Ano Hana (Quel fiore)
Titolo esteso: Ano hi mita hana no namae wo bokutachi wa mada shiranai (Ancora non conosciamo il nome del fiore che vedemmo quel giorno da bambini) - Anno: 2011 - Nazionalità: Giappone - Genere: Drammatico/Commedia/Sovrannaturale - Episodi: 11 (serie conclusa) - Ideatrice: Mari Okada - Distribuito in Italia da: Dynit
C'è quel momento in cui
l'infanzia finisce e la vita irrompe nella bambagia innocente e
spensierata dei primi anni di vita. Quel momento in cui l'innocenza
svanisce. A quel punto, guardare la vita diventa un continuo
disincanto, i giochi non hanno più ragione di esistere e la
creatività scema per cedere il passo alla quotidianità e alle
responsabilità.
Spesso, questo passaggio
è silenzioso, ma comunque brutale. In altri casi, questo passaggio
si manifesta attraverso il dolore.
Jintan, Menma, Poppo,
Yukiatsu, Anaru e Tsuruko sono i Super Busters della Pace. Passano le
loro estati in un piccolo rifugio di legno in mezzo al bosco,
giocando e cercando di “salvare il mondo”. Jintan, Menma, Poppo,
Yukiatsu, Anaru e Tsuruko sono semplicemente dei bambini pieni di
vita e allegria.
Ma l'infanzia finisce di
colpo quando Menma scivola nel fiume e muore. Da lì, anche i Super
Busters della Pace muoiono di colpo e Jintan, Poppo, Yukiatsu, Anaru
e Tsuruku abbandonano i loro soprannomi e tornano ad essere Jinta,
Tetsudo, Atsumu, Naruko e Chiriko. I cinque ragazzini crescono
all'improvviso, si sparpagliano, diventano adolescenti e continuano a
trascinarsi dentro dolore e sensi di colpa. Jinta, dopo Menma, perde
anche la mamma: smette di andare a scuola e poltrisce tutto il giorno
davanti ai videogiochi. Tetsudo “Poppo” inizia a viaggiare in
giro per l'Asia, passando da un lavoretto all'altro. Naruko “Anaru”
diventa una sorta di gal, sempre alla moda e sempre truccata, ma
insicura e fragile come non mai. Atsumu “Yukiatsu” e Chiriko
“Tsuruko” entrano nel liceo più prestigioso della città e
diventano due studenti modello, ma sono i più problematici e i più
enigmatici; lei sembra algida come il ghiaccio, lui si dispera tutte
le sere dentro il suo armadio, dove tiene nascosti alcuni piccoli
ricordi di Menma.
In altre parole, i cinque
ragazzi, pur adolescenti, non hanno esorcizzato il dolore, non hanno
lasciato andare Menma. Per loro il tempo si è fermato.
Un giorno, però, le cose
cambiano: il giorno in cui Menma si ripresenta sotto forma di spirito
in casa di Jinta. Menma è tutto meno che un fantasma secondo il
senso comune: è una ragazzina chiacchierona e giocosa, una vera e
propria peste che saltella qua e là con lo stesso vestitino che
aveva il giorno in cui è morta. Il suo spirito è diventato solo un
po' più alto, per il resto, Menma ha gli occhi e il cuore di una
bambina. E sarà proprio con quest'innocenza che si presenterà a
Jinta – il suo amichetto preferito e l'unico a poterla vedere –
con una richiesta precisa: esaudire un desiderio dimenticato.
Prima di morire, Menma
aveva desiderato qualcosa. Ma, negli anni passati da fantasma, ha
smarrito quel desiderio nella sua memoria.
Solo dopo che il
desiderio sarà esaudito, Menma potrà raggiungere il Nirvana e
andare via.
Questo sarà il
presupposto per una difficoltosissima riunione dei Super Busters della
Pace in versione adolescenti.
Inizialmente nessuno
crede alla storia di Jinta. A poco a poco, verranno fuori tutti i
dolori, tutti i rancori, i sensi di colpa, i brutti pensieri e i
brutti sentimenti che hanno attanagliato i ragazzi nella mancata
elaborazione del lutto.
Ano Hana ha qualcosa di
speciale. È un anime delicato e silenzioso, che disvela in maniera
sottile tutte le dinamiche psicologiche e i complessi comportamenti dell'infanzia e dell'adolescenza, due momenti della vita che qui
vengono analizzati davvero con dovizia. Tutto è giocato su quella
perdita di innocenza, su quell'ingresso spiazzante della Vita nella
vita di ognuno. Come sarebbe bello se si potesse vivere sempre con
quell'inconsapevolezza, con quell'istinto bonario e allegro con cui
si vive da bambini, passando da un gioco all'altro, da una merenda
all'altra, quando il mondo è visto con gli occhi grandi e innocenti.
