Tim Burton: il 2012 con "Frankenweenie" e "Dark Shadows"
Tim Burton regalerà un 2012 succulento a tutti coloro che, dei suoi film, hanno fatto uno stile e una ragione di vita.
Con Frankenweenie il regista tornerà a far vivere lo stop-motion, affiancato all'ormai onnipresente 3D. Il film è il remake di uno dei primi cortometraggi di Burton, girato nel 1984 con attori in carne ed ossa: la storia è quella di un bimbo che, per riportare in vita il cagnolino prematuramente scomparso, si cala nei panni del dottor Frankenstein. È uno dei pochi film di Burton in cui il lieto fine è stato davvero lieto e in cui non si avvertiva troppa sofferenza.
Il lungometraggio in stop-motion e con un drammatico, misterioso e fortemente espressionistico bianco e nero, fa già intendere - almeno dalle prime foto di scena - una maggiore e ovvia maturità nel trattare il tema del cagnolino ricucito e riportato in vita. Il disegno del bimbo protagonista molto ricorda quello di Vincent, uno dei primi cortometraggi in stop-motion di Burton, vero capolavoro visivo-musicale-lirico in cui risiede tutta la poetica, passata e futura, del regista.
Per Frankeweenie bisognerà aspettare, dato che il film uscirà negli Stati Uniti il 5 ottobre 2012. Nonostante questo, in Italia è già stato rilasciato il teaser trailer.
L'uscita di Dark Shadows, invece, è imminente: sia negli USA che in Italia il film sarà disponibile il prossimo undici maggio. Per Dark Shadows Burton si è ispirato all'omonima serie televisiva che ha segnato la sua adolescenza. Dan Curtis, negli anni Sessanta, aveva immaginato una serie televisiva horror, le cui vicende ruotavano attorno ad una combriccola di vampiri, zombie e lupi mannari.
Burton crea una famiglia vampiresca capeggiata dal solito istrionico attore-feticcio Johnny Depp. Ciò che colpisce sono le dichiarazioni che Burton sta rilasciando in questi giorni a proposito del film: lo ha definito un horror, un film gotico e dark, ma anche melodrammatico e in stile soap opera. Per Burton questo sembra essere un film importantissimo, sia perché affonda le radici nel suo background culturale, sia perché, come ha detto lui stesso, Dark Shadows è un film molto sperimentale. Il tema è sempre il medesimo: la storia è quella di un vampiro che, tra vampiri, si sente inadeguato e fuori posto.
Tale tematica è ricorrente in ogni film di Tim Burton: la solitudine, la diversità, la creatività, l'incomunicabilità, l'incomprensione, il compromesso, l'individuo e la società. Questi i temi trattati, ora in modo leggero, ora in modo drammatico, oscuro o tragico e tutto appare discendere da una causa in particolare: la capacità che i protagonisti hanno di vedere le cose in modo diverso rispetto agli altri; la capacità di vedere altro e oltre, di saper costruire e creare con tanta libertà mentale da dover cadere vittime della gabbia del senso comune. Il cortometraggio Vincent probabilmente è il più esplicativo in tal senso: il bimbo protagonista vive sospeso tra due mondi, la realtà, una trappola, e la sua smodata fantasia, vera libertà. Ma la confusione dei due universi è croce e delizia per chiunque sappia di vivere in un tramite, in bilico, in equilibrio precario tra ciò che si è e ciò che gli altri vedono senza capire a fondo.
Burton ha sempre avuto il merito di trattare tali temi, complessi e profondi, avvalendosi di un linguaggio sì, di genere, ma subito riconoscibile, in grado di diventare facilmente simbolo. Tuttavia, la vera capacità di Burton è quella di rovesciare i significati dei significanti. Di vedere nel segno non l'evidente ma il suo contrario, fino a creare contrasti e ossimori degni di nota: un famoso regista pessimo, una sposa cadavere, un Natale halloweeniano, una carezza tagliente, una libertà che sa, paradossalmente, intrappolare.
La gabbia della libertà mentale e creativa è una condizione comune a molti. E, per questo, diciamo grazie a Tim Burton: per aver detto al mondo ciò che il mondo spesso ignora.
Commenti
;-)
@Elisa: scusami, cara, che intendi quando parli del modello del mio blog? Un abbraccio :)!