Libri che stimolano la fantasia e Richard Scarry sempre nel cuore



Se dovessi tornare indietro, all’origine del mio amore per le storie e i libri e i film, dovrei approdare allo scaffale della mia infanzia.
È lo scaffale dove ancora oggi tengo impilati i libricini per bambini. In particolare conservo con tanta emozione alcuni piccoli, dolcissimi libri illustrati di Richard Scarry.
Su quei libri ho letteralmente inventato storie. Ricordo che c’era una famiglia di gatti, gatti che facevano le cose degli uomini, e avevano una meravigliosa casetta su due piani, proprio come piaceva a me; il papà infilava giacca e cravatta e montava su un’adorabile automobile per andare al lavoro; la mamma preparava colazioni meravigliose, su una tavola ricchissima. I bimbi giocavano, combinavano guai: si andava tutti assieme al mercato, in piscina, si passeggiava per le strade e si innaffiava l’orto.

Ricordo che ogni pagina - a tema, “piscina “, “traffico”, “casa”, “vivaio" - si riempiva dei nomi degli oggetti: tuttavia la mia passione non era riconoscere gli oggetti e indicarli con il nome esatto. In realtà, a me, piaceva seguire la vita calorosamente familiare di quei gattini antropomorfizzati e dei loro amici: amavo concentrarmi sui dettagli delle camere da letto, delle scale scricchiolanti in legno, dei fornelli su cui sfrigolavano uova e bacon, del brum brum delle auto e della scelta degli ortaggi al supermercato. Sentivo il profumo degli oggetti, mi ritrovavo in quei luoghi: e all’improvviso, nella mia testa, partivano dialoghi infiniti, ogni giorno diversi, tra mamma e papà gatto, tra i loro cuccioli combina guai e un piccolo, simpatico serpentello. In breve le pagine diventavano gli scenari per le mie storie, tutte storie piene di parole, ma che si producevano solo nella mia mente. Probabilmente, chi mi vedeva da fuori poteva osservare una bambina seduta di fronte a pagine cartonate coloratissime starsene in silenzio per ore. Ma io, con gli occhi sgranati, facevo avanti e indietro con le pagine, spostando i miei personaggi di scenario in scenario e donando loro storie ordinarie ma bellissime. 
Con il tempo ho portato tra quelle pagine anche piccoli pupazzi, che sdraiavo sui letti di carta o che facevo sedere sulle sedie di fronte a tazze di caffè fumante. I miei personaggi crescevano e si facevano sempre più presenti, materiali.

Ho avuto anche altri libri, un enorme libro illustrato che sul retro copertina aveva una meravigliosa casa su cinque piani, ricchissima di particolari, che era diventata un altro tassello dei miei scenari quotidiani; i libricini sulla fattoria e sui signori Bianchi e Rossi, nei quali mi perdevo alla ricerca di fette di torta, lenzuoli stropicciati, giocattoli lasciati alla rinfusa e che erano il dettaglio che permetteva alla mia fantasia di scatenarsi: quella torta piacerà a tutti? Quando e perché è stata cucinata? E quando rifaranno i letti? 
Ho avuto poi - e ho tutt’ora, intendiamoci - anche meravigliosi libri di fiabe illustrate. Imparate a memoria le parole, mi sono poi concentrata sui disegni, bellissimi, e ai personaggi disegnati ho iniziato a dare io la voce per ampliare le loro storie oltre la canonica fine. 

Acquisendo sempre più consapevolezza e competenze, ho trasformato queste storie solo mentali, basate su disegni già esistenti, in storie tutte mie, inventate di sana pianta: dal leggere al voler fare il passo è breve. La base - credo - è sempre l’immagine che si ha in mente. Che poi quell’immagine prenda le forme di parole, righe e margini o di segni colorati poco importa: l’importante è che quell’immagine venga restituita con trasporto ed emozione nella mente di chi legge o guarda. 
Penso che la fantasia funzioni così: e che libri come quelli che ho avuto io siano fondamentali per stimolare un qualsiasi tipo di creatività nei bambini. 


E non solo: per me quelle pagine rappresentavano e rappresentano ancora oggi un piccolo angolo protetto, in cui tutto era ed è perfetto, a misura. Oggi cerco di trasferire quegli angoli su carta negli angoli di casa e famiglia che vivo quotidianamente. Perché dovrebbe essere tutto uno scambio continuo: trovare casa nella fantasia e vivere con fantasia la quotidianità della propria casa. 

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