Se chiudo gli occhi non sono più qui - Festival Internazionale del Film di Roma
Un piccolo resoconto
sulle prime proiezioni seguite al Festival.
Se chiudo gli occhi non
sono più qui, di Vittorio Moroni.
Se si potesse definire il
film con un'immagine, occorrerebbe scegliere una di quelle finali,
fugaci, in cui il regista ci mostra
un'insegnante di fronte ad una classe vuota.
Quale migliore metafora
per raccontare non solo la storia di Kiko, il protagonista, ma quella
di una miriade di giovani e meno
giovani alle prese col nostro tempo?
Kiko è italo-filippino,
è orfano di padre ed è costretto a rinunciare allo studio per
lavorare in cantiere alle dipendenze
del patrigno.
Kiko si pone mille
domande sulla vita e sul destino, supportato da un anziano e
misterioso uomo ma, soprattutto, dal
dolce ricordo del padre. Da suo padre Kiko ha ereditato la passione
per il cielo, per le stelle e
l'infinito. Dall'anziano aiutante, invece, ricava pensieri,
riflessioni e le giuste domande - quelle a cui
nessuno trova risposta. In tutto questo la scuola non c'entra, è
insufficiente o sufficiente solo in
parte: perché un conto è formarsi leggendo da sé, amando i
grandi autori e ricercando in loro
similitudini con la propria vita, un conto è far proprie le fredde domande dei
curricula ministeriali, quelle che
i professori impongono per mettere un voto. Insomma, la scuola serve,
ma la miglior scuola è la vita.
L'elemento interessante
del film - che forse procede troppo per riflessione, rallentando il
ritmo sul finale della storia -
è che non ci troviamo di fronte a uno dei tipici lungometraggi tanto
imbevuti di realtà da annullare
il gusto per la fotografia o la regia. Moroni alterna un registro più
crudo a uno più lirico e sognante: il primo è quello che supporta il mondo reale, doloroso e crudele, il
secondo è quello dei bei ricordi e dei sogni. Su ogni cosa spicca l'interpretazione di Mark Manaloto, l'attore protagonista, qui alla sua prima esperienza: il ragazzo buca lo schermo con una sincerità disarmante, cosa che, spesso, gli attori troppo "costruiti" finiscono per perdere.
Un film in cui molti
adolescenti si sono riconosciuti, tanto che la proiezione è riuscita
ad attirare una platea totalmente
riempita dalle scuole. Presto la mia recensione su Taxi Drivers.
Altra proiezione della
giornata per certi versi folgorante è stata Le streghe di
Zugarramurdi di Alex de la Iglesia. Ma questa
è un'altra storia che racconteremo presto.
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