Il giovane Montalbano





Il Giovane Montalbano è stata un'intelligente serie televisiva trasmessa dalla Rai. Andata in onda ogni giovedì dal 23 febbraio, ha avuto una durata di sole sei puntate.

Dopo l'immensa fortuna de Il commissario Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti, Il giovane Montalbano poteva essere una scommessa piuttosto difficile da vincere: cambiare gli attori e scardinare la familiarizzazione del pubblico non è cosa facile. Si rischia facilmente il fallimento.

Michele Riondino è stata la scelta più giusta. Attore giovanissimo e con una certa carriera cinematografica alle spalle, è stato in grado di eguagliare Luca Zingaretti senza alcuna difficoltà. Ha saputo rendere omaggio al suo alter ego più grande, riuscendo tuttavia a dar vita ad un'interpretazione personale e convincente.

Sguardo intenso e grandi doti espressive, Riondino ha dato forma ad un commissario giovane, pieno di nodi irrisolti e preda di un carattere molto spesso attratto dalla solitudine, ma in grado di provare vera e propria sim-patia nei confronti degli altri.

È indubbio che la qualità sta innanzitutto nei romanzi di Camilleri. Lo scrittore ha puntato sulla costruzione di un personaggio “tipo”, ma caratterizzato da una serie di varianti che lo hanno reso unico e subito riconoscibile nella massa dei commissari. Montalbano ama il mare, la cucina a base di pesce, il vino buono della sua terra. Montalbano ama anche le persone e possiede una sorta di sesto senso che lo conduce subito a capire di chi deve fidarsi e di chi no. Tuttavia a volte sbaglia. È costretto a ricredersi. Quando si trova di fronte a colpevoli di atroci delitti il suo sguardo si fa cupo, velato di malinconia, carico di rabbia per la bruttezza del mondo. Per questo, spesso, Montalbano non segue così fedelmente le procedure della giustizia e, pur di raggiungere la verità, non esita a modificare le scene del delitto affinché, appunto, giustizia sia fatta e i colpevoli vengano puniti. Montalbano ha una ragazza, Livia, che vive a Boccadasse, ma che non ha mai sposato perché preferisce la solitudine alla vita di coppia. Suo compagno inseparabile è il mare: è sempre forte l'esigenza di osservare la risacca notturna o di fare una nuotata mattutina (invernale o estiva che sia) che tanto ha il sapore di una rinascita - non solo fisica.

La fortuna di Montalbano sta anche nella rappresentazione di una Sicilia, certo, siciliana, ma anche fortemente italiana: impossibile non innamorarsi di questa terra e impossibile non sentirla propria, anche se solo per due ore. Il cibo, l'aria, i luoghi, l'accento diventano subito familiari, sfondi ideali per gialli intricati, stuzzicanti, a volte cerebrali, quasi vecchio stampo, fatti più di ragionamento che d'azione.

Il prodotto televisivo che ne risulta è di altissima qualità, soprattutto a livello formale. L'ultima puntata dedicata a Il giovane Montalbano, intitolata “Sette lunedì”, è stata un mix vincente di paesaggi nostrani, cimiteri, esoterismo, fantasmi del passato. Il tutto condito da una particolare - e sempre apprezzata - cura per la messa in scena (sequenza degna di nota: Montalbano, Augello e Fazio camminano lungo il corridoio buio di un'antica casa. La luce intermittente illumina ritmicamente ora l'uno, ora l'altro, ora l'altro ancora, lasciando al buio due dei tre).

Il giovane Montalbano è la prova che la tv italiana può realizzare prodotti molto buoni. Storie interessanti, messa in scena e regia curate, attori (purtroppo) poco conosciuti e bravissimi. E su questo bisogna insistere: la produzione prima de Il commissario Montalbano e poi de Il giovane Montalbano ha saputo tirare fuori attori italiani molto dotati, magari provenienti dal teatro o dal cinema meno conosciuto e che, molto più di altri, meriterebbero di girare un film dietro l'altro: l'arte della recitazione è fiorente e in salute in Italia. Basta solo farla emergere. Michele Riondino e Alessio Vassallo (ma non dimentico Beniamino Marcone, Sarah Felberbaum, Alessio Piazza e Valentina D'Agostino, abbagliante nella sua interpretazione di Viola nella prima puntata) hanno di sicuro bucato lo schermo, riuscendo a rompere i pregiudizi degli affezionatissimi di Zingaretti e Bocci e a farsi amare dal pubblico.

Quindi, serie tv di qualità e di genere, in Italia, sono possibili. Perché Montalbano non approda anche al cinema?
Ma, nel frattempo, auguriamoci che ci sia una seconda stagione.

