Orecchini

 L’arte è piena di ritratti di donne; e spesso le protagoniste dei dipinti sono riccamente abbigliate e variamente ingioiellate. La più famosa è forse La ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer; ma quante dame e nobildonne quattrocentesche - e non solo - si sono fatte ritrarre risplendenti di ori e gemme preziose. 

Ogni orecchino è indice di una certa personalità e sa raccontare qualcosa della donna che lo porta. Nei ritratti è pertanto fondamentale. 

È fondamentale per ogni donna, credo. Dentro e fuori dell’arte. 

Gli orecchini sono una cornice al volto e, contestualmente, un racconto di cosa si è. Non un racconto completo: una sorta di spia del proprio carattere. 


Io non ho orecchini molto vistosi, ma per me sono imprescindibili. Li porto sempre, mi fisso con un modello per lunghi periodi, quasi diventano un’estensione del mio corpo. Ma ci devono essere, sempre. Sono così tanto con me che a volte nemmeno li vedo, guardandomi allo specchio.


Ma ho un’eccezione. Un paio di orecchini enormi, rossi, due grandi sfere di velluto attaccate al gancetto. È un’eccezione che mi rappresenta bene: perché sono così, sono rossa e ingombrante dentro, ma non lo voglio far vedere, se non rare, rarissime volte e solo per esigenze che rasentano l’emergenza. Sono orecchini speciali. Perché li ha cuciti la mia peste assieme alle sue preziose maestre: e forse quegli orecchini rossi e focosi, quella parte così sanguigna e agitata di me, non è altro che chi quegli orecchini me li ha regalati. Il mio gioiello più prezioso, più grande e più vistoso. 

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