Calendario dell'Avvento #18 - ESAME



Questo è il primo anno che trascorro il mese di dicembre senza l’ansia di un esame, di un concorso, di una graduatoria da (almeno) il 2011 a oggi. E sono tutti anni post laurea. Prima del 2011 ho fatto tutto ciò che di canonico andava fatto, esami,  tesi, laurea. Dopo è iniziato il bello. Bello per modo di dire: perché ho vissuto con questo continuo tarlo della competizione, dell’essere valutata, del perdere l’occasione della vita, di rimanere indietro o senza alcunché. Esattamente un anno fa stavo svolgendo il terzo concorso in tre anni. Avevo passato tutto l’anno 2014 a studiare per entrare nel corso abilitante; tutto il 2015 a studiare e frequentare e fare tirocini per passare prima gli esami intermedi poi l’esame finale di abilitazione; ho trascorso gran parte dell’anno 2016 a studiare per un concorso a cattedra iperselettivo, che ha avuto l’ardire di bandire pochissimi posti e di considerare gli idonei alla stregua di bocciati. Poi non più come bocciati ma come degni di assunzione solo entro un certo periodo di tempo; poi il contentino dell’ultimo concorso, quello del 2018, che stavo svolgendo esattamente un anno fa, un concorso non selettivo per buttarci tutti in una graduatoria a esaurimento (nervoso, probabilmente) senza scadenza. L’ultimo, quello dello scorso anno, è stato forse uno dei momenti professionalmente più umilianti, non essere selezionati, ma essere valutati per capire chi ha diritto a essere assunto prima e chi mai. Io mi sono presentata con una peste da allattare, dopo aver fatto il tour della mia regione in piena notte per andare a estrarre una traccia da sviluppare in 24 ore. Nel 2016 la fatica dello studio e l’ansia di aver superato due prove per niente; nel 2018 l’ansia di non finire troppo giù in graduatoria, mesi alle spalle senza mai dormire e in fondo un chissenefrega non posso mica morire di ansia. L’ansia in questi anni è stata talmente tanta che spesso mi sono ritrovata ad aver paura di parlare o anche solo ricordare certe cose, paura di prendere in mano i libri che ho studiato non per passare un concorso ma per puro piacere, paura di non essere abbastanza, di non essere in grado di, di essere sbattuta chissà in quale angolo del mondo, paura di non poter rifiutare un posto lontanissimo, paura di finire in qualche gioco al massacro tipico dell’ambiente in cui lavoro.
Spesso tutto questo ti fa dimenticare quanto sia bello stare in classe assieme ai propri alunni. Così come spesso ti dimentichi l'amore per la materia che vuoi insegnare, la passione per quei personaggi che indegnamente provi a spiegare, l'aura di questi compagni di viaggio invisibili ma eterni, come per me lo sono stati Manet e Klimt - e l'onnipresente Argan.
Ebbene, quest’anno non lo dimenticherò, perché per una volta almeno posso godermi il lavoro senza avere l’ansia di dover studiare. E, proprio per tutti questi motivi, nel calendario dell’avvento oggi trovo proprio l’esame, il ricordo dell’esame dello scorso anno e di tutti gli esami fatti fino a qui: sì, perché sono fatica e sacrificio, ma ti aiutano a mettere mattoni e costruire. Ed è bello anche guardarsi indietro, senza paura di farlo, e vedere cosa si è fatto. 

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