Consapevolezza



Continuo a mettere da parte il cinema per il cinema e a parlare dei tempi in cui viviamo. Continuo a farlo cercando di usare l’arte che abbiamo a disposizione, perché solo la consapevolezza del mondo che ci circonda - e l’arte è consapevolezza del mondo che ci circonda - possiamo imparare e salvarci.

Ieri è stato organizzato un flashmob online: pubblicare foto di musei e siti artistici con l’hashtag #artyouready e #emptymuseum. Scorrendo i contributi degli utenti su Instagram ho notato che, in realtà, i post con i suddetti cancelletto sono stati relativamente pochi, circa cinquantamila, un vero nulla, se consideriamo che alcuni hasthtag contano migliaia e migliaia se non milioni di foto. Ho fatto una riflessione un po’ amara, forse davvero fuori luogo per i tempi che viviamo, ma alla fine io rimugino e rimugino e collego tutto. Le foto artistiche sono state poche perché in pochi hanno contezza dell’Arte. No, non voglio ergermi a giudice morale, a chicchettosa esperta di qualcosa, no. Mi sono resa conto che per i più l’arte è solo un pretesto per uscire di casa, fare una bella foto, dire di essere andati in giro e di aver visto. Ma nessuno, di fronte ad un’opera d’arte, si pone la domanda più importante: perché

Per chiedersi perché non occorre essere laureati in Beni Culturali. Basta solo avere un minimo di curiosità e umiltà. Se smettessimo di trattare l’arte come un elenco di uscite di cui vantarsi e ci chiedessimo perché, come, quando, saremmo molto più coscienti di ciò che abbiamo intorno, indietro e dentro. L’arte non è solo un “Bello!” da pronunciare o una foto simpatica mentre si tenta di sorreggere la torre di Pisa - o meglio, sì, è innanzitutto questo, qualcosa che ti suscita meraviglia, commozione, ilarità, stupore o sdegno, tutto legittimo. Ma occorre andare oltre. Approfondire. Si può - e si deve - anche semplicemente riflettere su una rappresentazione trovando la propria personalissima risposta - quella che magari non è contemplata in alcun manuale, ma regala, però, un ulteriore e non banale sguardo sul mondo. Questo modo di fare può e deve essere proprio di chi ha mille lauree e di chi fa i lavori più umili. Chiedersi perché è di tutti.

Se, di fronte all’arte, ragionassimo così, capiremmo che Arte è un modo di vedere le cose. E allora non ci sarebbe alcun bisogno di sognare su un posto che si è visto o si vuole vedere, smaniando perché si sta rinchiusi in casa: si potrebbe aprire un libro e sbirciare quella stessa opera in un manuale, si potrebbe aprire un museo online e percorrere in solitaria, da casa, quei corridoi che ti riportano, sì, indietro ma anche a tempi, modi e culture di uomini che sono stati esattamente come noi. Non ci sarebbe bisogno di un flashmob che, alla fine, si è tradotto in “ho fatto la foto più figa”. No: occorre consapevolezza. E con la consapevolezza si studia. Si sta a casa sul proprio divano, spiccando il volo e oltrepassando i limiti della propria testa.

Ieri ho pubblicato anche io una foto. Quella del David di Michelangelo. Avevo parecchie foto di opere d’arte, ma ho scelto l’incontro alle Gallerie dell’Accademia con uno dei miei artisti preferiti. Lì per lì non ho capito il perché della mia scelta. Poi, però, scrivendo lo ho capito benissimo. 

David guarda Golia. È concentrato. Sa perfettamente cosa fare. Nella sua mente immagina con dovizia di particolari la battaglia che - ne è sicuro - lo porterà alla vittoria. 
Italia, guarda alle tue bellezze. Non perdere la concentrazione. Studia il nemico. Sconfiggilo.


Dal David di Michelangelo - da una sua attenta osservazione - dovremmo capire proprio cosa è la consapevolezza, di sé e del mondo, lo studio attento di ciò che ci circonda, la voglia di gettarsi a capofitto nelle cose per vincere. Un’opera ciclopica, in tutti i sensi. 

Commenti

Maria D'Asaro ha detto…
Grazie, Veronica.