Frankenweenie
Ho visto Frankenweenie tredici anni fa circa, quando uscì al cinema. Ne avevo visto anche il cortometraggio (non animato) da cui era poi nato il film d’animazione. Mai avrei pensato, dopo tutto questo tempo, di vederlo sotto una lente diversa. L’ho visto con la mia peste, che invece lo vedeva per la prima volta. Un film che ritenevo molto burtoniano e in parte anche velato di una certa comicità, si è tramutato ai miei occhi in una storia che ha fatto scorrere fiumi di lacrime in tutta casa. L’elemento dell’abbandono, la volontà ferrea di non arrendersi e non dire addio per sempre a una creatura che, seppur animale, si è amato con tutto l’amore del mondo. La volontà di sconfiggere la fine. Quella stessa “fine” di cui abbiamo parlato in Beetlejuice Beetlejuice e che torna in tanto cinema di Burton: non la fine e l’ingresso nell’aldilà, ma il confine tra ciò che non è più e ciò che è, la possibilità di dare una scossa alla vita in nuce, proprio come aveva fatto il dottor Frankestein con la sua creatura.
Ci affascina sempre la storia dei pezzi di cadavere ricuciti e che si animano grazie alla forza
primigenia con cui è nato il mondo: il fulmine. La tempesta, la pioggia, l’acqua, l’elettricità: è con la scarica di un fulmine che la Delorian può viaggiare nel tempo, è con la scarica di un fulmine che il cagnolino può tornare in vita. Zeus scagliava fulmini; nella volta della Sistina Dio separa la luce dal buio. Zavattini scrisse che in principio non fu il Verbo ma lo Sguardo, un battito di ciglia, qualcosa che c’è, un istante dopo non c’è più e poi di nuovo c’è. Il mondo inizia non con le parole, ma con le immagini che prendono forma dalla luce, nella fessura delle palpebre. È quell’istante infinito tra un battito e l’altro del cuore. È ciò che anima il cervello, poi lo mette a riposo, poi gli dà l’idea geniale. L’elettricità è il confine tra il niente e il tutto, così, in un secondo. È ciò che ti coglie di sorpresa, come ci dice il greco ἐπιληψία. La scossa è il principio di tutto, anche quando azzera e, tutto rattoppato, cerchi di ricominciare da capo. È distruzione e poi rinascita.
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