Sucker Punch - pt. 1
Attendevo Sucker Punch
da ottobre 2010. Al cinema è uscito a marzo 2011 e la distribuzione
non è stata un granché. La critica lo ha affossato e non ha avuto
un gran riscontro del pubblico. Regista di Sucker Punch è Zack Snyder, qui per la prima volta anche autore del soggetto. Prima di
Sucker Punch, Snyder si era confrontato con un remake (Dawn
of the Dead), con i
fumetti (300 e
Watchmen)
e con un libro per ragazzi (Il
regno di Ga'Hoole).
Quando è uscito 300 si poteva avere l'impressione che Snyder fosse
il classico regista artigiano, di quelli che svolgono la loro attività
di mestieranti perfettamente inseriti nella catena di montaggio
hollywoodiana. In realtà, già in 300 si poteva vedere che qualcosa
spiccava, che 300 non era il tipico film fumettoso per il pubblico
del sabato sera. E Snyder lo ha dimostrato con i suoi film
successivi: Sucker Punch rappresenta la consacrazione della sua
poetica. Amato o odiato, Snyder ha una sua autorialità, una visione
del mondo interessante e capace, che si fa strada film dopo film e che ha raggiunto un'autocoscienza che pochi
registi arrivano a toccare in soli cinque film.
Sucker
Punch
Siamo negli anni Cinquanta. Una ventenne assiste alla morte della
madre e rimane sola e disperata con la sorellina e il patrigno
pedofilo. Durante un attacco d'ira, la ragazza, per sbaglio,
uccide la sorella: il patrigno coglie l'occasione per rinchiuderla in
un manicomio femminile, richiedendo la lobotomizzazione. La ragazza è
lì, immobile e legata, il medico si avvicina con lo strumento per
lobotomizzarla e in un batter d'occhio cambia tutto. O quasi. Il
manicomio diventa un bordello. La psicologa, la dottoressa Gorskij,
diventa una maitresse che insegna alle ragazze a danzare per i
clienti. Il gestore del manicomio diventa un ruffiano. E le ragazze,
da folli, diventano tutte prostitute, intrattenitrici, danzatrici. La
nostra protagonista, di cui mai sappiamo il nome reale, nel mondo
parallelo del bordello è Babydoll. E le sue amiche sono Rocket,
Sweet Pea, Amber e Blondie. Dalla camicia di forza, passano a corpetti e giarrettiere e ad un
trucco pesante, vistoso, da Moulin Rouge.
Babydoll è in pericolo: per lei, tra pochi giorni, arriverà il
Giocatore. Il Giocatore è il medico che deve lobotomizzarla, ma
nella realtà del bordello è colui che deve prenderne la verginità.
Babydoll vuole fuggire. E coinvolge le sue amiche. Durante una danza,
la ragazza chiude gli occhi e si ritrova in un'altra realtà: quella
del Giappone feudale. Qui un vecchio le dice cosa fare per fuggire.
Babydoll torna alla realtà, alla seconda realtà, quella del bordello:
comunica alle altre ragazze il suo piano e tutte insieme decidono di
mettersi in moto per procurarsi gli oggetti per fuggire. Ogni volta
che c'è da combattere, Babydoll danza nella realtà del bordello, ma
si rinchiude (o meglio fugge) nella realtà della lotta per la
libertà: e, a quel punto, Snyder esplode. Una carrellata di mondi
diversi si mescolano tra fantasia, realtà, storia e letteratura: il
Giappone feudale, con i samurai giganti, la Londra della prima/seconda guerra mondiale sventrata dai tedeschi-zombie, i Draghi e
gli Orchi di uno scenario fantasy e lo sci-fi di un Pianeta Perduto, abitato da robot. Le cinque ragazze,
di volta in volta, vestite da scolarette nipponiche o in abiti dark e succinti, imbracciano armi enormi, potenti, inarrestabili. Sono violente e
spietate e lottano ardentemente per ciò per cui tutti dovrebbero
lottare: la libertà. La libertà mentale. Le ragazze fanno squadra,
si sacrificano, combattono per qualcosa di superiore, fino a che...
La
psiche e il sesso
Babydoll si trova in manicomio. E, non a caso, decide di rifugiarsi
in una realtà più “comoda” del manicomio: un bordello. Perché?
Perché proprio un bordello? Snyder riprende qualcosa di
antichissimo, cogliendone il lato malato: Amore e Psiche. I due elementi sono legati
indissolubilmente. Impossibile scioglierli. Nel manicomio, le ragazze
sono trattate come oggetti, come fenomeni da baraccone. Sono legate,
costrette nelle camicie di forza; gli infermieri e il gestore si
approfittano di loro come e quando vogliono. Sono lobotomizzate:
nella loro testa viene praticato un buco con un lungo strumento
d'acciaio, maneggiato da un medico. Nel manicomio, le ragazze non
hanno alcun potere. Nel bordello, in parte, sì: tutti i simboli,
neanche troppo nascosti, sessuali e fallici della realtà del
manicomio bene si tramutano nella realtà del bordello, compresa la
chiave che apre tutte le porte, su cui è scritta la parola
“Pleasant”. Ma c'è qualcosa in più: dal manicomio al bordello,
le ragazze sono sempre oggetti in gabbia, ma in qualità di
prostitute e intrattenitrici possono esercitare un gran potere sugli
uomini che le schiavizzano. Seduzione e sensualità sono le armi per
incastrare e castrare gli uomini; le ragazze si fanno volubili e,
quando sono vicinissime, diventano intoccabili. E se arriva il momento di combattere e di rifugiarsi nel terzo
piano di realtà, imbracciano quelle armi che sarebbero altrimenti
solo maschili. Babydoll, Rocket, Amber, Blondie e Sweet Pea sono
donne così femminili ed erotiche che hanno un potere estremamente
maschio su tutto e tutti. Sorge una prima riflessione. Snyder
aveva già fatto un'operazione simile, ma contraria, in 300. I cinque
spartani protagonisti - Leonida, Delio, Stelio, il Capitano e Astinos - con i loro corpi lucidi e ostentati emanavano da tutti i pori un erotismo ricco di fascino femminile. Snyder
gioca con la sessualità, rovesciando continuamente i termini,
rendendo maschile ciò che è femminile - viene da pensare al ruolo di
strategia e comando che aveva la regina Gorgo in 300, con il suo
corpo muscoloso e piatto - e rendendo femminile ciò che è maschile.
Il rovesciamento della questione non è affare di poco conto: in
questo modo Snyder può giocare con una psicologia che non è mai
settaria, mai univoca, ma universale e reversibile, rendendo tutti
uguali, indipendentemente dal sesso; importante, infatti, è la
mente, la sua libertà e la sua libertà creativa. Al bando i ruoli:
per citare una frase snyderiana, non importa cosa deve fare un
cittadino spartano, un marito o un re, ma cosa vuole fare un uomo
libero. E l'uomo libero non ha ruoli, né politici, né religiosi, né
tantomeno è legato ad una sola sfera sessuale – di solito usata per dividere, differenziare, sottomettere.
Commenti
Sono felice quando riesco a condividere una mia passione con qualcuno :). Comunque... la recensione non è finita qui!
GRAZIE!!