Imperfezioni

 Bisogna sempre guastare un po’ il quadro per finirlo”, scriveva Delacroix. E anche: “l’artista che mira alla perfezione in tutto, in nulla la raggiungerà”.

Alcune tra le opere più belle ed emozionanti di Michelangelo Buonarroti sono quelle non finite, in cui la pietra, lasciata scabra, rivela i dettagli nascosti di una possente anatomia che tenta di liberarsi. Caravaggio guarda il mondo attraverso una lente di ingrandimento e una luce quasi scientifica, eppure tutta quella spiritualità viene “sporcata” dalla realtà. Potrei continuare all’infinito. Il punto è sempre il medesimo: noi guardiamo alle opere d’arte come perfetti capolavori inarrivabili; gli artisti guardano alle loro opere con la consapevolezza dell’imperfezione, a volte ambita, altre rifuggita e con la quale, sempre, devono fare i conti. Nulla è perfetto. La perfezione non esiste e, anzi, è anche fastidiosa. Ogni vera opera d’arte è “sporcata” - guastata - da qualcosa per essere davvero tale. Questo sporco può essere un’esagerazione, qualcosa di brutto, un dettaglio dissonante, la vita stessa dell’artista che entra dentro. 

Eppure tutto ci appare perfetto. 

Sono loro a metterci sotto gli occhi che la perfezione è fatta di tante piccole imperfezioni. È banale la chiosa: ma anche la vita è così. 

Annaspiamo tutto il giorno tutti i giorni e nel frattempo si dipanano disegni che possiamo vedere solo da lontano, nel loro insieme, fatto un passo indietro: proprio come di fronte a un quadro impressionista. 

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