Infanzia

La menade danza in preda all’estasi. L’estasi per nulla in particolare, è un’estasi fine a se stessa - estasi, letteralmente, uscire fuori da. Uscire fuori di sé. Per approfondire: vedere o sentire qualcosa di così bello che si esce fuori di sé. L’esperienza estetica ed estatica della musica o del vino. La menade non danza, perché la danza ha un linguaggio razionale sin troppo connotato: la menade muove convulsamente il corpo, si dimena, si denuda senza accorgersene. La menade è in un istintivo quanto necessario movimento di tutti i nervi, dei muscoli e del sangue. 


Secoli dopo, Degas dipinge forsennatamente ballerine su ballerine. Ballerine che ballano, ballerine che si allenano, ballerine in posa, ballerine stanche, annoiate, sonnolente. Secoli dopo, Degas dà della danza una visione così stretta, così connotata, così sociale. Matisse, qualche anno dopo, inventerà la sua danse ai confini del mondo: e la danza diventa il modo per dire che la natura e l’uomo sono una cosa semplice. Matisse cerca di togliere tutte le sovrastrutture di Degas eppure, così facendo, ci ricorda comunque che il mondo è una costruzione, a volte libera, a volte ingabbiata, dell’uomo.


Nessuno sembra ricordare quella menade quasi pazza di movimento, con la schiena inarcata, la testa all’indietro, gli occhi infossati e drammaticamente oscuri. Nessuno ricorda quel lato dionisiaco, fosco, primigenio e inquietante perché impossibile da contenere. Nessuno lo ricorda perché tutti credono che la Grecia sia il mondo dell’armonia, dell’eleganza, della posatezza. Della perfezione immobile e pacata. 


E invece no. La Grecia antica è l’infanzia della nostra cultura. È l’infanzia del nostro modo di vedere le cose. L’uomo nei secoli è cresciuto e ha relegato l’infanzia, la propria infanzia artistica, a un tempo remoto, quasi dimenticato, e che, come tale, ricorda sempre ai limiti della perfezione. 


Eppure, l’infanzia è l’unico bene che abbiamo. Rimanere un po’ infanti e un po’ caotici e primigeni dovrebbe tenerci in vita con curiosità e spirito d’avventura. E la menade, dopo millenni, è ancora lì colta nel suo dinamismo incontrollato, fanciullesco e primitivo come una bimba che si muove senza regole al suono della musica. 

Commenti

Filippo ha detto…
Quando ho studiato recitazione, centinaia di anni fa, facevo un esercizio in cui si muove il corpo in modo qualsiasi, imprevisto, insolito. Semplicemente, si fa la prima cosa che viene in mente. Viene fuori una specie di danza, che andando avanti un po’ e aumentando il ritmo, diventa quasi una danza invasata. Molto liberatorio. Che bello. Dovrei farlo ancora.