Kodak in bancarotta, Megaupload chiuso: riflessioni sulla distribuzione cinematografica
Il fondatore di Megaupload è stato arrestato e il sito chiuso. La Anonymous ha risposto con una serie di attacchi a vari siti statunitensi.
Si tratta di una svolta che ha il sapore dell'epocale, anche perché avviene il giorno dopo l'annuncio della bancarotta della Eastman Kodak. Un caso?
Di sicuro sì, ma si ha quasi l'istinto di associare i due eventi.
Sia Megaupload che la Kodak rappresentano due modi di fare e fruire i prodotti culturali.
La Eastman Kodak ha favorito la nascita del cinema. Senza la pellicola non vi sarebbe potuta essere alcuna impressione fotografica e alcuna immagine in movimento. La pellicola racchiude in sé qualcosa di mitico e simbolico ad un tempo. Unico strumento in grado di offrire, attraverso la sua particolare emulsione, quel senso di “fasullo” che solo le pellicole possiedono.
La Kodad rappresenta il cinema analogico. Quello dei film fatti "a metri", dei singoli fotogrammi visibili, toccabili e realmente esistenti, quello del taglio con le forbici, quello degli effetti ottenuti sporcando la pellicola con il caffè o applicandovi sopra qualunque oggetto il genio del montatore volesse sperimentare.
Il cinema analogico non esiste più da tempo. Da anni ormai il montaggio è solo digitale. Si gira con macchine digitali, che comunque devono esse perfezionate, e spesso solo dopo aver girato in digitale qualcuno riversa il film su pellicola, per gonfiarlo, per dare il senso del "cinema-cinema". È digitale anche la fruizione del film. Non ci sono più le videocassette, ma dvd e blu-ray. E, in alcuni casi, neanche più quelli.
A questo punto entra in scena Megaupload - e simili. La fruizione del film ha subito una serie innumerevole di cambiamenti: il cinema diventa file sharing. Una condivisione di immagini ormai eteree, digitalizzate, di cui ci si può appropriare senza spendere un soldo.
Si creano misure sempre più ristrette per evitare la circolazione dei file sul web. Circolazione che è impossibile fermare, per la natura stessa del web. E misure troppo strette sono in contrasto con quell'anima priva di vincoli propria di Internet.
Un esempio: gli ebook. Gli ebook non possono essere "prestati" (dopo un tot di copia/incolla dell'intero file, l'azione viene interdetta), così come non possono essere fotocopiati (se cerco di copiare e incollare una pagina di un libro, mi troverò di fronte alla protezione del .pdf). Eppure, con i libri cartacei, ho il diritto di fotocopiare fino al 15% delle pagine e posso prestare il libro a chi voglio e quante volte voglio.
Il digitale e la Rete permettono una libertà incredibile di circolazione delle informazioni e della cultura, eppure chi detiene un certo potere continua a imporre restrizioni che mai si sono viste nella cultura analogica.
Si deve, però, fare un distinguo: scrivere un libro non comporta costi, costi che invece hanno un certo peso per i film. Costano le attrezzature, costano gli attori, costa realizzare il menu di un dvd o di un blu-ray.
Tuttavia, non credo che un Megaupload qualsiasi possa mettere in crisi il cinema. I collezionisti, gli appassionati, compreranno sempre i dvd o i blu-ray. La gente continua ad andare al cinema, perché è un'esperienza unica – sia che si voglia amoreggiare con il partener adolescente, sia che si voglia passare il sabato con gli amici, sia che si abbia istinti da cinephile coriaceo.
Inoltre, tutti hanno sempre maggiore interesse a comprare l'ultimo televisore da mille pollici, in 3d, in 16:9, cavi HDMI e via dicendo. Che vuol dire questo? Che l'alta definizione piace e sta diventando cosa fattibile anche per i semplici consumer e non solo per gli addetti ai lavori. Che senso ha comprare un cavo ad alta definizione se non per vedere un blu-ray? E a che servono i nuovi hard disk da un tera, se non per riempirli di film? Inutile prenderci in giro: l'hardware ultimamente prodotto va solo in una direzione.
Il download di un film dalla rete segue criteri precisi: si guardano film che, per tempo o per mancanza di fiducia, non ci si comprerebbe mai o per i quali non si andrebbe al cinema.
Ma, sorpattutto, sistemi di file sharing come questi servono da potente trasmissione culturale. Finalmente anche attraverso la Rete si possono fruire film che difficilmente potrebbero comparire sui circuiti distributivi ufficiali (e legali).
Un esempio su tutti è Primavera, Estate, Autunno, Inverno e ancora Primavera, il film di Kim Ki-duk deliberatamente privato, nella versione europea, della scena finale per una censura dalle motivazioni molto banali: si è voluto “aggiustare” il film per donargli una morale più occidentale e meno coreana - è stato come aver sfregiato La Pietà di Michelangelo. La rete ha permesso di recuperare quella sequenza, altrimenti sottratta alla conoscenza degli Europei.
Nella mia tesi di laurea specialistica figura il film Elegia del viaggio di Sokurov. Il regista russo ora è molto apprezzato in Italia ma non tutti i suoi film sono distribuiti. Nella videoteca dell'università il film non c'era. Girava solo una copia videoregistrata da Fuori Orario di Enrico Ghezzi.
Come permettere la diffusione culturale? Le strade per distribuire cultura sono sempre esistite e si sono sempre più velocizzate. Un tempo c'era la Via della Seta, ora abbiamo la Rete che permette di far arrivare ovunque nel giro di pochi secondi cultura, informazione e sapere.
Il file sharing e i circuiti distributivi ufficiali devono convivere. È giusto che vi sia la libertà di compare il blu-ray di un film, di inserirlo con la sua bella custodia all'interno della propria videoteca divisa per generi e autori.
Anziché fare azioni così estreme come arrestare il fondatore di Megaupload, si potrebbe, invece, cercare di fare leva su sistemi di distribuzione alternativi e trasformare totalmente il sistema culturale: abbattere i costi (cosa che il digitale permette), modificare i sistemi di produzione e di distribuzione, pagare il giusto (ad esempio, il costo dei film Apple potrebbe scendere), rendere gratuiti i film più vecchi (come avviene per i romanzi ormai caduti in pubblico dominio). E ancora: perché le grandi catene di cinema, come UGC e Warner, con l'acquisto del biglietto non danno anche la possibilità di scaricare la copia digitale del film, magari fornendo il cliente di un codice (già avviene all'interno dei blu-ray)? Perché non creare videoteche digitali, in cui prestare i film “a tempo” (e la cosa potrebbe avvenire in egual misura anche per i libri)?
La rete, del resto, risponde alla cultura Hacker della libertà di creazione. I software liberi. La libera circolazione. La cultura libera.
Commenti
Prezzi esagerati, basta vedere il costo del biglietto del cinema (e adesso 3D a 10 Euro!), della musica, di molti DVD, censure... In Italia, poi, la SIAE ha delle pretese assurde!
Dall'altra parte c'è chi abusa, si sa, lucra e accumula per il gusto di accumulare, e qualche DVD in più a 5 Euro magari potevamo comprarlo tutti, me compreso.
Dici bene quando parli delle limitazioni di un Megaupload, che all'occhio dell'appassionato pesano: risoluzioni inferiori, per non parlare delle proporzioni! È un qualcosa da usare "al volo", il vero amatore continua a rivolgersi anche altrove.
Grazie mille per il tuo commento, Giulia, sei sempre gentilissima.