Solo Menma, lo spirito di Menma, ha conservato quegli occhi grandi e
innocenti. Paradossalmente, soltanto lei che ha smesso di vivere
anzitempo ha conservato il modo giusto di vivere. Sembra un
controsenso: eppure, l'unico modo per continuare a vivere senza
rovinarsi la vita è crescere mantenendo in sé una parte limpida e
cristallina, quella del bambino. Una parte innocente, non contaminata
dagli adulti, dalle responsabilità della vita quotidiana, dalle
mode, dai giudizi altrui, dal dolore. C'è una parte, preziosa e
ancora libera, che rimane sempre dentro di noi. Alcuni la
seppelliscono e la dimenticano. Altri, a volte, riescono a
rispolverarla. Qualcun altro ancora tenta di mantenerla in vita a
ogni costo. Non si tratta di vivere senza pensieri o senza
responsabilità. Anzi, mantenere in vita quella piccola porzione di
innocenza e sincerità dentro di noi è una lotta dolorosa e
all'ultimo sangue per non morire e trascinarsi.
Jintan, Poppo, Yukiatsu,
Anaru e Tsuruko hanno seppellito quella piccola parte sotto il dolore
immenso che può essere causato dalla morte improvvisa e incomprensibile di
un'amichetta. Tra alti e bassi, tra incontri, scontri, litigate,
gelosie, piccoli e grandi amori, parole di troppo o cose non dette, i
cinque adolescenti cercheranno di tirare fuori quella porzione di innocenza, dando fondo a tutto ciò che hanno dentro. Devono di nuovo
far scorrere il tempo che si è fermato quel giorno. Devono elaborare
il lutto, cosa che non hanno mai fatto. Devono riprendere a vivere.
Certo, devono fare i
conti con i cambiamenti. Non potranno più tornare bambini. Tuttavia,
la loro infanzia e la loro adolescenza continueranno a scontrarsi –
e gli autori hanno realizzato questo scontro in maniera impeccabile.
Ad esempio, il rifugio di
legno dei Busters della Pace, un tempo luogo di giochi innocenti e di
piccole invidie e amicizie da bambini, diventa poi il rifugio di
Poppo che, cresciuto, ha lasciato la casa dei genitori e vive per
conto suo. Qui, Poppo ha sparpagliato riviste erotiche, fazzoletti
sporchi e resti di cibo un po' ovunque. Poppo è il nucleo della
metafora, della vita che inquina l'infanzia con l'adolescenza. Ma
tutti gli altri, anche se in maniera meno evidente, subiscono lo
stesso processo: Anaru, con il suo trucco eccessivo, le gonne corte e
l'aria da ragazza facile è l'emblema fisico del passaggio da una
fase all'altra della vita. Tsuruko e Yukiatsu, con le loro rigide
divise e il pensiero fisso su esami e università, sono già degli
adulti in miniatura, fondamentalmente ancora bambini compressi in una
vita troppo grande per loro.
Jintan, un tempo capo dei
Busters e bambino carismatico, è ora l'unico che ha davvero smesso
di vivere, trascinandosi tra il divano, il letto, il tavolino e un
ramen istantaneo.
Lo spirito di Menma
tirerà fuori il dolore più grande della vita dei cinque ragazzi, è
vero: ma li aiuterà a superare – per quanto ciò possa avvenire –
l'evento drammatico. In fondo, l'anime non racconta del desiderio
dimenticato di Menma e di ciò che serve per farle raggiungere il Nirvana. Ano Hana è la storia di come si ritorna a vivere dopo un
evento che toglie senso alla vita.
Ano Hana è preziosamente
condensato in undici episodi. La brevità dell'anime permette alla
storia di essere narrata non per estensione o descrizione ma solo per
brevi momenti di forte emotività, che a volte esplodono in lacrime e
urla, altre volte si mantengono silenziosi e delicati, lasciando
spazio, anche nello spettatore, a sensazioni intime e inesplicabili.
Ad esempio, è stata azzeccata la scelta di non mostrare mai
l'incidente di Menma, ma di trattare l'evento solo per metonimia:
l'unica cosa che si vede è il piccolo sandalo della bambina che
galleggia nell'acqua del ruscello – cosa che ha molto più impatto.
La psicologia dei personaggi è costruita in maniera eccellente,
tanto che, in pochissimi episodi, ognuno assume delle caratteristiche
peculiari subito riconoscibili. In particolare, esemplare è il modo in
cui è stata realizzata la mamma di Menma, posseduta da un dolore e
da un'emotività tali da rasentare l'inquietudine.
Sul finale, forse, Ano
Hana si perde un pochino, ma solo perché allunga troppo i tempi,
indugiando laddove già si era abbastanza compreso e sofferto.
Tuttavia, la scoperta del desiderio dimenticato, la notte finale dei
ragazzi passata in mezzo al bosco come in un girone dell'inferno e la
vista – finalmente – dell'alba dietro lo spirito di Menma
diventano metafore imprescindibili: e anche lo spettatore subisce una
catarsi di grandi proporzioni.
La catarsi, qui, sta nel
trasformare il dolore invalidante nel vivere per chi non vive più;
nel trovare un posto a quel dolore accanto alla piccola porzione pura
e innocente che abbiamo dentro di noi e dare ad essi un senso, senza
farsi divorare.
Commenti
Leggere la tua recensione mi ha commossa... chissà quanti pianti quando guarderò l'anime!
Grazie per avermelo fatto conoscere!