(RI)PROIEZIONI NOTTURNE - Blade Runner
Vorrei enucleare solo alcuni punti, perché le parole non bastano a esprimere tutta la potente bellezza di questo film.
Blade Runner avvolge, è una sorta di film-concerto (per Jullier è il film dell'hic et nunc, quello che vive di vita propria, che ingloba lo spettatore con tecnologie e suoni mai visti e sentiti). Ogni senso è stimolato fino a sprigionarsi prepotentemente nel cervello.
Blade Runner è UDITO: il suono rimbombante, la musica potente, le battute epiche distillate con sapienza.
E Blade Runner è VISTA: e non lo è solo per la continua messa in scena dell'occhio. L'occhio, in sé, è soltanto un riflesso, una ripetizione di ciò che il film rappresenta. È l'occhio dello spettatore ad essere stimolato grazie ad una composizione formale precisa, ieratica, elegante, perfetta. Blade Runner è luci, luci di tutti i colori, luci che abbagliano, stordiscono, incantano. Luci che si agitano ritmicamente, che costruiscono lo spazio, che orchestrano i movimenti.
Luci che creano. E ombre che distruggono. Blade Runner è anche foschia, fumo, fuochi, nebbia: è offuscamento. Il nostro occhio è continuamente sovraeccitato per essere allo stesso tempo ricacciato nell'ombra, in ciò che è difficile se non impossibile da vedere. Del resto, noi spettatori non siamo replicanti. Noi... noi non ne abbiamo viste cose che non potremmo neanche immaginarci. Noi vediamo e basta e spesso neanche diamo importanza a ciò che guardiamo. L'unico strumento che sublima la capacità di vedere e che dà importanza al visibile è il CINEMA.
Il cinema replica le immagini, riproduce il visto.
E così, ecco che tutti gli occhi costantemente inscenati nel film, occhi avulsi dalla persona, occhi strappati, occhi ciechi, occhi artificiali e occhi di bambola, trovano la loro summa, la loro ragion d'essere nel protagonista assoluto del film: Roy Batty. Come non amare la perfezione drammatica e lirica del replicante? Il replicante ha un'anima: anzi, forse non ce l'ha proprio. Il replicante – nudo, bagnato, sanguinante – vive tutto sulla sua pelle e per questo sente e sa. È la sua meravigliosa poesia finale che dà senso a tutto:
“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi…
Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione…
E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser…
E tutti quei… momenti andranno perduti nel tempo…
Come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire…”
Vedere è vivere. Chiusi gli occhi, non esiste più nulla. Il cinema vede, il cinema vive e ci fa vivere. Il cinema, pur essendo una macchina, ci restituisce il senso profondo, lirico, drammatico, folle, mitico, semplice ed emozionale della vita.
Mai come in questo caso forma e contenuto (se mai il contenuto esiste) coincidono. E probabilmente, mai come in Blade Runner, Scott ha dato prova di una coscienza formale così elevata.
Commenti
Solo pensare alla storia, ai personaggi, alle ambientazioni... parole e immagini che trascinano via da questo mondo e ti portano nella meraviglia.
Ringrazierò eternamente Ridley Scott.
@Doctor Peter: tantissimi auguri anche a te!! Grazie per essere passato di qui!
Buon Natale.
Grazie per essere passata di qui e aver lasciato un commento!
Blade Runner merita moltissimo e spero tanto che tu lo veda presto.
Buon Natale anche a te!