immagini, in cui il dettaglio – fondamentale – spesso si perde.
Probabilmente Cloud Atlas ha risentito della sua origine letteraria:
troppa verbosità (sempre data dalla voice over), laddove sarebbe
stato opportuno lavorare per sottrazione. Lana e Andy Wachowski hanno
fatto affidamento sugli interpreti e sulla loro sempre ottima capacità di trasformarsi e adattarsi. Quindi, come principio fondamentale, si
sono basati sull'immagine, cosa che il libro non può dare. E allora
perché perdersi in una montagna di dialoghi e monologhi, che hanno
distrutto tutto il concatenarsi visivo di dettagli? I dettagli
visivi, appunto, affogano: invece di risultare come colpi di scena,
diventano oggetto d'arredamento per scenografie ricchissime e particolare che si perde in una somma infinita di inquadrature.
I modi in cui le varie storie si legano sono spesso sottili
e non subito visibili, il che avrebbe potuto giocare a favore del film se questo si fosse basato sull'essenzialità. I registi avrebbero
dovuto optare per un maggiore labor limae e lavorare più per sintesi
che per analisi ed estensione della storia. Di sicuro, in un libro,
estendere va più che bene (purché non si diventi prolissi e
noiosi). Ma in un film l'eccessiva estensione non dà sempre buoni
frutti, soprattutto se la durata sfiora le tre ore e se in quelle tre
ore si fa fatica a mettere insieme i pezzi. Le storie, più che
raccontate, si sarebbero potute semplicemente evocare. A
quel punto, il tutto avrebbe assunto una forma diversa, in grado di
veicolare un significato forte in uno spazio circoscritto. Così, come al solito, nulla di
sperimentale sul fronte Wachowski: Cloud Atlas sono tanti film in
chiaro stile classico uniti tra di loro da un montaggio non sempre
convincente o sin troppo didascalico. L'unica storia d'amore interessante è quella via missiva e via sogno tra Frobisher e Sixsmith. L'unico episodio che regge il
peso del film è quello di Neo Seoul, l'unico effettivamente
essenziale e privo di orpelli, il più evocativo, quello meglio
costruito e dotato di un climax degno di essere chiamato tale.
Senza dubbio tutti gli attori sono stati in grado di sostenere le
parti e solo grazie alle loro interpretazioni a volte ricercatamente
paradossali – e alla bravura dei truccatori – il film si fa interessante. Ma purtroppo Cloud Atlas, retto da ottimi attori ma non da una regia forte, da epopea sull'ordine dell'universo e
sulla lotta per sconfiggerlo, diventa una passeggiata di trasformisti
sul palco di una rivista. Eppure, con un tema simile, i Wachowski avevano in mano il soggetto per un film grandioso.
Commenti
...a parte ciò...
...ma Vero, anche tu appassionata di Kenshin???
Lo sospettavo, sai?
Quando scrivevo il post, pensavo: "questo manga secondo me può piacere alla Vero"!!
Allora non puoi perderti il mio prox post-fiume sul manga e su tutte le novità in corso di questo fumetto... ma soprattutto non puoi perderti il FILM LIVE ACTION di Kenshin!!
Anche di quello ne parlerò a breve... bellissimo... secondo me lo amerai anche tu!!!
@Vele: certo che adoro Kenshin!! Anni fa ho divorato il fumetto... Il film però devo ancora vederlo! Ho visto quegli splendidi OAV sul passato del samurai vagabondo... Che cosa stupenda *_*!
Io non lo posso certo definire un capolavoro, ma è ben intessuto e mai noioso. Sei stata troppo distaccata nella visione. Sapendo cosa di solito riesci a sviscerare da pellicole molto meno intense, opterei per un override: con troppi elementi da analizzare hai staccato dirattamente l'approccio e ti sei fatta ipercritica ;)