American Horror Story: Murder House

Anno: 2011 - Nazionalità: USA - Genere: Horror - Episodi: 12 (prima stagione) - Stagioni: 3-in corso - Ideatori: Ryan Murphy e Brad Falchuk

La maternità negata è indicibile sofferenza. I passi successivi sono segnati dal rancore, dalla furia, dall'odio, dalla follia. La maternità negata, spesso, può essere causata da un uomo vigliacco e per nulla in grado di adempiere al suo ruolo di bravo partner. In altre parole: non fate arrabbiare una donna. Non violatela, non traditela, non portatele via ciò che ha di più caro.
Il risultato può essere dei più orrorifici.
Ce lo hanno insegnato i greci, con la terribile storia di Medea. Resa pazza dal tradimento, ha inflitto violenza e si è autoinflitta la sofferenza più grande.

Gli autori di American Horror Story, per la prima stagione – Murder House – sono andati a pescare forse uno dei temi più difficili e meno comprensibili di sempre. La donna. La donna intesa in senso sanguigno e uterino, la donna che ama visceralmente, la donna tradita, la donna madre, la donna che partorisce, la donna che soffre. La donna folle e terribile e terribilmente bella.

Ben e Vivien sembrano la coppia perfetta. Bellissimi, benestanti, una figlia, Violet, altrettanto bella, intelligente e problematica. Ma Ben tradisce sua moglie con una donna molto più giovane, Hayden. Per cercare di risanare il rapporto, i due coniugi cambiano città e casa e comprano una vecchia villa degli anni Venti in un prestigioso quartiere. 
La casa era stata costruita dal medico delle star di Hollywood e dalla sua bellissima moglie: nello scantinato, il dottore praticava clandestinamente aborti su aspiranti attrici.
Ben e Vivien non sanno che la loro nuova casa è stata ribattezzata La Casa degli Omicidi. Per novant'anni, infatti, le mura dell'abitazione si sono macchiate di sangue, schizzato via da corpi massacrati nel corso di efferati omicidi.



Il punto è: la casa non è affatto disabitata. La casa è piena di gente. Anzi, la casa è piena di fantasmi. I passati inquilini sono tutti morti in circostanze simili: ex-madri distrutte dal dolore che uccidono e si uccidono; mogli tradite che uccidono la prole e si suicidano; o mogli tradite che uccidono il marito fedifrago e l'amante; la coppia che vuole un figlio, ma è in crisi e, morendo, è condannata a un'eterna esistenza fatta di litigi e rimpianti. Ci sono le madri che non hanno visto neppure nascere il proprio figlio e che ne cercano uno disperatamente. Ma c'è anche il rovescio della medaglia, ci sono i figli. I figli che non hanno avuto un'esistenza facile, quelli che hanno avuto in sorte madri troppo prese dal loro ruolo da non poter donare neppure un briciolo di sincera maternità. Ci sono i figli-mostri, divenuti tali solo perché privati del giusto affetto.

Ben, Vivien e Violet – da vivi – vivono la stessa esperienza dei loro ospiti (quasi) invisibili. Moglie e marito sono in crisi, aspettano un bambino ma continuano ad essere in crisi; Violet se ne sta chiusa tutto il giorno in camera, privata delle attenzioni dei genitori, troppo presi dai loro caroselli relazionali.
E il punto è: una casa con una tale storia, costruita sulle fondamenta di bambini mai nati e di madri monche, ecco, una casa così ti rapisce.



American Horror Story è un horror per famiglie, che ha tre buoni motivi per essere guardato. Il primo è la brevità: dodici episodi rendono il tutto molto compatto. La storia si conclude nell'arco delle poche puntate e soddisfa, più o meno, tutti i misteri. Inoltre, lo stile della regia e del montaggio permette di passare da un intreccio narrativo all'altro in manera saettante: non ci si perde in troppi giri di parole, le sequenze e le inquadrature sono brevi e fulminanti. Nessun dialogo interminabile, nessun continuo ritorno sugli stessi argomenti. Il concetto va compreso subito o non compreso affatto: la verità si svela repentinamente, con colpi di scena fulminei. Il resto, come è giusto che sia per un horror, rimane nell'ombra.
Il secondo motivo è il tema trattato e già ampiamente esplicato. Un tema universale e che tuttavia rimane inspiegabile. Del resto, come si può rendere razionale qualcosa di così atavico e carnale come la maternità? Nessuno riuscirà mai ad entrare nella testa di una donna diventata o che sta per diventare madre, nella mente dell'unico essere umano che, nel corso della propria vita, può avere un “organo” in più da cui poi è costretto a separarsi, provando felicità e dolore al contempo. Un tale e denso nucleo tematico non poteva che essere un casus belli dei migliori per un horror.



