The Amazing Spider-Man




Anno: 2012 - Genere: Fantastico, Fantascienza - Nazionalità: USA - Regia: Marc Webb

The Amazing Spider-Man è il vero Spiderman? Snatura il vero Spiderman? Oppure, basta!, troppi film con supereroi, troppi reboot a distanza di poco tempo? Queste sono domande a cui ogni spettatore risponderà con la risposta che più si confà al proprio carattere e al proprio modo divedere il cinema e i supereroi in particolare.
Qui si vuolea pprofondire un'altra questione. Perché di nuovo e ancora Spiderman? Perché da quattro anni a questa parte la Marvel non fa che sfornare film su film che, tra l'altro, fruttano incassi milionari da capogiro?
La prima risposta, la più semplice, è quella dell'operazione commerciale. I film attirano al cinema anche chi non legge fumetti che, a sua volta, inizierà a leggere fumetti. I fan delle pubblicazioni Marvel troveranno nel film argomenti per discussioni infinite. La stessa letteratura alla base dell'universo Marvel è un intreccio infinito di storie che abbracciano cinquant'anni di letture e trame.
Eppure, al di là dell'operazione commerciale, ciò a cui stiamo assistendo con la Marvel e i film sui supereroi non è affatto una cosa nuova. Un'operazione che, nella sua non-novità, si rivela necessaria per lo spettatore e l'uomo in generale.

Penso ad un vaso greco, un vaso con figure nere e sfondo rosso. Su di esso Achille e Aiace, posato lo scudo, giocano a dadi. Sullo sfondo, l'eco della guerra contro Troia. Penso ancora alle metope del Partenone e all'Ilioupersis. Lì, Fidia e la sua bottega riecheggiarono la vittoria degli Achei contro i Troiani per riferirsi alla recente vittoria degli Ateniesi sui Persiani - la ragione che vince sulla barbarie. Penso ad Artemisia Gentileschi e al modo in cui la sua Giuditta recide violentemente il capo di Oloferne. Penso alla Giuditta lenticolare di Caravaggio. Penso, infine, a Klimt e alle suedue versioni di Giuditta e Oloferne, il capo dell'uomo schiacciato da una femme fatale in piena Belle Époque.
Per secoli, l'uomo ha raccontato, scritto, riscritto, interpretato in modi differenti sempre le stesse storie – che siano miti greci o storie della Bibbia. Le ha adattate ai tempi, le ha piegate alle proprie esigenze, le ha fatte conoscere alle nuove generazioni, ne ha tramandato gli insegnamenti.
Il Novecento è stato un secolo particolarmente prolifico. Gli uomini hanno creato nuove storie e nuove epopee, ma sempre con gli stessi intenti. Potremmo citare infinite saghe i cui protagonisti sono entrati nell'immaginario collettivo, sia in Oriente che in Occidente. La Marvel ha saputo creare una compagine di trame, veri e propri miti moderni, in cui gli eroi sono al centro di storie a loro dedicate o si infilano nelle storie altrui, un po' come capitava anche nei miti greci. Ma, come si è già detto, la sostanza non cambia. Cambia lo scenario, la società, la tecnologia, tuttavia gli uomini, oggi come nel V secolo a.C., sono alla costante ricerca di nuovi miti e nuovi eroi.

Il mito e l'eroe hanno un valore fondamentale per la comunità: sono un esempio e un monito per agire, un modo per rassicurarsi e per trarre forza. Ovviamente, il mito non muore mai. Perché? Perché ad ogni generazione viene riproposto. Ancora oggi parliamo della guerra di Troia e non solo per l'Iliade; qualche anno fa è uscito il film Troy e molti piccolini e le nuovissime generazioni hanno quel riferimento cinematografico per la guerra tra Achei e Troiani. Per loro, Achille ha il volto di Brad Pitt. Molti conoscono le divinità dell'Olimpo attraverso il videogioco God of War.
Adattandosi e riadattandosi a nuovi media, a nuove epoche e a nuove generazioni, il mito ha infinite declinazioni, non muore mai e, soprattutto, è sempre giovane, perché sa parlare direttamente alla generazione giusta pur conservando argomenti per quelle passate.




Peter Parker sarà sempre un genietto con gli occhiali. Magari, nel 2012, però, porta le lenti a contatto. Magari, anziché indossare gilet e camicia, porta il cappuccio e se ne va in giro sul suo skate. Ha un computer potentissimo e nella sua passione per la fotografia rientra Photoshop. Crea marchingegni per chiudersi in camera senza che nessuno possa entrare. Nel 1962, quando ebbe origine la saga, non esistevano né il cellulare né tanta tecnologia informatica a portata di mano. Però la storia non cambia. Lo zio Ben morirà sempre e sempre dopo aver lasciato a Peter quella frase ormai mitica “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”. E allora, se è sempre la stessa storia, che senso ha insistere?
Inutile negarlo: i miti e gli eroi servono alla comunità e alla cultura, specie nei momenti di maggiore bisogno, quelli in cui la società si sente disgregata e dilaniata da problemi politici ed economici, quando il lavoro non c'è e non si trova la forza di andare avanti, quando l'individuo si sente solo e schiacciato.
Quanta liberazione nel vedere un ragazzino smilzo e preso in giro da tutti spiccare il volo sopra i grattacieli di una città affollata, anonima e impazzita? Quanta liberazione nel sentirsi forti e padroni del mondo? Quanta emozione monta nello spettatore?