Commenti

Elisa ha detto…
Viva il cinema italiano!!!!
Veronica ha detto…
Hai detto la parola giusta, Elisa, Cinema! Perché pur essendo una serie televisiva, questo Montalbano è stato davvero cinema! :)
MemoriaRem ha detto…
Non poteva mancarmi questo tuo post! Scusa per il ritardo con il quale l'ho letto ma questi giorni li ho voluti dedicare un po' più a me, al relax dopo giorni scolastici di puro stress.
Sono senza dubbio d'accordo con quello che dici, con ogni singola parola, sempre messa al posto giusto.
Hai ragione anche quando dici che il cinema italiano sa essere all'altezza della situazione e credo che realizzare un così buon prodotto televisivo in un periodo di crisi come questo sia senza'altro un punto su cui puntare ancora di più.
Che dire dell'ultima puntata, aveva quasi il sapore dell'horror, quando il colpevole leggeva e piangeva allo stesso tempo, ma la fine di un giovane Montalbano geloso che aspetta sotto casa la propria fidanzata è stata la fine più bella che ha incorniciato una serie lodevole!
Scusa per la lunghezza!!
Un abbraccio
Veronica ha detto…
Ciao, carissima, e grazie per il tuo commento! Concordo con tutto ciò che dici. Il finale è stato davvero simpatico: lo spettatore curioso di vedere chi fosse "questo" Simone e Montalbano gelosissimo. Quando fa la parte del geloso, Salvuzzo diventa irresistibile! Un abbraccio anche a te e tanti auguri!
Lara ha detto…
Purtroppo, avendo rifiutato la TV, finisco col perdermi quei pochi gioielli che propongono.
Sono sicura che hai ragione, ma non ho elementi per aggiungere niente al tuo bel post.
Ti lascio invece i miei migliori auguri per una Pasqua gioiosa.
Un abbraccio,
Lara
Veronica ha detto…
Anche io guardo molto poco la tv. Praticamente seguo solo qualche serie tv ben fatta! Grazie per il tuo commento, ti auguro Buona Pasqua.
Vele Ivy ha detto…
Montalbano, oltre ad essere ben sceneggiato e girato, è anche ben recitato. Allora ci sono gli attori bravi in Italia! No, perchè spesso vedo film italiani recitati da cani e mi sento depressa o___O
PS: anch'io adoro Camilleri, dopo un po' che non lo leggo mi sento in astinenza e corro a procurarmi un suo libro!
Veronica ha detto…
Hai ragione, Vele: troppi film sono recitati da cani che vengono fatti passare per grandi attori T_T.
Camilleri mi piace tantissimo, i suoi libri si divorano, ha uno stile inconfondibile!
Carmelo ha detto…
Ciao Veronica, il tuo articolo mi è piaciuto molto e l'ho pubblicato su un documento del gruppo facebook creato dal cast artistico.
http://www.facebook.com/groups/167293000049750/doc/204017133044003/
Veronica ha detto…
Ops... Questa sì che è una sorpresa! Grazie mille!! :)
Anonimo ha detto…
Allora. Il cinema è una cosa una fiction discreta che gode dell'eco di Montalbano e dello scritto di Camilleri è tutta altra roba. Concordo sul fatto che Riondino sia stato bravo, ma citare tra gli attori che meglio hanno interpretato la serie Alessio Piazza (che sembrava una figurazione speciale, anche brutta, diciamo la verità scarso), Alessio Vassallo che del vero Mimì non ha nulla, ma ha fatto solo ammiccamenti e faccette da soap opera, senza dare altro, o la D'Agostino che ha male interpretato un ruolo drammatico, rendendolo finto, caricato di facce e sguardi fuori luogo, senza introspezione piscologica e con movenze fuori luogo (non basta piangere per arrivare al cuore), francamente capisco che chi ha scritto questa pseudo recensione non capisce nulla di cinema. Buon divertimento. A dimenticavo, a parte loa fotogafia solita delle fiction, se lo montava un macellaio i risultati sarebbero stati migliori, ma stiamo a parlare di finezze che in Italia non contano. Saverio Ferri.
Veronica ha detto…
Salve Saverio.
La ringrazio per avermi lasciato il suo commento, che apprezzo molto: mi piace leggere opinioni diverse e aprire il confronto.
Diciamo che i gusti sono gusti.
Ho trovato particolarmente buona questa serie televisiva perché ha avuto il coraggio (assieme a Il Commissario Montalbano) di emergere dal marasma spesso insignificante della serialità televisiva italiana.
Tecnicamente ha realizzato cose molto più complesse rispetto alle solite fiction televisive italiane. Gli attori hanno dato respiro alle loro interpretazioni, evitando di scadere nella solita recitazione sussurrata e piena di parole masticate come spesso avviene nella tv italiana. Ho scritto questo post poiché da sempre, dai tempi dell'università, studio il cinema e la tv esteri e vorrei che anche il cinema e la tv italiani possano vantare film e serie validi, visto che le maestranze buone ci sono in Italia. Certo, si può fare molto di più. Ma vedere una serie come questa (con il virtuosismo della scena che ho citato) in una tv italiana non è poco.
Se poi vuole giudicare la mia conoscenza cinematografica, non si fermi a questo post, ma la invito a esplorare il resto del blog per farsi un'idea più ampia del lavoro che svolgo quotidianamente e non solo su questo sito.
A presto e grazie del commento.
Anonimo ha detto…
Non basta far sentire ciò che si pronuncia per essere dei bravi attori. I presentatori televisivi in questo sono bravissimi, ma non sono attori. ;-) Per il resto, i gusti son gusti, ma la fiction non è nulla di più di tante altre cose viste e riviste. Dialoghi lunghissimi, poco respiro alle inquadrature, niente azione, fotografia nella media delle fiction Rai, recitazione marcata, a volte finta, con attori presi anche in prestito dal cabaret siciliano. Non vedo nulla di Top in questo lavoro. Un saluto. Saverio.
Veronica ha detto…
Da quello che finora ho visto su Montalbano, credo che la produzione voglia proprio giocare sulla creazione di certe macchiette e su una recitazione a tratti molto istrionica e macchiettistica: io ci leggo la volontà di creare il "tipo siciliano" in un mix di comicità e maschera teatrale. Lo dico perché dai romanzi di Camilleri emerge proprio la stessa cosa: molti personaggi sono ben caratterizzati, altri sono macchiette siciliane - secondo me - ben architettate e divertenti.
Mi sono riferita in particoalre agli attori che masticano le parole perché in tv ho notato che la tendenza è quella a recitare trattenendo e mischiando le parole ai sospiri, cosa che non mi piace affatto.

