The White Shadow

Nancy fuma e gioca d'azzardo
Betty Compson interpreta Nancy, la gemella senza anima



The White Shadow, al momento, è considerato il primo film di Alfred Hitchcock. È stato ritrovato in Nuova Zelanda nell'agosto del 2011, dopo lunghe e affannose ricerche. L'opera – un film muto - uscì nel 1924, tre anni prima dell'avvento del sonoro: il regista del lungometraggio non è Hitchcock ma Graham Cutts. Il futuro maestro di gialli e thriller psicologici vi lavorò “solo” come sceneggiatore, aiuto regista, montatore e scenografo. L'anno successivo, Hitchcock avrebbe girato il suo primo vero film in completa autonomia, Il giardino del piacere.

Tuttavia, The White Shadow è stata una palestra di non poco conto per il giovane futuro regista, che all'epoca aveva solo venticinque anni. Inoltre, il film, per quanto forse poco conosciuto ai più, è considerato una tra le interpretazioni più intense e memorabili di un'attrice allora molto famosa, Betty Compson, che, in The White Shadow, interpreta due ruoli diversi.

Georgina prega per la sorella
Betty Compson interpreta Georgina, l'anima bianca


Nancy e Georgina, infatti, sono due gemelle identiche: la prima ribelle e, come recitano le didascalie, “senza anima”; la seconda buona, docile e dall'ombra bianca, cioè dotata di un'anima pura. Le due sorelle si compensano e sono molto legate l'una all'altra, ma a Nancy sta stretta la casa di campagna della famiglia; così, scappa e si rifugia in un locale parigino, The Cat Who Laughs, un luogo di perdizione, in cui la giovane gemella beve, fuma e gioca d'azzardo con gli uomini. Georgina rimane sola: la madre muore per il dolore della scomparsa di Nancy, il padre si lancia all'inseguimento della figlia e diventa un pazzo clochard. Così, la ragazza, per non infangare la memoria della sorella e della famiglia, decide di impersonare Nancy.

Ma Nancy ha un giovane americano che le dedica attenzione amorosa, il signor Robin Field, il quale, non sapendo nulla dello scambio di persona, corteggia Georgina credendo si tratti di Nancy. I due finiscono per innamorarsi sul serio. Ma gli equivoci, sempre più drammatici e tragici, porteranno il film ad un finale altamente emotivo, che vede le due sorelle diventare una cosa sola, il corpo di una a racchiudere l'anima bianca dell'altra – il sacrificio finale che ha fatto del film un capolavoro assoluto.

Mr Field corteggia Nancy che si diverte a respingerlo
Nancy e Mr Field


Tuttavia, oggi, The White Shadow è mancante delle ultime tre bobine. Possiamo conoscere il finale solo grazie allo script originale. Su Preservationfilm.org è possibile visionare quel che resta del lungometraggio. Il film ha spunti meravigliosi, ben esemplificati dalla recitazione di Betty Compson, che si destreggia tra un'anima nera e un'anima bianca, donandoci quel doppio che Hitchcock esplorerà abbondantemente nella sua filmografia. Anche la scenografia ha il suo perché: il film ha molte scene ambientate in esterni e pare che la dicotomia interno/esterno sia lì a ricalcare le due personalità delle gemelle. In esterni è Nancy a sentirsi a suo agio, fuori, in mezzo alla natura, la ragazza grida, ride, sbatte i piedi e cavalca come un uomo; gli interni sono l'habitat di Georgina, delicata e precisa come il mobilio e i monili disposti a regola d'arte.

Il film è muto, ma colpisce per il modo in cui gli attori hanno donato le più intense sfumature psicologiche ai loro personaggi. La bravissima Betty Compson – oltre a cambiare pettinatura, abiti e trucco da un ruolo all'altro – dà grande prova di recitazione, tanto che sembra addirittura cambiare le proprie fattezze; il padre delle gemelle, da compassato e rigido uomo inglese di vecchio stampo, diventa un vagabondo barbuto e senza ragione; il bel Mr Robin Field è rispettoso nel corteggiamento e, allo stesso tempo, ardito nel sorprendere Nancy con un bacio focoso; ma appare anche abbattuto, nella sua camminata sbilenca, quando si ubriaca perché respinto. In altre parole, il film va da un eccesso all'altro in maniera mai esagerata e sempre elegante: il tutto nella cornice bianco e nera, grigia, seppia, verde e blu (specie dove la pellicola è più rovinata) del Cinema Muto, che con quella mimica esagerata e irripetibile ha fatto la sua fortuna. Una mimica che sempre colpirà lo spettatore come il migliore degli effetti speciali: tra occhi sbarrati e mani giunte, trucco esagerato, volti provati e scolpiti dal bianco che accende e dal nero che incunea, i sentimenti non corrono solo nelle parole, ma lungo le braccia, nell'addome, nella postura e nell'inclinazione del viso e nei movimenti, teatrali ma ideali per riempire lo spazio di una macchina da presa.

Nancy gioca d'azzardo a The Cat Who Laughs


Graham Cutts, con l'aiuto di Hitchcock, ha confezionato un film che, a distanza di quasi novant'anni, sa tenere incollati allo schermo, unendo la grande maestria nel montaggio e nei ritmi a quelle tipiche "caratteristiche mute" che rendono tuttora grande e mai sorpassato il cinema dei primi trent'anni della sua storia.

Seguendo questo link è possibile vedere il film.

Commenti

Maria D'Asaro ha detto…
Brava, brava, brava: ottima recensione! Appena avrò un pò di tempo, vedrò la pellicola. Grazie.
Veronica ha detto…
Grazie Maria, sempre gentilissima! Ti consiglio vivamente questo bel film ;).
Vele Ivy ha detto…
Ho letto la tua recensione tutta d'un fiato e sono rimasta affascinata da questa storia e dal finale... il doppio è un tema davvero misterioso e interessante, infatti uno dei miei film preferiti è La donna che visse due volte, che non mi stanco mai di rivedere!!
L'hai detto, il doppio rappresentato in un tutti i modi, dalla base portante ai dettagli scenici.
Questo film lo scoprii insieme a Il pensionante (che ti consiglio, se non hai visto), dove Hitch è anche regista; beh, orrore damsiano, mi sono piaciuti (persino se incompleti) più dei suoi magistrali classiconi, sarà per la preferenza personale verso ciò che descrivi nelle ultime righe, per l'avvicinarsi all'espressionismo rispetto a cristalline pellicole arrivate dopo...
Veronica ha detto…
@Vele: La donna che visse due volte è anche uno dei miei preferiti! Ma questo The White Shadow ha qualcosa di molto più intrigante e misterioso...
Veronica ha detto…
@occhio: non ho visto Il pensionante (recupererò presto!), ma ti do ragione. Nessun orrore damsiano: credo anche io di preferire questo muto ai film più classici e famosi di Hitchcock. Non ne parlo mai, ma io ADORO il cinema muto, è come se fosse un'altra esperienza rispetto al cinema sonoro. Sarà per questo che vedere The White Shadow mi ha positivamente sconvolto.