Rendiamo grazie a Il Mago di Mudimbi
Dopo tredici mesi di onorato servizio, è giusto che dica grazie a questa canzone.
Ricordo perfettamente, era il quindici dicembre duemiladiciassette, avevo una pancia immensa e pesante, di lì a pochi giorni avrei partorito e sullo schermo della tv scorreva Sanremo Giovani. Lo stavo seguendo per fare il tifo per MirkoeilCane, un cantautore romano profondo, leggero e fenomenale: ma ad un certo punto è partito il ritornello de Il Mago di Mudimbi e io sono scoppiata in una fragorosa risata - anzi, risataTA.
Infatti, in quella frase apparentemente semplice Come va? Va bene anche se male, avevo letto una filosofia di vita scanzonata eppure per niente banale. Anzi, probabilmente quei versi e quelle strofe erano piaciute alla mia peste nella pancia, perché io mai avevo ascoltato hip hop, mai avevo rappato… fino a quel momento.
Quando a febbraio c’è stato Sanremo, Mudimbi era lì a partecipare, perché Sanremo Giovani lo aveva superato. E io, dopo due mesi di notti insonni, praticamente sempre sveglia di fronte alla programmazione notturna della Rai, senza soluzione di continuità fino a Uno Mattina, avevo improvvisamente ricordato quel ritornello che tanto mi (ci) aveva fatto sorridere e che sembrava essere la panacea ai momenti di sconforto dovuti alla totale assenza di sonno, all’allattamento faticoso, alle mastiti, all’umore ballerino. Come va? Va bene, anche se male. Ma sì, Tu sorridi lo stesso!
La canzone di Mudimbi ha un testo divertente ma profondo - e forse dovrei essere io la prima a mettere in pratica quello che dice. A complicare siam tutti esperti, a esser felici siam tutti incerti.
Praticamente un mantra. Perché, seppure in casa nostra nessuno ami o abbia mai ascoltato rap e hip hop, da tredici mesi siamo costretti: Il Mago di Mudimbi, infatti, è la soluzione finale ai pianti inconsolabili della peste.
Quando, in gergo tecnico, la peste “scapoccia”, eccoci lì, a fare play su Apple Music, impostato in loop e a far partire Il Mago. Solo Il Mago. Non sappiamo come sia possibile. Forse, appunto, è una magia: ma non appena inizia a fischiare, Mudimbi azzera i decibel del pianto della creatura indemoniata.
Mudimbi, dicci: come ci riesci? Perché le cullate, le classiche ninne-nanne, i carillon non funzionano?
Abbiamo ascoltato Il Mago di Mudimbi praticamente in ogni occasione:
- in piena notte, quando l’allattamento - che di solito produce un’oretta e mezza di sonno - non sortisce l’effetto calmante. Ne sanno qualcosa i vicini, che sentono Il Mago sparato a tutto volume, che siano le due o le cinque del mattino.
- sul GRA così intasato da essere impossibile aprire le portiere dell’auto. Quando l’urlo spacca i timpani, le cinture di sicurezza ci stringono, il traffico ci soffoca e l’attacco di panico è dietro l’angolo, si clicca su Play e si fa partire Mudimbi: in quei casi, si è trattato di ascoltare Il Mago per due-tre ore di fila, con tanto di miei folli balletti tra il poggiatesta e lo schienale del sedile anteriore.
- sotto la doccia, quando son sola in casa e non per rilassarmi, non per scaldarmi o coccolarmi, non per fare lo scrub settimanale (ma quando mai???) ma semplicemente per seguire norme igieniche di base ho bisogno di buttarmi sotto il getto di acqua bollente: peste pulita, cambiata, “mangiata”, posta sul seggiolone circondata da ogni sorta di gioco e il Mago di Mudimbi in sottofondo, io che canto e che la intrattengo e che cerco di battere il record: ho fatto la doccia in quattro Mudimbi, mi dico cronometrandomi (ossia, moltiplicate tre minuti e sette secondi per quattro).
E in tante altre situazioni, anche le più impensabili.
Dal canto mio, ho imparato a rappare. No, non so respirare e prendere aria nei momenti giusti. Però quando sono in macchina da sola e la peste decide che deve urlare e io non mi concentro come dovrei ai semafori e agli stop, ebbene, inizio a cantare Il Mago, anche senza la base, battendo semplicemente le mani sul volante: e la peste si calma.
Mio marito, invece, è molto più creativo. Ha declinato Il Mago anche a mo’ di classica ninna nanna, addolcendo voce e rallentando il ritmo. E ha persino riscritto qualche strofa, del tipo: La verità sta tra due conceRti, quello di Mudimbi e quello di Orietta Berti.
La peste si diverte. In realtà trova un pochino di calma anche ascoltando Torna a casa dei Maneskin e Centomila volte di Einar, ma l’effetto che ha Il Mago non ce lo ha nessun’altra canzone.
Ho pensato che, probabilmente, lo spirito del testo de Il Mago deve essere il modo di vedere le cose della mia peste: Tu sorridi lo stesso, Mi godo la vita, Va come va, Il trucco è farlo andare, La mia vita va che è una favola, non c’è niente che mi preoccupa, risolvo ciò che c’è da risolvere e compro una vocale per rispondere.
Io, una visione così leggera, proprio non ce l’ho: però ammiro questo spirito. Quello di chi ti sorride nonostante tutto.
E infatti sono andata ad ascoltarmi anche qualche altro pezzo di Mudimbi (glielo dovevo, dopo un anno continuo de Il Mago) e ho scoperto un cantante con una vena leggera ma pesante.
Mi piace essere strano mi fa sentire normale
Dei soprannomi, epiteti, nomignoli e AKA
non preoccuparti, preoccupati di essere chi sei
Per questo e per tutte le ore di tranquillità e di riposo delle orecchie da urli agli ultrasuoni, a Mudimbi rendiamo sinceramente grazie.
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