Concordo sul fatto che ci sono stati dialoghi molto lunghi e poca azione, ma Camilleri stesso ha scritto gialli vecchio stampo.

Qualche tempo fa si discuteva sempre su queste pagine con altri lettori del fatto che in Italia manca cinema di genere e che quel poco che c'è (specie l'horror) è apprezzato solo all'estero. Così le sale italiane sono piene solo di commedie. Nella discussione è emerso il nome di Montalbano: e ci siamo chiesti perché non approdasse al cinema, visto che ha margini di sviluppo molto ampi. Ovvio: non si vuole dire che Montalbano è una produzione d'autore, ma che può essere un prodotto in grado di svecchiare il genere del cinema italiano.
Carmelo ha detto…
Ciao Veronica, mi affascina la tua critica perchè molto attenta e d'esperienza, e ho anche apprezzato il rispetto che hai tenuto nei confronti di Saverio, che poco ha lasciato all'opinione e molto alla provocazione irriverente verso la sua diretta interlocutrice e tutto il cast artistico della serie.

Che la serie televisiva possa piacere e non piacere è una verità scontata, affermare invece che l'interpretazione degli attori e il lavoro regista sia di basso livello come fa intendere Saverio credo sia assolutamente inappropriato. Si può accettare che alcune fiction e qualche film del cinema sia fine ad uno spettacolo puerile per un pubblico di massa, così come si può accettare che un'opera artistica molto impegnata possa arrivare a pochi e non a molti, ma se vogliamo fare critica con un minimo di serietà e spirito di osservazione credo si possa condividere l'idea che la serie "Il giovane Montalbano" è ben di più di una comune fiction e meriterebbe prima il cinema e poi televisione.

Ma proviamo a ragionare con ordine.
L'opera di Camilleri non può essere considerata solo un romanzo giallo, c'è molto di più nel racconto di Camilleri: ci sono i personaggi con il loro carattere, la loro personalità, la loro storia, c'è una cultura sociale e personale per ciascun personaggio, c'è una lingua fatta di frasi e di parole che assumono un significato ben preciso e si distinguono dal linguaggio nazionale, c'è un insieme di contesti sociali, dal più misero al più nobile, ma tutti e tutto legati alla storia di un luogo e della sua cultura.

Un luogo che non esiste, Vigata, ma che ritroviamo in ogni città o paese della sicilia affacciata al mare. Una lingua fatti di frasi e parole a volte archaiche o inesistenti, ma radicate nello stile, nella cultura e nella forma del dialetto siciliano. Dei personaggi inventati, caricati in più parti per storia, personalità, linguaggio o cultura, ma non oltre il limite della macchietta, non oltre l'inverosimile, quanto basta per esaltare le peculiarità distintive delle varie personalità del siciliano doc.

