L'esercizio della rabbia
Prendi una penna nera, afferrala con tutta la forza che hai. Osserva la punta e in quella punta fai confluire tutto ciò che ti fa arrabbiare. Che ti delude. Che ti butta giù. Che ti mortifica. Che proprio non sopporti. Che ti intristisce. Che ti rivolta così tanto i sentimenti da farti dubitare di te stesso e di cosa sei. Incanala tutto questo e tutto quello che non riesci a esprimere a parole e prendi di mira un povero, malcapitato foglio da disegno. Come fossero fulmini scagliati dal cielo, scarabocchia con violenza il foglio - attenzione solo a non strapparlo. Lascia andare la mente e poi il braccio e poi fa’ che tutto, da tuo, non sia più tuo. Che lo scarabocchio fluisca libero e che la forza dettata dalla rabbia, tutta nel tuo braccio, si sperda languidamente.
Ora fermati. Chiudi gli occhi. Riprendi fiato. Fai un bel respiro. La rabbia non è più tua, è solo uno scarabocchio su quel foglio. Ora apri gli occhi e guardalo - lo scarabocchio. Osservane le estremità e i punti di forza, gli spazi bianchi e quelli neri.
Adesso è il momento.
Chiudi tutte le estremità dello scarabocchio. Unisci i fili rimasti penzolanti a mezz’aria. Crea vuoti bianchi, anfratti calmi e chiusi in loro stessi. Prendi i colori. Riempi il bianco di colori.
Adesso osserva.
C’è un grande rosone colorato davanti a te. I colori scintillano. E dalla tua rabbia è nato qualcosa di bello.
“L’arte non nasce mai dalla felicità”, scrive Palahniuk. Forse è così. Forse no. Intanto, cominciamo a trasformare le cose.
Commenti