La maternità è una cosa semplice - parte seconda

Continua il mirabolante viaggio nei nove mesi (meno di nove, nel mio caso) che hanno preceduto l’arrivo del tornado-neonato. Un viaggio fatto di persone ed eventi che mutano inesorabilmente di fronte ai tuoi occhi quando sei incinta.

IL CORSO PREPARTO

Quello che abbiamo seguito noi, in realtà, era definito CAN, corso di accompagnamento alla nascita. CAN è decisamente un brutto acronimo, ti fa presagire solo dolore e sofferenza - cosa che in realtà il parto è. Devo dire che il corso è stato fantastico, per tutta una serie di motivi, tra cui, essenzialmente, la presenza di ostetrica-ginecologo-psicologa-neonatologa che molto ci hanno messo a nostro agio, con la loro umanità. Il CAN ha tuttavia abbaiato ferocemente, perché il corso è stato tanto umano quanto crudo e schietto nel dirti quello che sarebbe accaduto in sala parto: forse tutta questa sincerità, non edulcorata da una visione patinata di travaglio e parto, ma tuttavia incentivata da una sensibilità non comune degli addetti ai lavori, ci ha permesso di sentirci a nostro agio. E, infatti, il corso preparto si è tramutato in un momento bellissimo, il più bello dell’intera settimana, da dedicare a noi due e alla mia pancia, un momento in cui condividere cose profonde riguardo la gravidanza, quelle cose profonde che la Ggggente del precedente post non può capire o spazza via con parole poco adatte alla situazione. I futuri genitori incontrati al corso si sono rivelati tutti molto equilibrati. Persone di cui tuttora non conosco il nome, ma che con poche parole hanno dimostrato di condividere tanto con noi.
Nota bene: le spiegazioni e le immagini relative all’anestesia peridurale potrebbero urtare la vostra sensibilità, indipendentemente dall’età, dall’estrazione sociale, dal titolo di studio e dalle esperienze di vita. Di fronte al power point dell’epidurale, ci siamo sentiti tutti male. Qualcuno ha distolto lo sguardo, qualcun altro è dovuto uscire. E l’idea di alleviare i dolori del travaglio non aiuta a rendere meno impressionabile l’immagine di un ago cannula spesso come il dito di una mano infilato alla base della schiena. Il capitolo peridurale avrà uno spazio tutto suo, successivamente, perché il rapporto che ho avuto con l’anestesia, io, ecco: è da guinness dei primati. 

IL GINECOLOGO 

Stringendo la circonferenza dell’imbuto in questo percorso verso di me, ci imbattiamo nella scelta del medico. Non è una cosa scontata. In base alla personalità e alla professionalità del medico, la gravidanza procede psicologicamente ed emotivamente con o senza intoppi.
Senza menzionare peccato e peccatore, dirò che dopo trentacinque settimane in cui mi sono sentita malata e non incinta, ho deciso di cambiare ginecologo. Roba da pazzi, sì, intraprendere un nuovo percorso a trentasei settimane di gravidanza, ma è stata la scelta più giusta, forse pure troppo tardiva: ma diciamo che non avrei potuto farla prima, dato che proprio a trentacinque settimane ho incontrato per puro caso il ginecologo a cui mi sarei affidata. Ho cambiato totalmente genere: sono passata da una ginecologa a un ginecologo; da un’ansiosa algida a un toro scatenato che ti dice le cose in faccia, anche le più crude, mantenendo sempre un’alta dose di umanità e sensibilità; da una persona anziana a un mio coetaneo. 
Diamo spazio ai giovani, accidenti. Affamati e pazzi. Competenti e temprati. 
Il nuovo ginecologo, dopo i primi otto secondi di saluti e strette di mano, ha esordito con un perentorio “Bene, adesso prendo in mano io la situazione”. 
Like-a-Boss.
In ordine sparso, riporterò frasi da lui pronunciate, degne di un cult cinematografico degli anni Settanta: “non fate le piagnone”- “voglio madri guerriere” - “farà male”, ma anche cose molto più intense del tipo “i figli vanno accolti nella gioia” - “stai dando una possibilità ad un essere umano” - “quello del parto è il dolore più produttivo che esista”, eccetera eccetera eccetera e ancora eccetera. 
Più che un accompagnamento alla nascita è stato un addestramento in stile Full Metal Jacket, volto a temprarmi e a motivarmi per l’ingresso in sala parto. E, in effetti, dopo un simile addestramento psicofisico, in sala parto sono stata con lo stesso piglio di Leonida alle Termopili: solo più in là spiegherò perché.
Auguro a tutti di poter incontrare un medico così. 

I NONNI

I nonni - ossia i futuri nonni - sono i ginecologi del senso comune. Non ti guardano con occhio clinico, ma con quello della saggezza popolare che è sedimentato in loro da secoli - e non si sa bene come facciano a conoscere certe leggende che affondano le loro radici nella notte dei tempi. La data del parto si calcola contando le lune. Se hai le tette gonfie allora avrai tanto latte. Se hai il viso disteso e carino allora la gravidanza sta procedendo bene. Se ti brucia lo stomaco, il bimbo ha tanti capelli. Se hai la pancia a punta, allora è femmina. E così via.
Tuttavia i nonni sono portatori di un grande mistero. 
Guardando i comportamenti pazzi e sopra le righe dei nostri genitori, ho capito che lo scopo dell’essere umano non è quello di fare figli, affrescare la Cappella Sistina, vincere il premio Nobel per la Pace o raggiungere Marte: scopo dell’essere umano è quello di diventare nonno. 
Non so bene perché, forse significa semplicemente “ce l’ho fatta, ho visto più di una generazione!”. Mai capirò perché essere nonno è più importante e bello che essere genitore. Essere nonno è il fine ultimo dell’essere umano. Non c'è scuola filosofica che tenga.

In tutto questo peregrinare fra le genti nel corso della TUA gravidanza, non vi pare manchi qualcosa?
Forse che i futuri mamma e papà contano meno della ggggente, delle altre mamme, dei medici, dei nonni?
Non è che forse tutti si dimenticano che proprio i futuri mamma e papà sono i protagonisti assoluti di questa storia?
E cosa avranno da dire - e da dirsi - mamma e papà (la coppia) quando si chiudono fra le quattro mura della loro casetta e lasciano fuori la marmaglia urlante del mondo?


... to be continued 

Commenti

Maria D'Asaro ha detto…
Che cose carine scrivi ... Mi fai tornare indietro di trenta anni, alla mia prima gravidanza da cui è nata Irene ... Vivi intensamente questi momenti intensi, faticosi e magici del prima e dopo parto. Un abbraccio complice da mamma.