Il terzo motivo è lo sdoganamento dell'horror. Si sa, tutto ciò che arriva in tv e che prosegue per molte puntate con una cadenza precisa diventa familiare. Non esiste nessuna serie tv in grado di respingere o disturbare seriamente lo spettatore. Una serie tv entra nella quotidianità delle persone e diviene lo specchio di una parte della loro personalità. Dai crimini più efferati ai sentimenti più melensi, tutto, in tv, diventa familiare.
E qui diventano familiari anche i fantasmi e i loro indicibili dolori: dolori che poi sono quelli dei vivi. Anche l'equilibrio vita-morte si fa improvvisamente quotidiano. Perché Murder House ti dice che esiste un per sempre. E, in fondo, il fantasma si condanna da solo. Può rimanere eternamente rancoroso e può decidere di rendere la propria eternità meravigliosa.

Insomma, come già detto, l'horror si sdogana: e il misterioso orrorifico diventa più disteso e conciliante. Ma, beninteso: l'inquietudine non viene lavata via, altroché. L'inquietudine resta e resta perché fonte di tale sentimento è il nucleo del mondo. Quel grembo sanguinante che mai finirà di ammaliarci e respingerci.

Commenti

Cannibal Kid ha detto…
analisi molto bella.
sul fatto che sia un horror per famiglie però non so se mi hai convinto del tutto eheh... :)
Veronica ha detto…
eheh... Se l'ho visto io che sono una fifona e che non guardo mai, MAI, horror, allora possono vederlo tutti ;). Insomma, intendevo questo con "horror per famiglie".
Da quando è uscito mi riprometto di guardarlo, ancora nulla! Certo, la tua analisi mi ha dirottato almeno un paio di impressioni!
Ma come non guardi mai horror, non mi sembrava! :D
Vele Ivy ha detto…
Il mio vicino di scrivania impazzisce per questa serie e mi ha detto che la seconda stagione è ancora più bella. Come ha iniziato a parlarmene, ho pensato: "Chissà se Vero scriverà un post sull'argomento"!
:-)
Dopo Twin Peaks però penso che eviterò serie paurose, almeno per un po'. Indovina cosa comincerò a guardare stasera? La spada della verità!
^___^
Veronica ha detto…
@occhio: non guardo horror... Specie quelli con esorcismi e creature maligne che aleggiano. Questa serie tv, invece, mi ha appassionata ma non mi ha terrorizzata!

@Vele: questa serie è molto bella e lo dico, credo, perché non mi ha spaventata più di tanto. Ho iniziato la seconda e devo dire che è più terrificante, ma finora meno bella della prima. Io ho appena finito la prima stagione de la spada della verità ;).
Non li guardi per scelta... ecc. o...?
Veronica ha detto…
Sono un po' sensibile e non riesco a guardare horror con certe tematiche. In parole povere: mi fanno paura! Ad esempio, guardo i film di zombie, anche se non so se questi possano essere davvero definiti horror.
Nello stesso pomeriggio di tanti anni fa ho visto tutti i Ju-on girati. Da quel momento ho detto basta agli horror. Ora sono riuscita a vedere American Horror Story e non capisco se sia cambiata la mia sensibilità o se questa serie non faccia paura per niente...
Beh, tutte motivazioni valide, eheh, io non amo solo il pregiudizio verso d'essi (addirittura sulla qualità, mah!), ma non è affatto il tuo caso.
Dalla tua descrizione sembra che ti spaventi più la presenza spiritica, le storie di apparizioni, vendette, maledizioni, ecc. annesse, che la "carne" e i suoi significati sociali, ma è pur vero che film di zombi stupidotti ne sono usciti parecchi dopo il trend, invece di Ju-on si può dire che sia un progetto riuscito nell'ambito della paura pura, al di là del filone.
AHS è invece, per quello che ho potuto vedere io, patinato, non terrorizzante, semmai conturbante.