FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA - Il programma
Il programma della settima edizione del Festival Internazionale del film di Roma (9-17 novembre 2012) è stato pubblicato.
Il presidente della giuria internazionale è Jeff Nichols, regista e sceneggiatore di Take Shelter.
Per conoscere il programma completo, basta visitare il sito del Festival.
Qui, segnaliamo alcune presenze succose.
Tra i film in concorso, figura Lesson of Evil di Takashi Miike. Compaiono, poi, un film russo (Spose celestiali dei mari di pianura di Alexey Fedorchenko), uno ucraino (Eterno ritorno di Kira Muratova) e uno polacco (Ixjana di Józef Skolimowski): quello che convenzionalmente viene definito Est del mondo sembra piuttosto rappresentato - e chi scrive ama il cinema orientale.
Tra i fuori concorso, appare Aspettando il mare, di Bakhtiar Khudojnazarov, altro film russo che avrà l'onore di aprire il Festival. Circolano già meravigliose foto di scena e la trama è accattivante, al limite tra l'onirico e il lirico: il mare è svanito e un villaggio è destinato a morire. Solo un marinaio, Marat, decide di trascinare la sua nave lungo il deserto alla ricerca dell'acqua.
Per la sezione CINEMAXXI sono stati pronunciati nomi grandissimi: Anghelopoulos, Kaurismaki, Manoel de Oliveira (che tra poco compirà 104 anni!), Peter Greenaway, Marina Abramovic, Paul Verhoeven, Wim Wenders.
In Prospettive Italia compare L'isola dell'angelo caduto, film girato da Carlo Lucarelli e tratto dal suo omonimo romanzo: il libro mi era particolarmente piaciuto, vedremo cosa saprà fare uno scrittore dietro la macchina da presa per il suo stesso libro. Un'operazione del genere mi lascia un po' scettica, ma Lucarelli ha sempre avuto una scrittura molto "visiva" e "cinematografica": di sicuro, come regista, saprà il fatto suo.
Numerosissimi anche i film per ragazzi nella sezione parallela Alice Nella Città: per esperienza, posso dire che tale sezione nasconde grandi e piccoli capolavori che spesso passano inosservati. Da non dimenticare l'ampia area dedicata ai documentari (tra cui compare un lavoro di Mezzapesa) e ai cortometraggi.
Il programma è nutrito, accattivante, coerente e riesce a ricoprire - per quel che è possibile - i diversi aspetti del mondo del cinema. Sinora, la direzione di Muller è molto soddisfacente.
Il programma è nutrito, accattivante, coerente e riesce a ricoprire - per quel che è possibile - i diversi aspetti del mondo del cinema. Sinora, la direzione di Muller è molto soddisfacente.
Commenti
Va un po' meglio, è vero, con i film fuori concorso e le anteprime, ma resto dell'idea che un festival come questo, per come è strutturato adesso, sia un inutile doppione della Mostra di Venezia. Un Festival 'ibrido', nè carne nè pesce, qualcosa più di una rassegna provinciale ma parecchio meno di un 'vero' festival internazionale.
Continuo a credere che in Italia non ci sia posto (e soldi) per troppi festival del cinema. E che questa guerra assurda e 'fratricida' tra Venezia e Roma sia talmente autolesionista da sfiorare il ridicolo...
Poi parlo da semplice appassionata, per carità..anzi, se hai voglia di dare una occhiatina dalle mie parti,mi farebbe piacere.
http//cinquecentofilminsieme.
blogspot.com
a presto, spero!
Invece ci facciamo la 'guerra tra poveri': volente o nolente, la rivalità tra Venezia e Roma c'è eccome: basti vedere la 'battaglia' che c'è stata quest'anno per accaparrarsi Marco Muller come direttore artistico, strappato a suon di quattrini dalla sua scrivania in laguna.
