Up

 



Ho rivisto Up dopo parecchi anni dalla prima visione. Ho riflettuto su tutt’altro. I palloncini attaccati alla casa che quella casa sollevano. Il viaggio è pesante, spesso ci si muove tra ingombri e inciampi, ma l’importante è mantenere leggerezza. Gli imprevisti ci sono e ti portano la paura di doverti allontanare da casa tua: che significa non tanto allontanarsi fisicamente da casa propria, ma essere fuori con la mente, sempre altrove, sempre in un altro contesto, in un altro tempo, a tentare di controllare il futuro - ciò che non esiste. E invece dovremmo stare solo qui e ora. Quando ho molta paura di qualcosa, cerco di fare un esercizio: ritorno a me, al posto in cui fisicamente sono, cioè casa, il mio letto, il mio tavolo. E penso che tra queste mura non può entrare nulla di ciò che è fuori e mi fa paura. 

Ci diciamo sempre di goderci il viaggio. Ma il viaggio è la propria casa: il posto che ci fa sentire bene, che ci protegge. Può essere ovunque. Casa può essere nel posto del cuore e il posto del cuore è dentro casa nostra. Viaggiare in questo incontro di stasi e movimenti centrifughi - e centripeti - è l’unica avventura degna di essere vissuta. 

Commenti

Maria D'Asaro ha detto…
Sottoscrivo parola per parola. Saluti cordiali e buon settembre.