Fare, crescere
I bambini crescono all’improvviso.
Un giorno sono neonati, il giorno dopo sanno scrivere o vestirsi da soli.
Forse siamo noi a non vederli crescere, a pensarli sempre piccoli. O sono loro a scattare da un livello all’altro troppo velocemente?
Assorbono, in silenzio, senza saper inizialmente applicare. Poi, senza alcun preavviso, sanno fare.
Per noi adulti non è così. Se decidiamo di imparare qualcosa, già sentiamo la fatica di doverlo fare. Poi ci mettiamo a lavorare e ogni obiettivo raggiunto diventa il pianerottolo momentaneo dopo una scalata faticosa e a tratti inarrivabile. E, nonostante ciò, abbiamo sempre la sensazione di non aver combinato nulla, di poter fare di più e meglio.
Vorrei poter tornare bambina. E acquisire, a fatica, sì anche a fatica, ma una fatica gioiosa e inconsapevole, tutto ciò che mi occorre. E poi saper lasciare andare le cose che proprio non riescono o riescono solo nel modo in cui io sono capace.
E allo stesso tempo, vorrei poter tenere sempre a me stretto il ricordo fisico di un esserino minuscolo che impara standomi tra le braccia - in quell’attimo fuggevole prima che spicchi il volo.
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