Fuga
Anno: 2006 – Genere:
Drammatico – Nazionalità: Cile – Regia: Pablo Larraín
Eliseo Montalbán
è dietro le quinte. Frac, capelli in ordine, sotto il braccio la
lunga partitura della sua Rapsodia Macabra, composizione per
orchestra e pianoforte. Tutta Santiago è accorsa a teatro per
vederlo dirigere la sua opera. Eliseo è giovanissimo, sente il peso
del pubblico, sente il giogo di quell'immagine – violenta e
sanguigna – che gli ha permesso di comporre la sua Rapsodia.
Entra
in scena, porge la mano al primo violino, alza le braccia e dà voce
alla sua orchestra. Georgina, la pianista, bellezza sudamericana,
“suona con l'utero” quei tasti d'ebano e avorio che sprigionano
musica terribile. Al secondo movimento della struggente composizione
di Eliseo, i tasti d'ebano e avorio si colorano di rosso. Il naso di
Georgina sanguina. La pianista che suona con l'utero cade a terra,
priva di vita. Giù il sipario, Eliseo sprofonda nel silenzio mentre
cade a terra accanto a Georgina in un urlo muto.
Quella
sera, dopo aver bruciato la partitura, Eliseo, in frac, cerca di
dormire. Ma sogna Madama Butterfly, in un onirismo dai tratti
soffocanti, quella stessa Madama Butterfly sulla cui aria "Un bel dì,
vedremo", qualche sera prima, Eliseo e Georgina, in teatro, tra i
palchetti bui, avevano fatto l'amore.
Il
sogno lo risveglia. Sotto la pioggia Eliseo torna in teatro. Si
insanguina per rompere un vetro e prendere un'accetta. Spacca il suo
pianoforte, riducendolo in mille pezzi.
E
allora è manicomio, è isolamento, è terrore del “pianoforte
assassino”, è elettroshock. È scrivere su ogni singolo centimetro
di muro quella Rapsodia Macabra iniziata da bambino e mai conclusa.
Perché la Rapsodia fu scritta nel sangue, fu scritta dal sangue,
sulla scena di un delitto consumatosi davanti al pianoforte. La
partitura vuota si macchia di rosso e quei pallini rossi diventano
musica. Una partitura maledetta. Non riesce mai a giungere alla fine:
prima che termini, la musica porta sempre via qualcuno.
Eliseo
suona una fuga di Bach per Claudio, suo amico in manicomio,
omosessuale che vuole “fugar”.
Bisogna
fuggire, indubbiamente.
Ma
la fuga di un musicista dalla musica non è cosa semplice.
La
cosa più semplice è, invece, il mare. La risacca. Il silenzio
attonito delle sue profondità. I segreti che nasconde. La
dispersione delle onde sonore che, sott'acqua, si fanno suoni lenti e
informi. Il mare nasconde la musica. L'acqua è purificazione.
E
allora ecco un'isola artificiale galleggiante, piccola, stanza
all'aperto per pianoforte e quartetto d'archi. Ma nessuna melodia.
Eliseo è un pescatore e ha solo bisogno delle profondità marine.
Quelle da cui tutto il film è iniziato.
Pablo
Larraín
gira il suo primo film. Tra imperfezioni e ingenuità riesce a
colpire nel profondo. Gestisce in modo a dir poco perfetto il
montaggio del sonoro. Architetta silenzi e suoni, laddove i suoni
sono solo piano e violini. Nel ralenti dell'elettroshock non si sente
alcuna scarica elettrica: solo archi.
Un
film che va visto perché decreta la superiorità di immagine e suono sulla parola nella costruzione filmica. Perché è un film che in Italia non
esiste e, se esiste, esiste solo in spagnolo senza sottotitoli. E la sua
comprensione è assicurata, anche se lo spagnolo non lo si conosce.
Fuga,
autentica comunicazione visiva e sonora.
Manicomio, elettroshock e archi da circa 2:15
Commenti
Fuga è un film intensissimo, anche non è considerato il capolavoro di Larraín. Sono stati molto più apprezzati e premiati in suoi due film successivi, Tony Manero e Post Mortem. In effetti Fuga ha parecchie manchevolezze e qualche ingenuità da "primo film", ma è anche vero che è un genere completamente diverso dai film successivi.
Grazie mille per il tuo commento!
http://www.youtube.com/watch?v=IE87NgXTaOc Da qui in poi su Youtube possono essere viste tutte e 12 le parti del film.
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