Calendario dell’Avvento #14 - COCO


Ieri mio nonno ha compiuto 100 anni. Forse è d’obbligo il condizionale: ieri mio nonno avrebbe compiuto 100 anni, perché mio nonno è passato dall’altra parte ormai da undici anni. Eppure mi sembra giusto usare il presente: chi è nato in un determinato giorno, pur non essendoci più, continua la sua esistenza da quel giorno in avanti: la continua in diverse forme o in diversi luoghi, che sia l’aldilà o il ricordo dei propri cari. 
Ho sempre avuto la tendenza a sentire qui con me chi non c’è più. Una presenza forte, che diventa pesante come un macigno ogni volta che quelle anime vengono rievocate
con una parola o anche solo con un oggetto o con un semplice, tacito ricordo. Insomma: la malinconia si fa forte, perché non puoi toccarli o abbracciarli e non puoi sentire la loro voce, ma dall’altro lato so che ci sono: e che magari, con segni che non sappiamo leggere bene o che leggiamo a caso, vogliono dirci qualcosa. Vogliono farci trovare il senso di qualcosa. 

È per tutto questo che, quando ho visto il film Coco, sono rimasta ammaliata: da una cultura lontana da un noi un oceano, ma allo stesso tempo così emotivamente vicina. La differenza però sta in una certa gioia con cui i messicani pensano ai morti: la festa che preparano, la musica, i colori, il cibo, i disegni e le sculture dei teschi fanno pensare a un divertimento condiviso, perché è solo tramite la spensieratezza che i morti possono ritornare a casa per un giorno e godere della propria famiglia. Dall’aldilà i nostri cari vorrebbero forse vederci tristi e depressi? Se ci hanno voluto davvero bene, non credo proprio: e anche noi dovremmo immaginare chi non c’è più come qualcuno che ha smesso di soffrire e che respira a pieni polmoni le cose belle. Ma c’è di più; Coco non solo sottolinea l’aspetto festoso del giorno dei morti in Messico. Sottolinea anche il ricordo, fondamentale per tenere in vita chi non c’è più. Finché la foto di un defunto è esposta sull’ofrenda, finché semplicemente chi non c’è più è ricordato, allora lo si tiene in vita. Non ci sarà magari fisicamente, ma la su anima, il suo spirito, l’aura che ha lasciato nel mondo esistono ancora. Se tutti dimenticano, muore definitivamente chi è già morto fisicamente. E allora propongo di trovare il film nel calendario dell’avvento e di vederlo prima di Natale: perché sono sicura che seduti al tavolo con noi, durante le feste, ci sono anche coloro che “mancano”. Non li vediamo, ma li ricordiamo bene.

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