PAUL
Vi sentite alieni sulla terra?
Quando sciorinate gli incomprensibili titoli dei vostri autori preferiti, la gente vi guarda male e vi risponde: "E che cazzo è?"?
Sognate da sempre di rivivere la scena più epica del vostro fumetto/film preferito, magari sguainando con ardore e maestosa dignità una katana lucente?
Vi sentite a casa solo al Comic-con di turno?
Ebbene, Paul è il film per voi (noi).
Le apparenze possono ingannare: Paul non è un film in computer grafica, è un film con attori veri, in carne ed ossa, i quali, tuttavia, per idee, movenze e passioni appaiono del tutto alieni...
...Graham e Clive sono due “nerd sfigatelli” partiti dal Regno Unito per raggiungere il Comic-con di San Diego. Lì, tra videogiochi all'ultimo grido, occhiatine a cosplayer discinte e spese pazze per il gadget da mettere in mostra, c'è da fare la fila per l'autografo di Adam Shadowchild (“E chi cazzo è Adam Shadowchild?”); al loro autore preferito, i due mostrano il proprio progetto: un romanzo scritto e illustrato da entrambi sulla cui copertina svetta una donna aliena con tre tette (?!).
E, a seguire, a bordo di un camper accessoriato dei più nerdosi cimeli videoludici, un bell'on the road per raggiungere i luoghi degli avvistamenti ufo.
Ma tra realtà e finzione a volte non c'è scarto: e i nostri due protagonisti, incontrando l'alieno Paul – maniaco del sesso, dell'erba, delle chocopalline – si trovano proiettati in una di quelle storie che avevano sempre letto ma mai vissuto, se non per citazioni, discussioni e rivisitazioni in cosplayer.
Difficile reggere il colpo, ma inevitabilmente la finzione si fa realtà, risucchiando Graham e Clive - e noi nerd davanti allo schermo - in un'avventura dalle risate assicurate, vero e proprio manifesto nerd.
Non c'è limite all'impossibile e presto la compagnia si infoltisce: oltre ai due “nerd psicolabili”, ecco un alieno strafatto, una ragazza con un occhio solo in preda a furori mistici, una vecchia pazza, un agente federale dagli ingannevoli propositi e una schiera di poliziottini, teppistelli, carogne del governo.
Il film - ovvio, direi - va avanti per citazioni: continuamente si fa riferimento a titoli di ogni tipo, da Un tranquillo week-end di paura, a Duel, a X-Files, continuando sulla scia della cultura e dell'atteggiamento nerd senza esclusione di colpi.
Anche troppo facile capire dove il film vuole arrivare: tra umani alieni, alieni troppo umani e sogni di finzione che diventano realtà, si apre un discorso rivolto agli appassionati di fumetti, film e videogiochi, persone che non sempre si sentono adeguate, che raramente trovano il posto in cui stare bene e ancora più raramente vengono comprese. Il “nerd sfigatello e psicolabile” è quello che sa parlare la lingua aliena e che si sa muovere poco nella vita reale, ma allo stesso tempo è colui che se la sente di rischiare e che un giorno può fare il salto – emozionante – quello della vita. Il nerd è essenzialmente un alieno e la sua casa – pronunciata rigorosamente alla E.T. – può essere solo il ritrovo annuale delle fiere di fumetti e videogiochi. Allo stesso tempo, però, il nerd, come l'alieno, pur vivendo in un mondo di diversi (chi lo dice che è il nerd ad essere diverso?) apre la sua mente a conoscenze di ogni tipo, non si ferma mai al mero settore e, anzi, gravita con il suo occhio un po' stralunato, un po' sognante, sopra un universo che solo in pochi hanno l'ardire di esplorare e di far diventare, un giorno, vita reale...
Il film, demenziale, a tratti trash, ci parla proprio di questo, nonostante la sceneggiatura non troppo risolta: chiaro che non lo sia, il plot proposto è molto simile ad altri, ma è il modo con cui diventa film che fa la differenza, ponendosi come metafilm che fa metadiscorsi sulla finzione.
La forma in cui si esplica è quella dell'elenco di "scene nerd” che si susseguono una dietro l'altra in un crescendo di situazioni che, pur fantasiose, deliranti, appaiono ai nerd in sala estremamente reali.
Interessante il modo in cui procede il film, che gioca continuamente con la decostruzione degli stilemi classici, solenni, dell'epopea aliena e avventurosa del cinema americano: non appena ciò che è fantasioso entra nel reale può anche produrre effetti inaspettati, non così epici ma di sicuro divertenti.
Interessante il modo in cui procede il film, che gioca continuamente con la decostruzione degli stilemi classici, solenni, dell'epopea aliena e avventurosa del cinema americano: non appena ciò che è fantasioso entra nel reale può anche produrre effetti inaspettati, non così epici ma di sicuro divertenti.
Insomma, si tratta di un film in cui l'identificazione per il nerd è assicurata. Ma è anche un viaggio interessante che riflette universalmente su alcuni snodi fondamentali dell'esistenza: sogno, immaginazione, saper affrontare la vita con una buona dose si pazzia. E qualcuno ce la fa, arrivando anche molto in alto.
Commenti
Grazie per il commento, è sempre un piacere sentirti!
E.
Grazie per essere passato di qua!
Da annotare che in queste due precedenti pellicole, i nostri son guidati dall’abile mano del regista britannico Edgar Wright ch’è davvero un fuoriclasse del cinema parodistico.
Il suo segreto?
Girare parodie con stile e modi estremamente seri.
Lo so, pare un controsenso ma così è.
Dopotutto le migliori parodie cinematografiche son quelle che risultano solide anche al di là della semplice citazione o strizzata d’occhio, no?
Inoltre, se ti riterrai soddisfatta dalla visione di questi due film che t’ho segnalato, oso rilanciare indicandoti pure un terzo film di Wright ch’è il surreale Scott Pilgrimm vs. the world.
In questa ultima pellicola non v’è traccia del duo Pegg/Frost ma il godimento cinefilo è assicurato in ugual misura, credimi!
I miei migliori saluti
Tristam Strauss
Trovo azzeccatissima questa tua riflessione. I film che mi consigli sono già in lista! Quando arriverà il loro turno, sarà un piacere vederli!