Questa è l'opera di Camilleri, non solo il racconto di una storia poliziesca, ma un estratto di personaggi siciliani inventati ma quasi reali, di una società siciliana d'altri tempi, di un'anima passionale, vivace, di un contesto di vita quotidiana a volte esasperato a volte calmo e impassibile. Tutto rigorosamente in stile siciliano, con un susseguirsi di situazioni prima comiche poi drammatiche, di momenti intensi e di altri leggeri, di luci, di profumi, di espressioni dialettali carichi di storia e di significato.
Insomma un opera letteraria di grande valore artistico perchè trova in questa complessa ricostruzione di valori trasversali la capacità di trasmettere a chi ha la sensibilità per recepirle, le tante emozioni nelle più disparate sfumature.
Carmelo ha detto…
Cercare di portare l'opera di Camilleri in tv non diventa quindi la semplice astrazione della storia poliziesca (come è solito fare il cinema "fast-food"), ma un lavoro di ricerca dell'espressione estetica che meglio può rappresentare l'opera.

Questa è stata la sfida vera che il regista Taverelli, Riondino, gli sceneggiatori e tutto il cast artistico e tecnico hanno dovuto affrontare. Inoltre, quanto la lingua doveva essere coperto dal dialetto? Troppo poco dialetto avrebbe svilito l'essenza della sicilianità dell'opera, ma troppo dialetto avrebbe reso difficile la comprensione dei dialoghi da chi non conosce il siciliano.

Se vogliamo giudicare il lavoro della squadra nella produzione del serial tv, solo per gli ascolti totalizzati per ciascuno dei sei episodi, oggettivamente sono stati bravissimi; se vogliamo provare a giudicare il lavoro dal punto di vista artistico di attori, sceneggiatori e regista, almeno dal mio punto di vista, quella di un siciliano che ha vissuto da siciliano, il tutto è una dimostrazione di grande capacità artistica per ogni componente della squadra. E se molto è stato inventato nell'opera di Camilleri, reale più che mai sono i luoghi accuratamente scelti per la scenografia e il paesaggio da cartolina immerso nel barocco siciliano.

Contrariamente a quanto detto da Saverio, avrei mille modi per raccontare qui e dimostrare quanto si sbaglia nel suo giudizio, ma vi rimando ai commenti che ho associato ai video che ho pubblicato sul mio canale www.youtube.com/user/QuartaroneChannel/videos

Solo un appunto per Saverio circa l'interpretazione di Valentina D'Agostino nel ruolo drammatico di Viola (ma questo vale anche per ogni altro attore del serial): se per un attimo provi a seguire con la giusta generosità d'animo tutta la sua interpretazione, ti accorgerai che Valentina ha dato una dimostrazione esemplare di duttilità e capacità di utilizzare il proprio corpo, collegando perfettamente l'azione, con la gestualità e con la mimica, all'uso della parola, in una accurata precisione prossemica. Per non parlare poi dell'attenzione alla dizione e all'intonazione strettamente palermitana, del tono e l'enfasi che ha saputo dare nelle scene più intense. Il tutto a dimostrare anche l'accurato studio del personaggio e dell'osservazione di se come donna per cercare di trovare le chiavi emotive e psicologiche necessarie per entrare nella realtà del personaggio. A me è arrivata al cuore ancor prima della sua scena più intensa. Se la sua non è arte, qual'è allora l'arte che fa l'artista? Fatti un regalo, rivedi questo video: http://youtu.be/kyrkH0x2wv4
Veronica ha detto…
Ciao Carmelo, bentornato da queste parti. Ti ringrazio molto per le tue parole e per il tuo preciso commento. Non avresti potuto spiegare meglio le intenzioni tecniche celate dietro Il giovane Montalbano.
In particolare vorrei aggiungere altro al tuo pensiero sull'interpretazione di Valentina D'Agostino. E' stata la sua interpretazione a trascinarmi nella serie. Era la prima puntata e stavo cercando di entrare in una produzione completamente nuova, che doveva mantenere il legame con Il Commissario Montalbano ma che doveva anche proporre novità. Quando ho visto recitare Valentina ho capito che era stato fatto un notevole salto di qualità: si era rimasti legati in maniera generale alla serie precedente e, allo stesso tempo, si stava svecchiando la produzione. Vedere attori giovani, vedere un lavoro fatto da giovani non è cosa di poco conto in un Paese culturalmente molto vecchio. La mimica e le parole di Valentina hanno bucato lo schermo, dimostrando che un attore vero è duro lavoro sul corpo e sulla voce.
A me la serie è piaciuta subito. Persone molto più anziane di me hanno resistito molto di più. Frasi come: "preferisco Zingaretti" si sono sprecate. Ma ad un certo punto, quando la squadra era formata (l'ingresso nella serie di Vassallo ha fatto scoccare la scintilla, secondo me) ho visto i giudizi cambiare improvvisamente e tutti quegli anziani che preferivano Zingaretti hanno cominciato ad amare Riondino&co. Spero che il lavoro attorno a Il giovane Montalbano continui, perché gioventù, qualità e aria fresca servono alla nostra tv (e anche al nostro cinema).
A presto, Carmelo.