Troppo cattivi 2

 


Troppo cattivi 2 è un film d’animazione per bambini, ma anche e soprattutto per quegli adulti che hanno voglia di guardare qualcosa di immaginifico e divertente e che non si limitano a accompagnare i figli al cinema. Meglio: è un film che apparentemente è solo per bambini ma che, in realtà, parla a tutti quegli adulti un po’ cinefili e che amano divertirsi a trovare, qua e là, una marea di stilemi o di citazioni. Due su tutte: quella da Il silenzio degli innocenti e quella da 2001: Odissea nello Spazio; oppure, la lunghissima e adrenalinica scena iniziale, quella di un inseguimento tra le strade de Il Cairo, che riassume tanti film d’avventura e di spionaggio, regalando forse uno degli incipit più interessanti che abbia mai visto. Probabilmente, se avessi avuto un occhio più clinico e meno spensierato avrei saputo riconoscere molti più dettagli tecnici da critico cinematografico navigato. 


Però non lo ho fatto: perché per me il cinema in particolare e l’arte tutta in generale è una questione di vita, è ciò che sottolinea e ritma momenti reali e vissuti e non si riduce mai a un atto narcisistico e vuoto di scrittura. A volte, un tempo, può esserlo anche stato, ma ora non più.


Sto leggendo un libro, un romanzo autobiografico, a cui forse dedicherò qualche parola in più o forse no, che fa una cosa molto semplice: il protagonista, nel corso del suo viaggio, si ritrova di fronte a opere d’arte rinascimentali di enorme bellezza. Non le analizza, ma parla con esse: le opere diventano sempre l’occasione per guardarsi allo specchio e riconoscere negli affreschi o nelle pale d’altare un aspetto della propria vita, una riflessione, un ricordo. Che è ciò che ogni opera d’arte dovrebbe regalarci: il dialogo, un dialogo personale, non un’analisi chirurgica e spesso asettica. 


Ed ecco che per me, per noi, Troppo cattivi 2 è diventato una sorta di pietra miliare della nostra esistenza: la prima volta al cinema in tre dopo che, per la nostra peste, abbiamo conosciuto giorni d’ansia e di viaggi in astronave, sdraiati, con tanti schermi ed elettrodi a scavare in profondità e a analizzare quello che un corpo, esternamente, non ti dice. Il cinema era quasi vietato o comunque era diventato una delle nostre paure più grandi, per via delle sue naturali condizioni di buio e di luce. Eppure, siamo tornati: con la consapevolezza di voler affrontare cose che per molti sono banali, ma che per alcuni - noi - sono divenute un riscoprire i piccoli quasi invisibili piaceri della vita, momenti da vivere di nuovo come se fossero tutte rinascite, riscoperte, prime volte. 


Così, Troppo cattivi 2 è diventato un dialogo: la prima scena, veloce e al cardiopalma, mi ha detto di affrontare la vita con la paura e la voglia di buttarsi. La scena finale, nello spazio, è stato rivedere gli astronauti dipinti in una sala piena di bimbi alle prese con problemi che non dovrebbero mai avere; ma per stavolta abbiamo volteggiando leggeri, senza gravità, con una leggerezza che cerca di scalzare ogni pesantezza. L’arte deve fare questo. 


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