Jane Eyre
Anno: 2011 - Genere: Drammatico - Nazionalità: Regno Unito - Regia: Cary Fukunaga
Jane Eyre, il celeberrimo romanzo di Charlotte Brontë, diventa un film perfettamente riuscito nella forma e nei contenuti, abbellito da un cast stellare che vede protagonisti Michael Fassbender (300, Bastardi Senza Gloria e nel 2011 interprete di X-Men, A Dangerous Method, Shame), Jamie Bell (quest'anno al cinema già con The Eagle), Judi Dench e la giovane Mia Wasikowska.
Jane Eyre può essere
catalogato come romanzo "femminile". In realtà si tratta
di una storia che parte dal particolare e che ha la capacità di
divenire incredibilmente universale - tanto che sopravvive ai secoli
e Charlotte Brontë sembra essere immortale.
Jane Eyre è una giovane
governante "con una triste storia", perché "tutte le
governanti ne hanno una". Jane ha sofferto, vittima dei soprusi
del cugino, cacciata dalla zia malvagia e maltrattata nel collegio di
Lowood, dove incontra e perde la sua migliore amica. Ma Jane ha anche
sempre saputo risollevarsi, forte delle proprie convinzioni e dei
propri sogni, perseguendo, in quanto donna, una libertà per nulla
facile e scontata. Jane è una ragazza esteriormente composta e
pacata, ma dentro di lei brucia l'intelligenza, il ragionamento, il
discorso sagace, la passione artistica. Il suo barcamenarsi tra un
aspetto fragile e un temperamento focoso esplode quando giunge a
Thornfield, di proprietà del signor Edward Rochester, dove Jane
dovrà fare da precettrice ad Adele, la pupilla del padrone.
Ma il mestiere di
precettrice diventa il pretesto per un continuo confronto con il
signor Rochester, uomo brusco, irascibile, devastato da una
inconfessabile ferita del passato. Tra i due nasce l'amore -
inevitabilmente - ma non nasce secondo le modalità dell'etichetta. I
due si amano perché si sono scrutati dentro e hanno osservato
reciprocamente le proprie anime: Jane non scende a compromessi e
Edward è passionale e focoso.
Rochester vede in Jane
qualcosa di puro, unico - la ragazza piena di sentimenti che non cede
a niente se non alla propria volontà di donna, diversissima da tutte
le meschine dame inglesi, pigre bamboline adagiate sulle loro
ricchezze.
La storia - nel libro e
nel film - prosegue per risvolti tragici e barlumi, luminescenze che
danno speranza non solo alla piccola Jane ma a tutto quel pubblico,
maschile e femminile, che voglia identificarsi in questo immenso
personaggio.
Il film si sviluppa
seguendo passo passo il romanzo e interpretandolo alla perfezione. Da
tale interpretazione esce un'opera filmica che racchiude in sé il
gotico (ma già il romanzo è profondamente gotico, se lo si analizza
bene), il romanzo di formazione e a tratti l'horror.
Questi tre elementi
emergono di sicuro dalla sceneggiatura ma soprattutto dalla
fotografia. È nella resa iconografica che il film dimostra di essere riuscito. Sembra di stare di fronte ad un quadro di Friedrich. La
natura si piega ai sentimenti umani, proprio come quella de I dolori
del giovane Werther. Gli alberi sembrano rovi aggrovigliati, immersi
in un grigio piombo, grigio nebbioso, mentre sfumature di nero
emergono quando il sentimento e lo stato d'animo dei personaggi
assumono toni cupi e oscuri. Le ombre sono profondissime, appena
rischiarate da candele rosso fuoco che nascondono misteri
abbaglianti.
La natura assume tratti beige, marrone e ocra
punteggiati da un verde scintillante e dallo sbocciare dei fiori,
quando le situazioni si appianano e sembrano risolversi. I personaggi
modificano il loro aspetto esteriore per esprimere la devastazione
delle loro emozioni e delle loro esperienze. Per questo ogni attore
sembra essere stato scelto accuratamente per fisionomia e movenze (vi
rimando all'immagine finale in cui compare Edward, nel suo nuovo
aspetto).
Grazie a questa immensa
cura per il dettaglio fotografico, il film, come è giusto che sia,
parla solo attraverso l'immagine e il romanzo - o meglio - le parole
del romanzo, i contenuti del romanzo, si fanno quadro, colore e
montaggio.
Il grande, grandissimo
pregio di questo Jane Eyre sta appunto nel far sparire le parole, i
perché, le cause e gli effetti spiegati dettagliatamente.
Ejzenstenianamente i
significati e i perché sono affidati a montaggi interni
all'inquadratura e tra inquadrature.
A questo proposito è
bene sottolineare alcune trovate molto interessanti. Ad esempio, il
film non procede in ordine cronologico come il libro. Inizia, invece,
dalla fuga di Jane da Thornfield - in realtà all'inizio noi vediamo
solo una fuga, sarà alla fine del film, quando la prima sequenza
verrà replicata con qualche dettaglio in più, a capire di quale
fuga si tratti. Jane arriva così alla casa del pastore Saint John.
Da qui iniziano flashback, alcuni più lunghi di altri, che non hanno
il compito di spiegare o descrivere, ma di mostrarsi: le immagini
appaiono, semplicemente, affiorano all'improvviso come ricordi
taglienti. Siamo noi spettatori che abbiamo il compito di comprendere
quanto avviene attraverso il montaggio suscitato nella nostra testa
in qualità di attrazione. Nessuno ci spiega nulla, per fortuna. Gli
scarti temporali tra i vari passaggi vanno riempiti dallo spettatore
che, per tutto il film, fantastica.
Così come fantastica
leggendo il libro. Jane Eyre rappresenta tutto il riscatto che una
vita infelice può avere, l'amore, il sogno della propria vita, il
selvaggio e l'istinto che si fanno lucida volontà. Procedendo con la
lettura monta l'emozione. Ugualmente l'emozione cresce nel film, sia
per chi conosce già il libro, provando piacere nel vedere in
movimento passioni irrefrenabili, sia per chi non lo ha letto e cova
il desiderio di sapere come va avanti la storia e quali misteri si
celano dietro le porte e gli arazzi, tra la natura inglobante e
protagonista, tra le mura
diroccate e bruciate di un castello.
Ne esce fuori un'opera
davvero ben fatta. Bazin lo aveva affermato più di cinquant'anni fa
che il cinema, attraverso gli adattamenti cinematografici, è in
grado di mostrare le proprie peculiarità espressive e formali - cioè
proprio attraverso l'interpretazione delle parole e la loro
trasformazione in immagine
Jane Eyre in questo film
emerge come personaggio fortissimo, quello che tutti noi vorremmo
essere. Si lascia attraversare dalle chiacchiere, ne esce ferita ma
indubbiamente rinforzata. Conosce l'amore, e vuole conoscerlo a modo
proprio, non nel comune senso maschile del termine. Procede a briglia
sciolta, sola e con la fermezza di chi vuole esplorare il mondo.
E poi il sogno si
concretizza. "È forse un sogno questo?", si chiede
Rochester nell'ultima battuta del film, e lei risponde: "Allora
svegliatevi".
Il film si interrompe
qui, lasciando in un silenzio immaginifico quei particolari che
Charlotte Brontë dà alla fine del libro sul futuro di Jane e Edward.
Commenti
E.
@Anthea. Grazie per il tuo commento e benvenuta. Sono d'accordo con te, Jane Eyre è un libro dalle mille possibilità... e, in generale, penso che le sorelle Bronte siano state grandi!