The Americans - Roma Fiction Fest
Anno: 2013 - Nazionalità: USA - Genere: Spy-story/Storico - Stagioni: Una (in corso) - Episodi: 13 - Ideatore: Joe Weisberg
Elizabeth e Philip
Jennings sono sposati, hanno due figli e vivono in una graziosa
villetta in uno dei quartieri più tranquilli della città.
In realtà, non sono
nulla di tutto questo. Solo i loro figli sembrerebbero reali:
Elizabeth e Philip sono due spie russe trapiantate in America per
abbattere la nazione dalle fondamenta. Siamo nel 1981, Reagan è
appena stato eletto e la Guerra Fredda sembra meno fredda del solito.
Non sappiamo nulla di
Elizabeth e Philip, né il loro vero nome, né da dove vengono. Si
sono soltanto incontrati alla fine del loro addestramento, all'inizio
degli anni Sessanta. Hanno dovuto innamorarsi e si sono sposati, per
dar vita ad una messa in scena perfettamente credibile.
Sono entrambi spietati,
ma pieni d'amore nei confronti dei figli, che nulla sanno della
doppia vita dei genitori. Di giorno, Philip ed Elizabeth accompagnano
Paige e Henry a scuola, di notte si armano e uccidono, rapiscono, si
mettono in contatto con i piani alti del direttorato sovietico.
Tutto sembra filare
liscio fino a che di fronte a loro non si trasferisce un agente
dell'FBI che fa controspionaggio: deve scovare quelle spie russe che
hanno rapito il Capitano Timoshev. E Timoshev giace legato nel cofano
dell'auto di casa Jennings.
La serie ha troppi punti
di contatto con Homeland e, anzi, sembra dichiaratamente ispirarsi ad
essa, sia per la storia di spionaggio che per alcune scene (come la
sequenza in cui i coniugi Jennings fanno sesso in auto, in maniera molto simile a Carrie e Brody durante la prima stagione). Mentre Homeland analizza
il nemico attuale degli USA, The Americans fa un salto indietro nel
tempo di oltre trent'anni e analizza i nemici storici degli
americani, i russi, i comunisti e i socialisti. Se Homeland cerca di comprendere sia le ragioni degli Stati Uniti che le ragioni "nemiche",
The Americans si identifica solo - almeno per il momento - con le spie
sovietiche.
The Americans, nonostante
una prima sequenza molto movimentata, parte in sordina e inizia a
convincere solo a metà del pilot. È a questo punto che la storia
comincia a ingranare e a coinvolgere molto di più lo spettatore. Il
problema della serie, essenzialmente, è il rivolgersi ad un passato
che i ventenni di oggi (cioè i principali fruitori di serie tv) ignorano e nel quale potrebbero identificarsi
poco. Inoltre, la trama risulta molto complessa, nulla a che vedere
con Homeland che, nonostante la storia intricata, riesce a tenere
incollati allo schermo.
Il punto di forza di The
Americans, semmai, è l'atmosfera intimista che si respira tra le
mura domestiche delle due spie. Non c'è molta azione, a parte la
prima sequenza. Tutta la puntata si muove tra flashback tormentati,
pensieri e riflessioni seriose dei due protagonisti che, sulle prime,
potrebbero sembrare il Mr e Mrs Smith russi, ma che in realtà sono
molto più complicati e sofferenti.
Lei è gelida, socialista
convinta, apparentemente non innamorata del marito; poi però non
esita a difenderlo e ad addossarsi colpe che non ha; lui appare
talmente innamorato della moglie e dei figli che vorrebbe addirittura
consegnarsi e vivere da borghese americano, abbandonando quella lotta
socialista che gli ha condizionato la vita.
I due attori, Keri Russel
e Matthew Rhys, sono perfetti nella parte, scelti anche per l'aspetto
fisico, caratterizzato da zigomi alti e schiacciati e da occhi di
ghiaccio.
Da sottolineare la
colonna sonora, tutta anni Ottanta: sentire Phil Collins nel bel
mezzo di un omicidio seguito da una scena d'amore tra i due
protagonisti riporta indietro nel tempo in maniera molto efficace.
Il pilot della serie tv
parte in maniera non troppo convincente e si fa via via sempre più
interessante: ma potrebbe esplodere e diventare un successo - seppur
sempre un successo di nicchia. Basta che punti ad una semplificazione
della trama e che continui così nell'analisi psicologica dei due
personaggi.
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