The Dark Knight Rises
Anno: 2012 - Nazionalità: USA - Genere: Azione - Regia: Christopher Nolan
Una vendetta, un passato
lontano, una città apparentemente pulita, ma che brucia e si agita
sin dalle fogne, un'irrequietezza nascosta sotto la calma delle
falsità e un eroe recluso, chiuso nel suo dolore, storpio, asociale,
sfiduciato.
È questa la base
interessantissima del capitolo che chiude la trilogia di Nolan
dedicata al Cavaliere Oscuro. Qualche piccola cosa sfugge dalla
sceneggiatura, rendendola poco meno che perfetta: ma si tratta
davvero di inezie. The Dark Knight Rises è il migliore dei tre film,
poiché raggiunge un equilibrio eccellente tra i temi trattati, il
crescendo di emozioni e una regia sapiente. Il risultato è un film
che emoziona - cosa che non sempre è riuscita agli altri due film -
e che non annoia pur durando due ore e quarantacinque minuti.
Christian Bale regge
molto bene il ruolo di un uomo tormentato che trova le forze per
rinascere. Di grandissimo impatto il modo in cui la rinascita trova
espressione nell'immagine: sconfitto in una prima battaglia contro
Bane, Batman viene gravemente ferito alla schiena e gettato in fondo
ad un pozzo, un luogo che ricorda la prigione del Tartaro. Da qui non
si può scappare, ma i reclusi possono vedere l'uscita e la luce,
un'irraggiungibile apertura verso la libertà: la speranza e la
disperazione assieme. In una serie di sequenze molto oniriche e quasi
intimiste, Nolan costruisce il rapporto tra morte e vita, dal cui
scontro nasce l'intreccio tra paura e sopravvivenza. La scenografia
si fa metafora e lo spettatore, immobile nella poltrona, si
identifica con l'immobilità di Bruce Wayne e desidera raggiungere la
luce. È questa la sequenza in cui la recitazione di Bale cambia
radicalmente e in cui l'attore sorregge in maniera molto buona il
cambiamento interiore di Bruce Wayne.
Bane è l'uomo che
indossa una maschera orribile: sotto, un irriconoscibile e bravissimo
Tom Hardy. Bravissimo perché il personaggio di Bane non si riduce
all'inespressività della maschera. Anzi, Hardy - che già ha
dimostrato grandi doti recitative in Bronson di Refn - nonostante la
maschera fa trapelare un personaggio ben costruito: dapprima
incarnazione del male assoluto, poi agitatore di folle, poi ancora
rivoluzionario istrionico, infine uomo dagli occhi azzurri carichi di
sentimenti. Bisognerebbe vedere il film con l'audio originale: il
doppiaggio italiano non riesce ad essere esauriente ed è uno dei
grandi limiti della proiezione.
Nolan costruisce scene
magistrali. Fino a metà film, la migliore scena della trilogia
rimaneva quella iniziale del secondo capitolo, con la rapina
architettata dal Joker. Ma a fine film, quella sequenza rischia di
essere scalzata dalla gigantesca macrosequenza della dittatura su
Gotham City. Una delle caratteristiche dei tre film di Nolan su
Batman è l'atmosfera creata: l'atmosfera non scaturisce mai dal
Cavaliere Oscuro ma sempre dal suo nemico. Il risultato è che Gotham
City prende le sembianze ora di Due Facce, ora del Joker, ora di
Bane. Questo permette di creare seria inquietudine nello spettatore,
che vive sulla pelle la mancanza di libertà e il senso di
oppressione. La dittatura di Bane su Gotham crea un ambiente grigio,
lambito prima dai fumi delle esplosioni e poi dal ghiaccio e dalla
neve, espediente geniale per dare alla città la cromia più adatta
alla situazione. Ma il grigio non è solo nel colore dell'ambiente, è
anche nella situazione sospesa che Nolan ha saputo creare: terribili
tribunali giudicanti, caccia all'uomo porta a porta, menti spente,
teste abbassate. Il tutto coperto dalla neve, in un'atmosfera da
quiete prima della tempesta. I ribelli si muovono silenziosi tra
fogne e piccoli passaggi, aspettando il momento buono per far
esplodere il caos. Al climax partecipa la rinascita di
Bale/Wayne/Batman, lasciando lo spettatore di fronte ad un finale
degno di nota.
