Le case di Miyazaki

Nel Castello errante di Howl Sophie prepara una colazione luculliana per gli abitanti della casa, che lei accudisce con tanto affetto. Il disegno si concentra sui dettagli più minuti, il fuoco che incalza, la teiera che bolle, la pancetta che sfrigola, la vicinanza di chi è a tavola e mangia con gusto.

In Ponyo, Risa prepara dapprima un té al miele al piccolo Sasuke e a Ponyo, un tè caldo e avvolgente, che quasi sembra denso: denso non è il tè, ma il calore familiare di quella scena. Poco dopo, Risa prepara una cena succosa e invitante ai due bimbi. Fuori è appena finita la tempesta, le tende sono aperte e mostrano il mare in tempesta, terribile ma bello perché prossimo, pericoloso eppure lontano.

Le mura della casa sono da sempre uno dei temi portanti per Miyazaki e lo sono anche per me. Non solo sono temi portanti, ma confortevoli. Nella casa si chiudono assieme le persone che hanno un legame profondo, che prescinde spesso da quello di sangue. A volte, quando ho bisogno di coccolarmi, restringo sempre più lo spazio della casa nella mia testa, fino a farla diventare un abbraccio. A quel punto, per un po’, il mondo fuori non esiste.

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