Falena
Ieri quella falena si è spiaggiata davvero sul terrazzo di casa mia. Era enorme, con le ali verdi che si mimetizzano bene sulle foglie e sotto lasciavano trasparire una macchia irregolare rossa e una circolare nera. Solo dopo qualche ora mi sono accorta che la sua ala sinistra era spezzata: cercava di volare ma non ci riusciva. Al massimo si alzava di pochi centimetri dal pavimento e poi crollava giù. Ha camminato in lungo e in largo sbilenca, come gli aerei che si preparano sulla pista di decollo. Ma poi si fermava a lungo. Si accasciava di nuovo sul pavimento e talvolta si chiudeva a bozzolo con le ali, schiacciando il musetto a terra, tanto da sembrare morta.
Dopo circa quattro ore di lotta, la falena riesce a librarsi nell’aria: ma sbatte contro il parapetto del terrazzo in vetro: la trasparenza l’ha chiaramente ingannata. Si chiude di nuovo a bozzolo. Io penso che è finalmente finita, che le sue sofferenze sono finite. Invece, dopo un po’ di riposo, si rimette in marcia e cammina cammina fino a mettersi in verticale appoggiata al battiscopa del terrazzo. È qui che la sua apertura alare è al massimo: è elegante e enorme e bellissima. Penso che sarebbe davvero un peccato se la falena non riuscisse a mostrare all’aria tutta la sua bellezza.
E poi, all’improvviso, vola. Si tira così su che supera la barriera del terrazzo, noi la inseguiamo per vedere dove va ma in un attimo svanisce. Letteralmente: sembra farsi risucchiare dall’azzurro tutto intorno.
Rimango a guardare il cielo, l’aria. Metto a fuoco per vedere vicino, ma poi lascio andare le retine e vago lontano con lo sguardo. Immagino ancora la falena che vola libera.
Ce l’ha fatta. Ecco cosa pensa una falena con un’ala spezzata.
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