Nell'ingente mole di film
sui supereroi, questo Batman è uno dei più forti e convincenti. È
vero, i film su catastrofi e salvataggi estremi da parte di
superuomini sono tanti, tantissimi, e non sempre necessari: ma
registrano anche incassi da capogiro, segno che il pubblico sente il
bisogno di questo genere di storie. È chiara la piccola grande
metafora di cui si fanno portatori. Il mondo avrebbe bisogno di un
supereroe. Ma tutti i film sui supereroi battono sullo stesso punto:
dietro la maschera c'è un uomo qualunque che, come gli altri, soffre
e, più degli altri, ha voglia di lottare e rinascere.
Foto di Ron Philips - Warner Bros Entertainment
Commenti
Qui c'è stato indubbiamente un cambiamento che, però, è vero, è venuto tardi, dalla scena della prigione/pozzo in poi. C'è stata una serie di colpi di scena emotivi di grande effetto che hanno alzato le sorti di tutto il film (anche le lacrime finali di Bane mi hanno colpito tantissimo!).
L'ho trovato perfetto.
Ok, direzione del doppiaggio a parte. Quella proprio non si può tollerare. Bane ha una voce inconsistente e una dizione a dir poco pietosa, poi c'è la voce di Morgan Freeman che non è la voce di Morgan Freeman.
E sono state fatte alcune scelte che non condivido, ma non sono né un regista né uno sceneggiatore, quindi la mia opinione al riguardo può anche non essere presa in considerazione.
Ma l'ho comunque trovato perfetto. E qui mi è stata rivolta una consistente obiezione: mancava il Joker.
Lo so, mancava il Joker. Ma Heath Ledger è morto, e anche volendolo non credo si sarebbe potuto fare altrimenti. Non senza evitare di banalizzare la pellicola, secondo me. Perché tra il cast c'è un Joseph Gordon-Levitt che è pressoché identico a Ledger, e appiccicarci un sorriso indemoniato sarebbe stata una scelta forse troppo comoda. Che non avrebbe restituito il risultato sperato.
Il Joker era Heath Ledger, e lui non c'è più. Nolan avrebbe sicuramente fatto le cose in altro modo, se avesse avuto la possibilità di lavorarci ancora. E il film si sarebbe tinto di altre atmosfere, probabilmente più cupe, meno risolutive, più vicine al secondo capitolo. Ma non ci è dato saperlo.
Quindi quando dico che il film mi è sembrato perfetto, mi riferisco al fatto che a volte il dover scendere a compromessi, distanziandoti da progetti e visioni iniziali, ti spinge a commettere errori.
Io qui non ne ho visti.
Anzi, ho visto un film che mi ha letteralmente tenuta incollata allo schermo, che mi ha fatto sperare, sorridere, avere paura, piangere.
E sono questi i film che mi piacciono.
Per tutto il secondo capitolo ho "tifato" per il Joker. C'era poco da fare: Ledger ha surclassato Bale in ogni istante del film, non ci si poteva non identificare col Joker. Quel meraviglioso primo piano finale che Nolan gli dedicò ancora mi mette i brividi. Forse con Ledger sarebbe stato un altro film, questo terzo capitolo. Ma nonostante questo Nolan ha raggiunto un risultato, come dici tu, perfetto. Nulla da dire.
Posso solo criticare il doppiaggio. Stimo moltissimo Santamaria come attore, ma non so se sia la voce più giusta per Bale. E il doppiatore di Bane, be', mi ha lasciata un po'... non saprei dire come... Non capisco quali siano i criteri di scelta dei doppiatori. Ad esempio, si ostinano a doppiare Leonardo Di Caprio con una voce che lo fa sembrare un ragazzino di quindici anni; ma la sua vera voce è profonda e quasi cavernosa: un abisso.