Al Circo de los Horrores


Più che altro ci si chiede perché non sia venuto alla luce prima.

Almeno per quel che mi riguarda – ed escluse le fantasmagorie da bocca spalancata del Cirque du Soleil – il circo è sempre stato un luogo di orrori. In passato era sinonimo di povertà, le famiglie circensi erano per lo più reiette e ai margini della società: si vedano (non a caso porto un esempio spagnolo) gli acrobati rosa di Picasso.

Picasso, Famiglia di acrobati
In seguito il circo ha assunto tutt'altra valenza, ma – sempre per quel che mi riguarda – lo spettacolo dei saltimbanchi rimane qualcosa dai tratti orrorifici e stranianti.

I pagliacci non mi avevano fatto ridere, al contrario, mi avevano spaventato. Quei volti di gesso dall'espressione indecifrabile, quelle maschere stravolte da avvinazzati, le urla, le risate folli, i loro scherzi assurdi, atroci, mi ricordavano altre figure strambe e inquietanti... - così recita la voce di Fellini ne I Clowns, esprimendo un concetto piuttosto condivisibile.

Per questo il Circo de los Horrores, nato in Spagna, ha un non so che di coerente: all'apparenza sembra aver rovesciato i termini del circo (dal divertimento all'orrore), in realtà non fa altro che sfruttarne il significato recondito, quell'impressione che tutti hanno del magico tendone ma che in pochi esprimono. Forse il Circo degli Orrori è la più naturale espressione del circo vero e proprio.


Allo stesso tempo, il tipo di esperienza che si andrà a fare attorno alla pista non sarà la solita. Ci si diverte da matti ma, beninteso, la tensione è palpabile. Quando si esce dal tendone si ha più la sensazione di aver vissuto una catarsi, si ha l'idea di avercela fatta, di aver sentito l'esperienza dello spettacolo in ogni angolo del corpo e del respiro, tanto si è spossati.
Questo perché il pubblico è costantemente chiamato in causa. Del resto, non potrebbe andare in modo diverso. Non avrebbe alcun senso partecipare ad un horror e non essere coinvolti in prima persona: altrimenti il godimento della paura dove sarebbe? Anzi, come in ogni horror che si rispetti, il protagonista (cioè, in questo caso, il pubblico) non ha scampo.
Già a partire da prima dello spettacolo.
Non pensate di poter stare a chiacchierare a luci accese sgranocchiando pop corn in attesa che tutti si siedano... Eh, no. Aspettatevi di tutto, insomma. Tra urla e motoseghe e puzza di benzina e sangue che sgorga... sì: aspettatevi proprio di tutto.



Una volta spente le luci, ci si accorge che lo spettacolo è molto più vicino al teatro che al circo vero e proprio. Le parti dedicate alle gag (chiamiamole così!) sono molto lunghe, mettono in mostra la bravura istrionica degli attori e portano in pista il pubblico, che prende parte alla scena in situazioni paradossali e al limite.
Ecco, le situazioni. L'elemento davvero accattivante delle varie sequenze (non a caso ho usato la parola sequenza) è che il Circo degli Orrori riporta alla memoria un'atmosfera tipicamente spagnola – almeno degli ultimi tempi. L'horror si mescola a battute condite di feroce humor nero e a continui riferimenti al sesso. D'istinto vengono in mente i film di Alex de la Iglesia, che spesso si muovono tra commedia nera, horror, grottesco e un sessismo sfrenato e irriverente.
Di fronte alle battute degli attori – atroci, come ebbe a dire già Fellini nel millenovecentosettanta – lo spettatore ride fino alle lacrime, contento anche di non essere finito sul palco, curioso, in fondo, di sapere cosa potrebbe succedere se finisse in pista accanto ai clowns e, tuttavia, sadicamente divertito per ciò che accade a chi è costretto a lasciare il suo posto in platea.

Alex de la Iglesia, Balada triste de trompeta


Un Nosferatu che lecca qualsiasi cosa, clown terrorizzanti, nani inquietanti, vampiri, anime inquiete, becchini, suore indemoniate si alternano alle tradizionali acrobazie circensi. Acrobazie che vengono sempre inserite in un contesto horror e che spesso rovesciano i termini della solita evoluzione in aria. Ad esempio, le contorsioniste non sono contorsioniste e basta: sono bambine possedute che prima di cominciare a camminare al contrario puntellandosi su mani e piedi, vomitano sulle lenzuola – vi ricorda qualcosa questa scena? Probabilmente, però, il momento più evocativo è quello dell'hair hanging: l'acrobata si fa appendere per i capelli e si lascia andare a evoluzioni fantasmatiche e oniriche a metri e metri di altezza, vestita solo di una sottana bianca. L'impressione è quella di assistere all'apparizione di uno spirito inquieto che si muove in totale libertà, frenato solo dall'attrito dell'aria.



Più che ad un circo vero e proprio, il Circo de Los Horrores è paragonabile ad una serie di diverse esperienze performative e tra queste rientra un immaginario cinematografico che fa da solida base allo spettacolo. Ciò che colpisce – almeno per chi è abituato a leggere le righe di questo blog – è l'inseguimento tra questo circo spagnolo e American Horror Story. La precedente edizione del circo degli orrori si intitolava Manicomio, non troppo diverso dal titolo Asylum della seconda stagione di AHS. La quarta stagione della serie, già annunciata, avrà per tema il Freak Show: ossia, ancora una volta, circo e horror convoleranno a nozze. Forse è il segno di quello che si diceva all'inizio: il circo turba, il circo fa paura, il circo prende il divertente e, di norma, lo rende spaventoso.


Commenti

Vele Ivy ha detto…
Sai che anche a me i clown hanno sempre fatto impressione? Sarà anche per la maschera tragica di "ridi pagliaccio" che fa parte della nostra tradizione musicale... ma la cosa che trovo più inquietante nei circhi è l'utilizzo degli animali addestrati.
Vele Ivy ha detto…
...inquietante e crudele, aggiungerei.
Veronica ha detto…
Concordo!! Non ho mai sopportato la presenza di animali al circo, l'ho sempre trovata una cosa molto triste e di cattivo gusto. Gli uomini possono scegliere in che modo mettersi in pericolo con le loro acrobazie, gli animali no! Infatti, prima di prenotare per il circo degli orrori, ci siamo informati bene. Niente animali in questo circo spagnolo, che fortunatamente è più un teatro che un circo.