In The Amazing Spider-Man una scena su tutte è davvero eloquente. Peter deve salvare un bambino che si trova in un'automobile appesa al ponte. Il bambino, quando vede la maschera di Spiderman, ha paura. Peter se la toglie e mostra il suo volto: vedi? Sono normale! Il piccolo si tranquillizza e tiene stretta in mano la maschera dell'uomo ragno. Peter cerca di aiutare il bambino che, però, da solo, non ha la forza di tirarsi su. La macchina va a fuoco e sta per cadere nell'acqua. Non c'è più tempo. Così, Peter ha un'idea: indossa la mia maschera - dice - chi la indossa diventa fortissimo!  Il bambino la infila, si fa coraggio, si tira su e, complice un bel ralenti epico, si fa salvare. 
Sappiamo tutti che per essere uno Spiderman bisogna farsi mordere da un ragno radioattivo. Ma la maschera dell'eroe è un simbolo di per sé. La maschera deve dare forza a chi la vede. E chi la porta, sotto, non è altro che un uomo che ha deciso di essere più forte e più responsabile degli altri, è un uomo che ha infranto i propri limiti.
Il film è abbastanza equilibrato, è godibile e divertente, ha effetti speciali che di sicuro non annoiano, anche se il 3D non sempre è necessario. Andrew Garfield non cancella né rimpiazza Tobey Maguire, semplicemente è un personaggio diverso dal suo predecessore: un Maguire, nel 2002, a ventisette anni, era ideale per la generazione dei ventenni d'inizio millennio. Oggi è Andrew Garfield a stare trai venti e i trenta anni: alto, smilzo e spettinato, perfetto interprete dei nuovi fumetti Marvel dai colori sfavillanti e digitali.  

Commenti

Claudia ha detto…
Ancora non ho visto questo film, ma mio fratello lo ha già visto ed è curioso che l'unica scena che mi abbia descritto è stata proprio quella del bambino!
Davvero interessante e coinvolgente il parallelismo con gli eroi omerici, in fondo passano i secoli, ma noi uomini abbiamo bisogno sempre di punti di riferimento! Mi hai fatto pensare al superuomo di nietzsche quando hai tirato le somme sulla figura di spiderman :)
Veronica ha detto…
Contenta di poter condividere con un altro spettatore - tuo fratello! - le mie impressioni sul film. La scena del bambino mi ha colpito moltissimo, è stata a dir poco azzeccata.
Concordo con ciò che dici sui punti di riferimento. Non avevo pensato a Nietzsche... grazie per la dritta, mi metterò a rileggerlo!
Vele Ivy ha detto…
Molto emozionante la scena che hai descritto! E condivido anche l'acuta riflessione sulle storie ed i miti che si ripropongono. I supereroi sono i moderni Achille ed Ettore? Penso di sì e non mi sembra fuori luogo dirlo, anzi, è una riflessione che dà lustro al genere del fumetto, di cui sono fiera sostenitrice nonostante sia ancora molto bistrattato!
Unknown ha detto…
Ciao Veronica!! :) sono passata a trovarti prima di partire per qualche giorno di vacanza sul lago di Garda... :) Prima di tutto ti ringrazio moltissimo per aver letto e commentato l'intervista che mi ha fatto Matteo su Nerdspot... sono proprio felice e quello che hai scritto mi riempie di sorrisi! :) Secondo, devo dire che nonostante non sia un'appassionata di Spiderman (finora ho sempre preferito i fumetti ai film) questa tua recensione mi ha aperto un po' gli occhi e penso che potrei guardare il nuovo film con una concezione diversa e con meno pregiudizi... forse l'eroe che si nasconde sotto questa nuova maschera rappresenta di più quello che sento.... :)
E che dire di Batman invece????? non riesco più ad aspettare... :Q_____

Ti saluto amica mia e ti auguro una buona settimana... ci sentiamo presto!!! :)
Veronica ha detto…
@Vele: non sembra fuori luogo neppure a me quello che dici. Un tempo le gesta eroiche avevano per protagonisti gli eroi omerici o gli dei dell'olimpo, oggi la nostra società ne ha creati altri che, è vero, hanno soprattutto origine nel fumetto. Anche io sono una fiera sostenitrice dell'arte del fumetto, la considero un'arte al pari di altre ma, specie qui da noi in Italia, ho notato che si tenta continuamente di relegarlo a passatempo di serie B!
Veronica ha detto…
@Giulia: per me è stato un vero piacere leggere e commentare la tua intervista. Lo dico anche qui: diventi sempre più brava a scrivere e più profonda nelle riflessioni.
Io tendo a guardare tutti i film sui supereori. Non tutti vengono prodotti bene, ma moltissimi, oltre a intrattenere come si deve, raccontano qualcosa in più della semplice storia di una lotta tra bene e male.
Ti abbraccio e ti auguro buone vacanze!!