La linea della Bellezza




A differenza dei capelli lisci, il riccio si avvita su se stesso e si intreccia alle altre ciocche. Perdersi in un ginepraio di boccoli è un’esperienza metafisica. Non capisci come sia possibile che una testa possa partorire tanto movimento. 


Il boccolo possiede la struttura della spirale.

William Hogart, nel Diciottesimo secolo, scrive un saggio che si intitola Line of Beauty e individua proprio nella spirale logaritmica la linea della bellezza: uno schema, una struttura che si avvita su se stessa, senza inizio né fine, ma in perpetuo rigenerarsi, che è posseduta da tutte le cose belle. Le cose belle, per Hogart, sono tanto le forme a spirale delle lumache quanto la contorsione dei corpi di Michelangelo. Ejzenstejn, nel Novecento, allarga il discorso e individua la spirale - o più genericamente la linea ondulata - in tutto ciò che è vita: sia la natura che l’arte sono caratterizzate dalla spirale, soprattutto laddove esprimono forza, rigenerazione, vita. 

Le belle coste che affacciano sul mare sono quelle sinuose; sinuose sono le volute della conchiglia, del capitello ionico, del labirinto del Minotauro; un movimento sinuoso è quello di una storia ben raccontata e ben montata. Ma sinuosi sono anche il labirinto dell’orecchio umano, la forma del bacino umano. La forma dell’utero. 


Nella spirale c’è quindi bellezza, forza, vita. E in tutto ciò che è spiraliforme compaiono bellezza, forza e vita. 


A quattro anni di distanza, mi chiedo ancora come abbia fatto a produrre tanti ricci in un piccolo essere umano. E, assieme ai ricci, tutta questa bellezza, questa forza travolgente, questa vita così incredibile che nemmeno il più geniale degli artisti sarebbe stato in grado di ricreare. 

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