FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA - Love for life
Anno: 2011 - Genere:
Drammatico - Nazionalità: Cina - Regia: Gu Changwei
Love for life è un film
sulle prime inclassificabile. Ma ai titoli di coda ci si rende
perfettamente conto che ancora una volta il cinema del Far East ha
colpito nel segno, narrando con modalità inconfondibili e allo
stesso tempo originali una storia d'amore dai toni insieme comici e
tragici.
Siamo in un villaggio
sperduto tra le montagne cinesi, dove è diffusa la pratica di
vendere il proprio sangue: ma in breve il commercio risulta fatale
alla piccola comunità, perché tutti contraggono l'AIDS. I
concittadini cominciano a morire e a cadere a terra come sassi.
Quando si scopre che nessuna cura può aiutarli, gli abitanti malati
del villaggio decidono di trasferirsi a vivere nella scuola
abbandonata della comunità. Si crea una piccola comune, una sorta di
lazzaretto per appestati, ma un lazzaretto che sarebbe giusto
definire folle. Iniziano ad accadere fatti strani, i malati si rubano
le cose gli uni con gli altri e sviluppano una sorta di strana pazzia
che induce lo spettatore a ridere.
Tra i malati spicca il
bel Dayi: non ha neppure trent'anni e sa di essere condannato.
Tuttavia prende le cose apparentemente molto bene e il suo unico
scopo è quello di godersi tutto ciò che ha: perché ogni giorno
conta. Dayi si innamora di Quinquin (una bella e ormai matura Zhang
Ziyi), anche lei ammalata. I due decidono di sfidare il loro conto
alla rovescia amandosi. E amarsi vuol dire andare contro l'intera
comunità e le regole della morale; Quinqin e Dayi sono entrambi
sposati con partner che hanno visto nell'AIDS la scusa per
allontanarsi dai rispettivi coniugi.
Tutto il film ha un tono
sui generis, paradossale, ai limiti del comico: lo si evince già dal
fatto che la storia è narrata da un bimbo che muore nel giro dei
primi due minuti del film, un piccolo fantasma che non dà alcuna
importanza alla sua condizione. Sulle prime non si prova affatto
angoscia. Sono numerose le sequenze che sfiorano la gag, continue le
battute sarcastiche che tutti gli ammalati fanno sul proprio destino,
così come è un sesso simpatico quello che fanno in continuazione
Dayi e Quinquin. Alcuni abitanti del villaggio, vedendo la bella
Quinquin, cominciano addirittura a desiderare di essere ammalati per
stare con lei e per sostituire a letto Dayi... Che ora, anche se
malato, riesce a farlo addirittura due volte per notte!
Insomma, non si risparmia
sulle risate.
Ma gli ultimi dieci
minuti di film sono quelli cruciali. Il registro muta. Si passa dalla
commedia ad una composta disperazione. E proprio questa compostezza
dà al film e alla storia d'amore narrata i toni di una tragedia
greca. Le modalità stesse con cui i due amanti alla fine si amano e sanciscono l'eternità del loro amore colpiscono lo
spettatore nel profondo, portandolo alla sofferenza e a intraprendere
la strada per una possibile catarsi. La sequenza finale, oltre che
geniale, ha toni altamente lirici, si intuisce la tragedia, il
dramma, ma nulla è reso esagerato: c'è solo l'incontro di due corpi
ammalati ma vivi d'amore che cercano di scambiarsi vita finché
possono, lei col freddo, lui col caldo, in una perfetta
rappresentazione visiva dello yin e yang.
Se si comincia con il
riso, si finisce con le lacrime. Ma non tutto è perduto, perché
l'insegnamento passa chiaramente agli occhi degli spettatori:
pensando alla fine, l'uomo vive più intensamente e lo fa dando
importanza a ciò che davvero ama, con passione e dedizione.
È d'obbligo un'ulteriore
riflessione su ciò che è l'amore per gli orientali. Un film che fa
ridere termina tragicamente. Perché l'amore è così pregno di
sofferenza? Se andiamo a scavare in qualunque film che abbia come nucleo una
storia d'amore in Cina, Corea o Giappone, ci
accorgiamo che non sempre sono rose e fiori. Per rimanere in Cina,
penso all'amore tragico che corre su una lama di Spada Spezzata e Neve che Vola in
Hero. Per continuare con Yimou, La strada verso casa teneva
sempre distanti i due amanti, sia narrativamente che registicamente.
Pensiamo a Ferro-3, dove l'amore alla fine è sancito, ma a quale
costo! E si potrebbero portare innumerevoli altri esempi.
Tuttavia la tragedia
amorosa del Far East non è una tragedia in stile Signora delle
Camelie. Gli amanti, solitamente, pur lontani, pur tra le avversità,
riescono a trovare un destino comune, che sia il solo pensiero o
l'eternità della fine. In questo aspetto la sofferenza che suscitano
tali storie non è mai fine a se stessa ma sempre catartica, appunto,
con un preciso insegnamento e con un messaggio di coraggio e forza
amorosa che raramente è visibile in altri contesti.
Love for life è un film
consigliatissimo, abbellito da nebbiose panoramiche sullo
sterminato mondo montano e naturale cinese e dal rosso che invade ogni cosa, rosso sangue, rosso amore, rosso vita.
Commenti
Grazie per il tuo commento, carissima!!
(((CINEMAeVIAGGI)))
Non sapevo che il regista di Love for Life avesse lavorato alla fotografia di Zhang Yimou. Effettivamente qualche somiglianza c'è con alcuni film del Maestro.
Love for life mi è piaciuto molto, è un po' particolare, ma te lo consiglio!
io adoro il cinema orientale e i film particolari, un po' ricercati :) grazie della segnalazione :)