Il Festival di Roma, nelle intenzioni del suo fondatore Walter Veltroni, doveva essere una rassegna popolare, a basso costo, non competitiva, con il compito di valorizzare i giovani cineasti e le opere prime e seconde (soprattutto italiane). In questo senso aveva un significato. La giunta Alemanno però ha profondamente rivoluzionato la rassegna, istituendo il Concorso e mille altre sezioni collaterali (esattamente cone al Lido), finendo per creare una 'brutta copia' della Mostra veneziana: Roma è diventato così un festival di scarsa tradizione che vuole competere con Venezia, Cannes, Berlino e Toronto senza avere però gli 'sghei' (o 'li quattrini') per farlo.
Il 'sale' e il valore di un Festival si vede dal Concorso, e Roma in questo è sempre stata carente: è un dato oggettivo, basta scorrere l'albo d'oro... poi, certo, ci sono i film fuori concorso che elevano un po' il livello, ma costano cari e spesso i divi non si spostano per venire a Roma, e così non c'è nemmeno il 'glamour': inutile finchè si vuole ma utile a livello di 'promozione'.
Per questo, dico, avendo già in Italia il Festival più antico del mondo, mi sembra assurdo farci concorrenza in casa nostra, tutto qui...
Sulla qualtà, poi, è chiaro che io parlo a scatola chiusa, ovvero senza aver visto i film: è vero, la qualità della Mostra di Venezia quest'anno non è stata eccelsa (io c'ero) ma sulla carta i nomi di Malick, Kitano, Anderson, Seidl,De Palma promettevano scintile... cosa che poi non è stato. E magari Roma quest'anno avrà dei film bellissimi (ce lo auguriamo tutti). Però, adesso come adesso, la lista dei film in gara non è certo entusiasmante. E anche la sezione Cinemaxxi, se si va a vedere, contiene soprattutto mediometraggi, documentari e opere 'sperimentali', magari interessanti ma certo di scarso appeal. Non è tutt'oro ciò che luccica...
Io per il momento non sono molto fan del cinema dell'Est in genere, ritmi e tematiche che non mi prendono.
In compenso sono curiosa del lavoro di Lucarelli, e forse prima di assistere alla proiezione leggerò il libro. O forse dopo? ci penserò.
Buon divertimento.
Non so perché, ma io sono sempre più convinta che nessun Festival possa mettere in crisi Venezia. Venezia culturalmente è una sorta di mito cinematografico e, più in generale, artistico, soprattutto per la presenza della Biennale e per la location. Venezia sarà sempre quella di Teorema di Pasolini, secondo me, e della drammatica protesta dei registi italiani... In un periodo in cui tutto il cinema italiano e mondiale sapeva dire tantissimo con una qualità estrema.
Roma (o chi per lei) è più una situazione di supporto. Se concepita così, il bacino filmico può ampliarsi, specie a fronte di una produzione, indipendente o meno, che negli ultimi decenni è andata aumentando. Produzioni anche di qualità, ma che spesso non trovano spazio. Gli altri Festival dovrebbero e devono avere questo compito, secondo me: perché, in fondo, la qualità di un Festival è data solo dai film e non è detto che ad un Festival approdino solo bei film. Pertanto: cerchiamo di coprire le produzioni il più possibile.
Faccio un esempio: Hunger, il film di Steve McQueen che ora tutti acclamano a ben quattro anni dalla sua produzione, ha vinto il Rome Indipendent Film Festival del 2009... Un piccolo (ma non troppo) festival romano che si tiene ad aprile. Un altro esempio: oggi Larraín è tanto amato dai cinefili... E il suo film Tony Manero è stato premiato al TIFF... Se non ci fossero Festival collaterali, molti film di valore non avrebbero visibilità.
Sul fatto che Alemanno non stia facendo grandi cose siamo d'accordo: parlando del contingente, sono preoccupata del fatto che il Festival di Roma si snaturi a causa della gestione politico economica del Lazio (che sta toccando il fondo). A livello teorico spero che Roma rimanga un modo per presentare film in più a livello internazionale, ma con un pubblico formato soprattutto da studenti universitari e semplici appassionati.
Incuriosisce anche a me il lavoro di Lucarelli... essere "regista" su carta ed esserlo dietro ad una macchina da presa sono due processi molto diversi, chissà che cosa ne verrà fuori!