James Franco - Festival Internazionale del Film di Roma
Jeans e maglioncino. Non entra da dietro il palco, come era stato predisposto, ma dall'ingresso del pubblico. Insomma, James Franco ti passa a meno di un metro di distanza sparando sorrisi ovunque ed emana aura di normalità e semplicità. Capisci subito che questo è il vero divo, un uomo normale che fa cose straordinarie.
Perché James Franco può essere considerato una persona straordinaria, almeno per ciò per cui lo conosciamo, cioè l'arte. Recitare è solo una delle attività che svolge e, la cosa interessante, è che per parecchi anni, mentre faceva l'attore, privatamente coltivava alcune sue passioni, studiando e aggiornandosi di continuo: l'arte, la letteratura, la performance art.
L'incontro di ieri con James Franco nell'ambito del Festival di Roma era proprio incentrato su questo: il passaggio dal Cinema all'Arte, i punti di contatto e le differenze, il flusso tra le due forme d'espressione.
James Franco in Milk |
E il discorso è stato interessantissimo, meglio di una lezione universitaria. Franco ha presentato al Festival un suo cortometraggio di appena due minuti, Dreams, realizzato con un unico piano sequenza per dare meglio l'idea della dimensione onirica. Nella sua attività di regista, Franco ha lavorato anche con Douglas Gordon. Quest'ultimo, più che un regista è un artista visuale. Tra le sue opere c'è 24 Hours Psycho, in cui il celebre film di Hitchcock è stato rallentato a due fotogrammi al secondo per permettere ad esso di durare un giorno intero. Nel fare il regista Franco ha messo quanto ha studiato e appreso sia dagli studi letterari, sia, soprattutto, dalle sue esperienze come artista e dai contatti con la performance art: in particolare, ha parlato del suo rapporto con Marina Abramovic (che sempre ringrazierò per la sua performance sulla muraglia cinese - mesi di camminata per incontrarsi a metà strada col compagno e performer Ulay e poi dirsi addio). Partendo da Marina Abramovic, James Franco ci ha parlato con grande trasporto della differenza tra l'essere attore sul set e essere artista-performer: il rapporto tra pubblico e privato.
L'attore si dà al pubblico facendo qualcosa di pubblico, mentre il performer dà al pubblico qualcosa di intimo e privato. Un rapporto, quello tra pubblico e privato, che si sana in maniera complessa all'interno dell'artista, ma che diventa indispensabile per la ricerca artistica.
James Franco in 127 hours |
L'attore si dà al pubblico facendo qualcosa di pubblico, mentre il performer dà al pubblico qualcosa di intimo e privato. Un rapporto, quello tra pubblico e privato, che si sana in maniera complessa all'interno dell'artista, ma che diventa indispensabile per la ricerca artistica.
James Franco ha inoltre parlato del modo in cui si prepara per recitare, del processo quasi maniacale con cui entra nel personaggio, specie se questo è realmente esistito. Lo studia sempre come fosse il protagonista, anche se il ruolo è marginale. Per mesi vive quasi come lui o inseguendo le sue tracce, pensa e mangia come il suo personaggio: e accetta la parte solo se è realmente convinto, per non frenarsi nella recitazione. Molto bello il racconto della preparazione di Scott Smith, amante di Milk nell'omonimo film con Sean Penn, girato da Gus Van Sant.
James Franco nel mio smartphone |
E poi, Franco si è alzato e, come se niente fosse, ha iniziato a firmare autografi. E ne avrebbe firmati altri, se la sicurezza non lo avesse preso e fatto sparire in men che non si dica dietro una tenda nera. Ancora quell'aura di normalità, quella che può emanare un attore e artista straordinario, semplice e sincero.
Commenti
@Maria: James Franco è davvero straordinario. Semplice e straordinario. Un abbraccio!