Il viaggio nel tempo

Sono sempre rimasta affascinata dai paradossi temporali e dai viaggi nel tempo. Non so il perché di questo magnetismo. Forse mi è sempre piaciuta l’idea di poter tornare indietro nel tempo e rivivere le esperienze più belle - e per questo alleno forsennatamente i ricordi, per non perderne nemmeno un dettaglio, per vivere oggi il passato così come fosse adesso. E mi ha sempre solleticato l’idea di poter fare capolino nel futuro, anche se questo è senza dubbio l’istinto dell’ansioso, che vorrebbe controllare tutto e che, guardando al buio del domani, vorrebbe poter vedere chiaro e costruire le cose nel dettaglio solo per non morire d’ansia. 

Ricordo anche che nel libro di Scienze della Terra, al liceo, il capitolo sulla storia del nostro pianeta riportava un fatto curioso - l’unico che ricordassi, dato che io e la scienza, seppure la reputi bellissima, abbiamo un rapporto mnemonico difficoltoso: e cioè che se un osservatore, per assurdo, oggi si ponesse sulla Stella Polare vedrebbe il pianeta Terra come era trecento anni fa. Mi colpiva che la Terra potesse essere, nello stesso istante, un mondo negli anni Duemila e un mondo in epoche lontane. Un po’ il vantaggio divino di poter vedere tutto nello stesso momento.

Ebbene, la sorpresa è stata tanta quando ho scoperto, per puro caso, che con la Street View di Google Maps è possibile fare un’esperienza tra Donnie Darko e Ritorno al Futuro. Presa da una strana nostalgia, ho aperto l’applicazione e ho digitato l’indirizzo di casa di mia mamma. Con grande sorpresa, la mia macchina, che ora è sotto casa mia a un centinaio di chilometri dalle mie origini, era parcheggiata lì fuori. La siepe di edera che è stata sradicata da svariati anni era ancora lì, rigogliosa e verde più che mai. Incrociando i dati della mia macchina parcheggiata lì fuori e dell’edera ancora presente ho pensato che poteva essere estate e che mia sorella stava ancora studiando per laurearsi in Matematica, dietro una delle serrande abbassate per sfuggire alla calura del sole cocente.
La sorpresa è stata ancora tanta quando, vagando nella via della mia nonna materna e facendo uno zoom estremo sul suo balcone, ho scoperto che i suoi fiori e i suoi vasi erano ancora tutti lì: mia nonna ora non c’è più, ma su Google Maps c’è ancora e probabilmente è appena uscita sul terrazzo a raccogliere qualche cima di basilico. 
Ho vagato per altre strade della mia città natale, non tutte ben percorribili perché spesso la macchina di Google non è entrata nelle viuzze più piccole o perché semplicemente alcune case sono visibili solo entrando nelle coorti di cui fanno parte. Ma di tutte ho conservato uno screenshot: perché mi fanno essere nel passato e nel presente nello stesso istante e mi permettono di vivere l’epserienza della mia vita a tutto tondo, in un mix di vita vissuta e vita ricordata.

Provate a essere nello stesso momento qui e là, ora e tempo fa. 
La stessa cosa avviene quando hai dei figli. Sperimenti l’essere madre e adulta e anche l’essere bambina e figlia - perché ogni conquista dei bambini è anche una tua conquista. 

E poi, ecco: la cosa più assurda e affascinante: nelle foto di epoche passate, pur essendo consci della loro assenza, vai a ricercare la presenza dei tuoi figli. Come se nella foto di gruppo del liceo o in quella al tramonto al matrimonio, in qualche angolino, già loro si nascondessero e tentassero in ogni modo di fare capolino nella tua vita. 
I figli ci sono sempre, anche prima di te, anche oltre te. In loro vedi te e vedi tutta un’altra vita.

Commenti

Maria D'Asaro ha detto…
Meravigliose queste tue riflessioni, che condivido appieno.
Magari, prima o poi, le riprenderò nel mio blog. Ovviamente citandoti.
Sento il profumo del basilico di tua nonna e avverto lo sforzo zelante dello studio di tua sorella ...
Forse niente muore davvero nell'universo. Voglio sperare che rimanga soprattutto la cura ... il profumo delicato di una fogliolina di basilico e il verde splendente dell'edera.
Grazie. Buon tutto.