Faust, di Aleksandr Sokurov
Anno: 2010 - Genere: Drammatico - Nazionalità: Russia - Regia: Aleksandr Sokurov
Faust è l'ultimo film di
Aleksandr Sokurov, uno dei più interessanti e sperimentali registi
russi, da almeno dieci anni a questa parte entrato a pieno titolo
nell'olimpo degli autori mondiali. Faust rappresenta la chiusura
della tetralogia dedicata al potere, comprendente Moloch, Toro e Il
sole. Tuttavia, sembra anche essere la naturale continuazione di
altri due capolavori del regista, Elegia della Traversata e
Arca Russa - quest'ultimo sommo esperimento incorniciato da un unico
piano sequenza di più di un'ora, isolato e meraviglioso esempio
nella storia del cinema.
Faust è liberamente
ispirato all'omonimo poema di Goethe; e tuttavia Sokurov riesce a
realizzare una sorta di "opera omnia", comprendente non solo la Letteratura, ma
anche il Teatro, la Pittura e la Musica, tutte arti volte al medesimo
scopo: la realizzazione del Cinema.
La base letteraria è
evidente, ma il merito di Sokurov è stato quello di aver trasformato
le parole in immagini, colori, gesti, spazi.
Il Teatro è espresso
attraverso una recitazione istrionica, a tratti esagerata,
tipicamente teatrale. Aiutati dalla regia, gli attori sembrano
muoversi su un palcoscenico all'interno delle singole scene e il loro
rapporto con la scenografia e l'ambiente circostante è quello dei
teatranti. I loro gesti sono ben pensati, congegnati; i gesti pesano,
hanno una presenza esacerbante. In questo modo Sokurov non ottiene
ombre su uno schermo cinematografico, ma degli attori di carne, i cui
corpi emergono prima ancora dell'anima: ed è questo il tema del
Faust, trovare l'anima in mezzo alle viscere, agli organi e al
sangue.
La Musica ottura le
orecchie. Bassa, ma sempre incalzante, la musica classica amplifica o
commenta le situazioni, la musica si fa tempo, anche quando è
silenzio.
La Pittura è
onnipresente. Sokurov si muove tra una chiara citazione delle opere
di Annibale Carracci e alcuni squarci di lenticolare luce
caravaggesca. Di Carracci riprende il naturalismo dei luoghi:
macellerie, negozi, stanze piene di cose, mucchi di persone e corpi
aggrovigliati. A tratti Caravaggio diventa più presente, soprattutto nelle scene
in cui la luce assume maggior rilievo e si muove in obliquo a
tagliare l'inquadratura. Caravaggio è nell'alternanza di pieni e
vuoti e nella posa teatrale dei corpi (come è consuetudine di molti
caravaggeschi).
Tuttavia, il naturalismo
pittorico non ricopre l'intero film. Verso la fine, quando è
evidente l'avvicinamento a dio (o al diavolo), la luce (mistica) assume le sfumature bianche e azzurre del più monocromatico Beato Angelico. Non si tratta di voler vedere nel film per forza ciò
che non c'è: i rapporti di Sokurov con la pittura sono sempre stati
molto evidenti, specialmente in Arca Russa e Elegia della Traversata,
all'interno dei quali alcuni dipinti erano fondamentali nel percorso
delle storie. Di sicuro la componente pittorica del Faust è ben
cosciente e voluta.
Ma c'è di più: una sorta di sorpresa, quasi
un'agnizione avuta sfogliando il libro di storia dell'arte. La
battaglia di Isso di Altdorfer è esattamente la scena iniziale del
film, con le dovute differenze. Il quadro rappresenta una battaglia, vista, forse, con gli
occhi di dio, dall'alto, e gli uomini appaiono piccola cosa caotica.
La sequenza iniziale del film ci mostra lo stesso specchio/quadro che
pende dal cielo e una panoramica sui monti che ospitano piccole case ammucchiate brulicanti di uomini. Ma la
cosa che di sicuro è la stessa è il punto di vista: quello di un
dio-macchina da presa.
Ed ecco che arriviamo al
Cinema. Il cinema non è presente solo come summa di tutte le arti
precedenti. È presente soprattutto nella caratterizzazione di
qualcosa che le altre arti non possono raggiungere: la costruzione
dello spazio. Nella resa spaziale, il cinema è svincolato da
qualsiasi giogo. Sokurov, già in Arca Russa e soprattutto in Elegia
della traversata, ha dimostrato che il cinema ci permette di
spostarci in qualsiasi luogo reale/mentale a nostro piacimento. Il corpo si fa incorporeo, perde la carne e il sangue in nome della
riproducibilità tecnica del cinema, il quale ci rende aleatori ma
onnipresenti, occhio dissociato dal corpo, sguardo qui e altrove.
Nel Faust lo spazio è costruito per tasselli. Sembra un puzzle in
cui la macchina da presa si muove forsennatamente per seguire i
personaggi in un labirinto incoerente; gli stessi spazi vengono
ripercorsi ma sembrano diversi da prima. Ci si muove, ma solo per
l'ansia di muoversi. Il corpo esagerato degli attori, paradossalmente, vuole svincolarsi da se stesso ed essere
puro spirito viaggiante: e questo può farlo solo dio, il diavolo o
un occhio/macchina da presa. La macchina da presa scende dal cielo e
inquadra il mondo, lo sviscera, torna su, passando attraverso un
paesaggio sterminato e desolato. L'uomo cerca di dar forma al mondo,
demiurgo in lotta con dio; crea un homunculus, svincolandosi
dall'atto sessuale: non è la procreazione ad interessarlo, ma la
creazione dal nulla. La creazione dal nulla è più simile al sesso fine a se stesso: piacere e scoperta, piacere della scoperta, piacere nell'appropriarsi di qualcosa o qualcuno.
L'uomo, il medico, il demiurgo sono alchimisti
che vogliono raggiungere dio. Ma colui che è davvero vicino a dio è
l'artista: l'unico che crea il mondo dal nulla, guardando ogni cosa dall'alto, con attenzione. Ma, a differenza di dio che già è e sa, l'artista per
creare deve cercare. Il confronto dell'artista è con gli altri uomini, ma anche con il mondo, ridotto
a grado zero, a pura natura incontaminata: ed è qui che quel viaggio
cui Sokurov si è sottoposto in Elegia e poi in Arca Russa trova
compimento: l'uomo è colui che non sa e che fa della sua vita un
viaggio alla scoperta del mondo, rischiando continuamente di confondersi e fondersi con esso. L'artista vive nel quadro, sgomita, esce dai
confini della cornice, senza corpo - occhio puro dentro il mondo,
sopra il mondo, creatore del mondo.
Commenti
@Elisa: uh... Sei troppo buona... Io spero solo di fare un po' di diffusione culturale. La cosa più giusta sarebbe sempre guardare il film e giudicare dalla visione, non dalle recensioni. Un abbraccio e grazie della tua costante presenza sul mio blog! :)
Per quanto riguarda la presenta sul blog... 1) te lo meriti perchè sei bravissima 2) anche tu sei costantemente presente sul mio!! :):)
@Elisa: grazie infinite per le tue parole. Sei dolcissima :). Buona serata anche a te.
Posso chiederti se ti compare ancora il captcha quando commenti sul mio blog? blogger prende iniziative e, nonostante avessi tolto il captcha, me lo rimette in continuazione.
@Giulia: ma non sei da linciare! E poi apprezzo la tua sincerità. Sokurov lo conoscono in pochi, io ho potuto conoscerlo solo per vie traverse, non è un autore che sta nelle sale cinematografiche per settimane intere (purtroppo).