Spazi e calore

 


Uno dei giochi di bambina che ricordo con più coinvolgimento consisteva nel ricavarmi piccoli spazi abitabili negli angoli più impensati di casa mia. È un gioco che nei bimbi ricorre e, infatti, anche la mia peste lo ripete: con grandi coperte e sedie costruisce tende, ottenendo case in cui si nasconde e vive per un po’ la sua vita in autonomia. Questo tipo di gioco, è vero, ti fa sentire autonomo, ma in realtà il suo scopo è quello di farti sentire ancora più protetto dentro casa tua: sei già nella tua dimora con mamma e papà, in più riesci a trovare una sorta di casa nella casa che è come una protezione nella protezione. Più lo spazio è piccolo, più la protezione è maggiore. Il senso di appagamento in un gioco del genere è praticamente ineguagliabile. Ed è per questo che sento di non aver mai perso, negli anni, una pratica ludica simile. A tratti è diventata adulta: leggere un libro è un modo per ricavarci uno spazio - mentale - protetto tutto nostro, in cui nessuno entra. Stessa cosa con un film, una serie tv o tutto quello che ci permette di stare dentro di noi più che mai. Negli anni, peró, ho continuato a comportarmi spesso come una bambina e a ricercare per gioco in ogni angolo delle case in cui mi sono trovata minuscoli spazi in cui inserirmi con la mente. Possono essere cose molto banali: angoli di un salotto resi particolarmente accoglienti, porzioni di stanza che hanno piccoli rientri, dei nascondigli che nessuno vede.  Spesso ho trovato questi spazi in una poltrona disposta nel modo giusto, ad angolo con una bella lampada o una pianta; nell’angolo tra un mobiletto, un muro e l’aprirsi di una finestra; nel piccolo spazio tra un letto, un muro, una finestra, una piccola pila di libri, una abat-jour. Sembrano cose banali dette così, forse incomprensibili ai più: eppure là ho visto l’emblema stesso del calore e della protezione. Forse, proprio lì ho visto tutto questo calore perché le persone che abitano quelle case hanno calato in quegli spazi tutta la loro vita, riuscendo a costruire tra me e il mondo un baluardo di protezioni preziose. A volte questi spazi e queste persone non ci sono più: gli spazi fisici allora si fanno mentali. E, spesso, per sentire calore e protezione chiudo gli occhi e corro in quei luoghi in cui sono stata, andando a prendere quel senso di famiglia che voglio portare nei miei spazi, qui e ora, tutti da costruire. 


Ai miei nonni, ora di nuovo tutti e quattro riuniti  





Commenti

Maria D'Asaro ha detto…
Considerazioni assai toccanti. Grazie. Un abbraccio.