Miracolo
Sono da sempre convinta che ogni cosa accada per un motivo. Che il caso non esiste. E che, anche laddove tutto sembra casuale e maledettamente entropico, ci sia dietro in realtà un disegno che mi sforzo di leggere. Passo il tempo a decifrare. A capire. A tirare frecce, a leggere legami. Forse, semplicemente, ho studiato troppa semiotica e ho analizzato troppe opere d’arte e cerco di interpretare allo stesso modo le cose della vita, per non arrendermi all’idea che, in realtà, è tutto davvero caotico e casuale.
A volte, basta spostare un segno, una u (o la esse, come volete) per far diventare ciò che è casuale in qualcosa di causale. E mi dico: allora è vero che questo è accaduto perché poi avvenisse quest’altro! È tutta questione di segni, in fondo. E di saperli leggere.
Voglio cullarmi in questo pensiero, per non pensare di essere in balia del caos.
Come questo dipinto di Kandinskij. Sembra un’accozzaglia di colori e linee nere. Qualcosa privo di senso. Il puro caos. Invece, se andiamo a osservare bene, nel suo primo acquerello astratto, l’artista bilancia i colori e le loro posizioni in modo preciso: sembrano casuali, ma non lo sono e tra loro sono in relazione.
Pensiamo di essere di fronte all’ammasso informe di macchie casuali, eppure stiamo assistendo al farsi stesso del quadro, alla genesi del colore e della vita. Qualcosa che non muore mai, ma che si relaziona, si tende, si associa. Un vero e proprio miracolo.
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