Date importanti: 24 marzo, d.u.m.



Da sempre adoro giocare con le date. Guardarle sul calendario e ricordare quello che stavo facendo alla stessa data esattamente un anno prima. O due anni prima. O dieci.
Da circa undici mesi a questa parte, il 24 marzo è diventato un mantra: tutti mi hanno chiesto questa data. Ginecologo. Ufficio del personale. INPS. Medico della ASL. È quella che su tutti i documenti ufficiali figura come DUM. Solo che io, il 24 marzo duemiladiciassette, mica lo sapevo che era la mia DUM. Quel giorno sapevo soltanto che, rientrando dal lavoro e dal pendolarismo, avrei trovato l’idraulico a sistemare il termosifone del salotto. Sapevo che mentre mi chiedeva di accendere i riscaldamenti e di aprire l’acqua calda, in me montava pian piano un dolore e un disagio sempre più insopportabili. E niente.
Che quel ventiquattro marzo sarebbe stata la mia DUM lo avrei saputo un mese più tardi circa. Per me, oggi, è una data da ricordare: esattamente un anno dall’inizio dell’avventura con la piccola peste. 
Ho iniziato a giocare con le date. Per caso.
E per caso ho scoperto che il ventiquattro marzo duemilasedici, un anno prima, due anni fa da adesso, io ho compilato e inviato al ministero dell’istruzione la domanda per partecipare all’ennesima selezione. L’orale di quel concorso lo avrei espletato il diciannove luglio duemilasedici: e, sorpresa, il diciannove luglio duemiladiciassette me ne sarei stata in fila assieme ad altre donne gravide per espletare non un orale concorsuale ma l’esame prenatale più importante. Date che si rincorrono e che si sovrappongono quasi fosse il destino a ordinarle. E se anche non ci fosse un destino - o un dio - questa sovrapposizione di date negli anni mi fa riflettere su ciò verso cui è opportuno agire con leggerezza e su ciò che, invece, è davvero importante nella vita. 
Inutile dire che da un anno all’altro ho iniziato a guardare le cose con una prospettiva diversa. I pianti e gli attacchi d’ansia che mi sono fatta venire per costruire una lezione con relativo PowerPoint in meno di ventiquattro ore, dalle 9 del mattino alle 3 del mattino dopo sono diventati un’esagerazione, se non un’inutilità totale, di fronte all’esame che ho dovuto fare l’anno successivo per la mia creaturina.

I figli ti insegnano sempre qualcosa. E la prima cosa che la mia peste mi ha insegnato è dare il giusto peso alle cose. D’ora in poi, questo significherà per me il 24 marzo. 


Immagine: Gustav Klimt, Fregio di Palazzo Stoclet - L'Attesa, L'Albero della Vita, L'Abbraccio, Bruxelles, 1905-1909

Commenti

Maria D'Asaro ha detto…
D'accordo al 100%: i figli ti insegnano a dare il giusto valore alle cose. Sai, anch'io gioco con le date, come te ... Buona domenica!