Tecniche poetiche - 1
Ποιέω (poieo; da cui anche poiesis, “arte poetica”): fare, fabbricare, costruire; lavorare, foggiare, fare con arte; comporre, scrivere; rappresentare, presentare, dipingere poeticamente.
Simbolo (da σύμβολον, “segno di riconoscimento” e da συμβάλλω, “mettere assieme, unire, confrontare, interpretare”): elemento concreto, oggetto, animale o persona a cui si attribuisce la possibilità di evocare o significare un valore ulteriore, più ampio e astratto rispetto a quello che normalmente rappresenta – DISC, Dizionario italiano Sabatini Coletti.
Di qualunque forma artistica si parli, quella del simbolo è da sempre una delle “tecniche” più utilizzate. Attraverso la creazione di un simbolo si può arrivare a parlare di qualcosa senza inciampare in descrizioni troppo ampie, in giri di parole astrusi o in “perché” che toglierebbero il piacere del godimento artistico.
Il simbolo può essere un'arma a doppio taglio: interessante e intelligente quando non scontato, è sempre in bilico sul nulla totale del messaggio. Può facilmente scadere in qualcosa di già visto, può diventare simbolo rigido, forma vuota. Siamo ormai abituati ad attribuire una simbologia predefinita ad un certo oggetto; e quando l'uguaglianza tra l'oggetto e un suo significato ritorna gratuitamente e sin troppo semplicisticamente in libri, film e fumetti, si rischia di perdere tutte le potenzialità di un simile espediente.
Non mi dilungherò ora nel descrivere gli aspetti e i risvolti del simbolo nella storia dell'arte, nelle religioni, nella filosofia e nella comunicazione: non basterebbero tomi e tomi per esaurire l'argomento (inoltre la mia limitata conoscenza non mi permetterebbe di avventurarmi in un simile viaggio). Ciò che mi interessa è vedere come, nel ristretto campo della scrittura (cinematografica e non), la tecnica che si sceglie di usare non sia mai fine a se stessa, ma sempre mezzo necessario per giungere al senso: l'opera si fa e si fabbrica (i termini che contraddistinguono l'etimologia di “poesia”), proprio come si fabbrica una spada o si intesse una tela.
Il simbolo non è solo un singolo oggetto, una sagoma ben precisa, una forma definita. A volte il simbolo si costruisce in maniera molto ampia: può essere un quadro, una sequenza, una frase, un personaggio, addirittura un film intero. Ad esempio, lo zombie è stato spesso usato per simboleggiare la condizione dell'uomo assoggettato alla società, privo di pensiero e di azioni proprie e autonome.
Il compito del simbolo (e delle altre tecniche poetiche), infatti, è celare il mistero dietro una rappresentazione la cui accurata e complessa estetica forma l'opera d'arte. Se non si agisse così, infatti, se il “mistero” venisse descritto e non raccontato o costruito poeticamente, non si avrebbe più arte ma un trattato scientifico.
Mi viene in mente un'immagine di Old Boy.
Enigmatica, complessa e allo stesso tempo carica di emozione, questa inquadratura è estremamente esplicativa sia per il personaggio, sia per l'intero film. Simbolo di narcisismo, amore incondizionato per se stessi, voglia di vedersi ed essere condannati a non poterlo fare. Park Chan-wook riassume tutto il film nei pochi secondi di una breve e intensa sequenza. Non spiega il complesso intrico della storia e non descrive, ma narra e costruisce. Questo è ciò che fa un'opera d'arte.
Proprio per il suo importante ruolo, il simbolo viene usato ad ogni livello produttivo, spesso per sveltire la situazione e per dire con poco cose importanti. Proporrò ora un video tratto da una serie televisiva, il cui simbolo abbraccia una sequenza della durata di quattro minuti. In questa scena vengono affrontati sentimenti e situazioni complessi e impossibili da raccontare con le parole: un ragazzo paraplegico vuole tornare a camminare e vuole farlo nel modo più folle che esista. Decide di andare in Messico e di spendere tutti i soldi che ha in un'operazione non consentita negli Stati Uniti, che prevede l'impianto di cellule staminali di squalo nella sua spina dorsale. Il ragazzo sa di correre dei grossi rischi ma il suo unico obiettivo è quello di tornare a camminare e di essere come prima. Tuttavia i suoi amici – la bacchettona in preda a furori mistici e l'amico senza peli sulla lingua – sanno che non sarà così e che l'operazione avrà conseguenze disastrose. La sequenza (un vero e proprio spartiacque per questa linea narrativa) deve affrontare alcuni temi importanti, quali la rinascita, il cambiar pelle, l'accettarsi come si è, il guardare il mondo con occhi nuovi.
Come riuscire a dire tutto questo in poco tempo? Non bisogna dimenticare che i serial televisivi hanno uno standard di circa quaranta minuti a puntata e che in ogni puntata vengono spesso seguite le storie di molti personaggi.
Nella sequenza proposta, simbolica è l'acqua, simbolico è il tuffo di Jason, il suo tornare a galla faticosamente e guadagnare la riva – una nuova riva. Il momento “diverso” è sottolineato dal cambio di musica. Si passa da una musica “da crociera” (è la “crociera con sbronza” a cui i tre amici stanno partecipando), all'improvviso silenzio durante il discorso serio che i tre fanno, all'ingresso sotterraneo di To build a Home dei Cinematic Orchestra. Il secondo pezzo musicale dà un ritmo completamente diverso alla scena e ha anche il compito di uscire fuori dalla realtà prossima e di entrare nello spazio della riflessione, del commento e dell'emozione. La musica dei Cinematic Orchestra va in crescendo. E ogni azione di Jason è perfettamente sottolineata dal testo musicale: musica e personaggio hanno lo stesso ritmo. Così, nel momento in cui Jason cerca di risalire, la musica acquista potenza e il significato di tutta la scena, che si chiude delicatamente con lo sfumare del suono, conduce verso un senso ben preciso e silenziosamente comprensibile.
Con la sola forza delle braccia il ragazzo si trascina sulla sabbia e si mette a ridere; è qui che si conclude la parte più “simbolica” dell'intera sequenza: subito dopo si tornerà alla realtà prossima, la musica muterà ancora e Jason comunicherà agli amici la sua decisione.
La sequenza ha un impianto molto classico: al di là della regia sporca, che costruisce lo spazio alternando grandi campi a piani ravvicinatissimi con una macchina da presa traballante, i dialoghi e la composizione della microstoria ricalcano i canoni della scrittura classica del cinema americano. Compreso un particolare: i film più classici già nella prima sequenza propongono tutti gli elementi principali della storia, con più o meno espliciti richiami a ciò che avverrà in seguito. Anche nella sequenza qui proposta, senza che il pubblico alla prima visione se ne accorga, viene espressamente anticipato un elemento che si realizzerà poche puntate dopo. Jason, provocatoriamente e senza alcuna convinzione, urla tre cose che potrebbe fare: farsi immergere la testa nell'acqua da qualche fanatico; farsi guarire da uno sciamano; oppure andare con la prima donna che incontra per strada.
E una delle tre cose avverrà. Ciò è una ulteriore conferma della forte valenza simbolica di questa sequenza: dopo l'acqua e la riemersione, la vita di Jason effettivamente cambierà, non solo per sua volontà, ma anche per come il caso gli darà nuove possibilità.
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