Painting of The Week: Marsia Scorticato (Tiziano Vecellio, 1570-1576)
Se proprio vogliamo
trovare l'origine - non teorica, ma tecnica - dell'Impressionismo o,
meglio, della pittura per macchie, dobbiamo tornare indietro di
almeno trecento anni rispetto alle prime esposizioni dei Macchiaioli
e degli Impressionisti.
Quando si parla di Arte
il viaggio a ritroso nel tempo è veloce e sconcertante. Basta
accostare due opere perché la distanza temporale svanisca di colpo e
si possano notare le analogie e gli studi che il pittore più recente
ha fatto su quello del passato.
In questo caso, basta
accostare il Marsia Scorticato di Tiziano ad un qualunque Monet (e non solo!) sia per
comprendere l'influenza che il pittore veneto ha avuto, in
generale, sulla pittura dell'Ottocento, sia per notare quanto Tiziano, negli anni Settanta del Cinquecento, fosse con tutti e due i piedi nel futuro.
Il Marsia Scorticato (o
la Punizione di Marsia) è un'opera che appartiene all'ultima parte
della vita del Maestro. Anzi, Tiziano lavora a questo dipinto durante
gli ultimi sei anni della sua esistenza. Aveva già superato i
novant'anni. E, dopo una vita passata a sperimentare sul colore e con
le influenze dei Maestri a lui contemporanei (citiamo solo Giorgione
e Raffaello), Tiziano inizia a produrre una serie di opere dai colori
sciolti e infuocati, il primo vero passo verso l'abbandono totale del
disegno e verso l'uso delle macchie - o impressioni - di colore.
Ovviamente, qui Tiziano
non vuole raggiungere la verità ottica degli Impressionisti, né è
suo l'intento di restituire il preciso incontro di
occhio, luce e atmosfera. Semmai, Tiziano raggiunge questo vertice -
altissimo, sperimentale oltre ogni limite per l'epoca in cui viveva -
dopo una vita passata a fare ricerca sul colore. Non dimentichiamo
che i Maestri veneti furono gli "inventori" di una delle
tre prospettive rinascimentali: oltre quella lineare e aerea, la
prospettiva tonale.
La prospettiva tonale è
essenzialmente un gioco di colori. In altre parole, non è con la
geometria e la griglia prospettica che si raggiunge la profondità.
Solo stratificando le velature e stendendo gradualmente tono su tono, si ottengono volume dei corpi, scansione spaziale e naturale
inserimento dei corpi nello spazio. Con la pittura tonale si era già
compreso - come poi affermeranno gli Impressionisti - che non è
possibile, nella realtà, fare una distinzione netta tra un corpo e
un oggetto. Tutto è inserito armonicamente nello spazio, senza poter
distinguere - specialmente attraverso una linea - tra oggetto e spazio stesso. Il colore è l'unico
elemento che unisce e armonizza e che crea profondità.
Se questa è l'idea molto
generale che si può evincere dal tonalismo, è pur vero che solo
Tiziano ha raggiunto vette forse impraticabili dagli altri artisti a
lui contemporanei. Nel 1570 siamo fuori del "classico" Rinascimento e già dentro il Manierismo, corrente
bistrattata perché considerata puro stile, un gioco pirotecnico di
forme e prospettive impossibili, totale anticlassicismo, anticamera del
Barocco. Tiziano ha una proposta originale, inclassificabile.
Il dolore di Marsia si
evince solo ed esclusivamente dalle pennellate. Tiziano gioca con pochissimi colori (rosso, marrone, punteggiature di giallo). Grazie all'uso di
pennellate divise e grazie all'assenza della linea di contorno,
dall'opera non emergono né la figura, né l'azione: tutto il dipinto
sembra avvolto dalle fiamme. È il fuoco il vero protagonista di
quest'opera, anche se non c'è: e il fuoco significa bruciore e
quindi dolore. Come il fuoco brucia la tela, così il bruciore invade il corpo di Marsia, privato a poco a poco della pelle. Tiziano usa anche dei blu: un'unica striscia di questo
colore viene giù dall'alto passando tra le zampe di Marsia e
arrivando a lambire la schiena di Apollo che scortica. Un refrigerio
per gli occhi, quel colore, ma non per il corpo del sileno che sfidò
il dio della musica.
Tolto il colore, avremmo
un dipinto immobile: Marsia non si ribella, Apollo scortica con una
precisione scientifica sconcertante, quasi stesse dipingendo; gli
altri personaggi guardano la scena senza essere colpiti dall'atrocità
della cosa. In realtà, è il colore ad essere atroce. È la tecnica
pittorica che si fa violenta. Il pennello di Tiziano diventa un'arma
che aggredisce la tela, il soggetto e l'occhio dello spettatore.
Una potenza incredibile,
quella di Tiziano a oltre novant'anni, una potenza pari almeno a
quella di Michelangelo alle prese con la Pietà Rondanini. Tiziano,
nell'ultima parte della sua vita, è ormai la divinità del colore:
lo brucia, lo violenta, infiamma la tela, lo plasma facendone ciò che più desidera. Tiziano fa una rivoluzione, dimostrandosi avanti di
almeno trecento anni.
Commenti
I tuoi post sui dipinti restano i miei preferiti. Ciao e grazie.
A forza di sfogliare pagine di arte ho imparato che nessuno inventa nulla dal niente. Tutti studiano, immagazzinano e rielaborano. E, talvolta, nel fare questo, si rendono protagonisti di una rivoluzione.
Ciao e grazie a te!
Questa opera, come l'ultima Pietà di Michelangelo, è straordinaria perché sembra precorrere i tempi. La scintilla del genio è proprio questa: essere così avanti da proiettarsi nel futuro.
I grandi artisti sono sempre avanti, anche di secoli ;).