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“Mamma, tu dormi, riposati, ci sono io accanto a te” Non saprei spiegare quanto questa frase concettualmente rovesciata, quasi innaturale, sia così piena di significato. C’è la peste accanto, che io dorma o mangi o lavori o guardi un film. E il valore della parola accanto è immenso. C’è dentro un’origine di canto inteso come il canto che si intona. Dal canto mio. Da ciò che canto, da ciò che penso deriva questo. Ad cantum. Ad più accusativo, complemento di moto a luogo: io vengo verso dove canti tu. Dove sei tu. Cantiamo assieme. Siamo un solo suono, un canto all’unisono. Poco dopo la mia peste si siede alla scrivania e inizia a cantare. Un canto che inventa lei, non è italiano, non è inglese, è solo il suo linguaggio. Non seguo una parola, però lo comprendo. È il suo canto accanto a me, diverso e vicino, due strade in una. 

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