Ritorno al futuro day



Grande Giove! 

Direbbe Doc, con gli occhi sbarrati e pieni di meraviglia mista a terrore per il futuro. 

La conoscenza che si mescola all’ignoto e produce terribile bellezza. 

Il cinema non è forse questo? Sì, lo è. E poter vedere Ritorno al futuro in 4K, su grande schermo, è un privilegio, una meraviglia e un grande viaggio nel tempo. 


Nel 1985 ero troppo piccola per andare al cinema. Ritorno al futuro è stata la scoperta di alcuni anni dopo, quando ho consumato i vhs di tutta la trilogia, fino a conoscere il film a memoria. 


Zemeckis, nei suoi tre film, ha abbracciato i periodi fondanti per gli Stati Uniti e culturalmente iconici per il mondo intero: gli anni Ottanta - certo, erano il presente mentre si girava: ma gli anni Ottanta, già futuristici e bizzarri all’epoca, furono e sono un periodo quasi mitologico; gli anni Cinquanta del primo film; il selvaggio west (frontiera americana e frontiera di tanto epico cinema) del terzo film; un futuro distopico, per certi aspetti ancora lontano (le auto volanti purtroppo non sono ancora arrivate!) per altri già presente, nel secondo film. Le epoche ci sono, i generi cinematografici pure. L’esperimento è quello di mescolare elementi di epoche passate in una sola circostanza spazio-temporale: i jeans Levi’s negli anni Cinquanta, il rock di Chuck Berry suonato con un’energia sconfinata ben prima che il pezzo risuonasse davvero, un’auto inseguita da cavalli e indiani nell’Ottocento. 

A questo si mescola la storia di Marty, che fa parte di una genealogia di ragazzi tutti uguali, fisicamente e caratterialmente, che affrontano le diverse epoche con lo stesso spirito. Ma Marty ha qualcosa in più dalla sua parte: la conoscenza del passato, del presente e dei futuri che si modificano in base alle sue azioni. Foto che sbiadiscono, aspetti che cambiano, distorsioni temporali: sono tutti gli elementi che a un ingenuo, fumino e un po’ farfallone Marty danno la possibilità di capire, cambiare, evolvere. E la storia da raccontare è sempre la stessa: quella di chi lotta per sopravvivere in un mondo di maleducati e beceri, di bulli e violenti, che meriterebbero di finire sempre in un carro di letame. La storia è quella di chi lotta per sopravvivere e avere una vita serena, senza essere un supereroe. E noi nati negli anni Ottanta e cresciuti in un mondo spesso ostile inseguiamo ben volentieri il mito della serenità.


In fondo, Ritorno al futuro non è che un romanzo di formazione in perfetto stile anni Ottanta, in cui un po’ di sano genere hollywoodiano, un po’ di mistero ottobrino in vista di Halloween e un po’ l’elemento affascinante e inconoscibile del tempo che si comprime, riduce, espande e modifica creano un film unico, un vero caposaldo generazionale. Un’icona che va oltre il tempo. 

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