TIPOLOGIE DI UN AMORE FANTASMA, di Adriano Barone - Mauro Cao

Di sicuro è questa un'opera che ha bisogno di essere metabolizzata. E anche a lungo. È quasi un anno che l'ho acquistata e sono mesi che è sullo scaffale già letta. Ma, come dicevo, Tipologie di un amore fantasma ha bisogno di essere digerita per bene, indipendentemente da quanto tempo ci voglia.

L'opera si presenta sicuramente complessa: la sua complessità crea una forma in grado di farci entrare in un'esperienza narrativa e finzionale del tutto fuori della norma; la sua complessità prende il lettore e lo risucchia entro un tunnel senza uscite, se non quelle che, allo stesso tempo, sono anche delle entrate. In poche parole si tratta di un corto circuito.

Il mix di complessità ed esperienza mentale mi hanno portato innanzitutto a fare delle associazioni di idee. Dei richiami o dei rimandi prettamente cinematografici. Infatti, è chiaro che Tipologie è un'opera intrisa di cinema. Sono esattamente tre le associazioni: la teoria sul colore di S. M. Ejzenstejn; Hero di Zhang Yimou; Inland Empire di David Lynch.

Andiamo con ordine.


Tipologie di un amore fantasma è la storia di due personaggi, un uomo e una donna, che si rincorrono tra una sequenza e l'altra; i due sono al centro di rapporti d'amore difficili e sofferti, carichi di dolore, violenza e sangue. Ogni sequenza cambia per il tema del colore e per la situazione, ma i personaggi rimangono gli stessi.

Partirei dalla cosa “più semplice”. Zhang Yimou in Hero fa una delle operazioni di inganno allo spettatore più interessanti degli ultimi anni. Nel film ogni sequenza ha un colore e ogni colore corrisponde ad una verità del racconto che fa l'Eroe. Ma mano che si va avanti nel film, si scopre che il tema precedente è smentito o aggiustato da quello successivo. E si parla del tema in tutte le sue sfaccettature, sia quelle che indicano il tema del colore che quelle che indicano il significato della sequenza. I colori sono i più vari: c'è il nero del “contenitore” del film, il racconto di Hero; il rosso di una falsa lite tra amanti; il grigio di un duello che è una messa in scena; il trasparente-acqua di un falso funerale. Insomma: Yimou associa un colore ad una finzione, ad un racconto. Tipologie di un amore fantasma segue lo stesso principio. Ogni sequenza ha un colore e ad ogni colore/sequenza si scopre una piccola verità sui due personaggi, verità che può essere menzogna, fantasia, follia. Yimou non relaziona colori e temi in base a visioni popolari: nel senso che il rosso non è la passione e il verde non è la speranza. Semmai il suo lavoro è più articolato e più fine: il nero che rappresenta la sequenza contenitore del film potrebbe stare a significare, appunto, la base del racconto, ciò da cui tutto nasce e in cui tutto finisce. Quale miglior colore/non colore del nero per rappresentare questo? Nelle sequenze successive il rapporto con il colore degli abiti dei personaggi è in stretta simbiosi con l'ambiente circostante. La lotta tra Cielo e Hero, ad esempio, è grigia come lo è il tempo e la pioggia. La commemorazione di Neve che Vola è azzurro-acqua come lo è il paesaggio circostante. Ad ogni modo, questo serve per dire che l'uso del colore segue più che altro delle motivazioni intrinseche alla storia, forse talvolta serve a trasmettere l'emozione più adatta con cui affrontare la scena. Credo che questa sia stata anche la volontà di chi è dietro il lavoro di Tipologie di un amore fantasma. Scegliere il blu o il giallo o il grigio per evidenziare le scene non significa che la sequenza debba avere un significato preciso, ma piuttosto che il colore deve trasmettere un'emozione. I toni scuri del blu della prima sequenza comunicano una pesantezza insostenibile: blu è la luce che emana la televisione (quella che il protagonista sta guardando e in cui appare l'oggetto del suo desiderio); blu sta nell'irraggiungibile e nell'impossibilità di ogni azione, se non quella che si mostra come fine a se stessa (e infatti il protagonista si masturba davanti alla tv). La questione del colore non è così semplice. Il giallo non ha mai nessuna connotazione liberatoria, non c'è, per esempio, nessuna relazione con il sole. Il giallo diventa inguardabile, nauseante, a dir poco odioso. Il rosso è psichedelico. Il viola è pazzo. Il grigio sta tra l'onirico e la realtà impalpabile. Impossibile dare un significato ai singoli colori, più semplice e diretto è usarli per dare il senso, seppur indefinibile, dello stato d'animo del protagonista.


È a questo punto che si insinua Ejzenstejn. Non è forse l'elemento più visibile, ma c'è tutto. Ejzenstejn scrisse parole molto intelligenti a proposito del colore, studiandolo per gran parte della sua vita. Il regista vuole mantenere il discorso sul colore entro i suoi impeccabili concetti di montaggio, forma e contenuto e tuttavia scrive pagine di un fantasioso e irreale puro. In seguito a numerosi studi e raccogliendo materiali dagli angoli più disparati delle varie discipline, Ejzenstejn era giunto alla conclusione che non era possibile rintracciare delle corrispondenze assolute tra un colore e un'emozione. Il colore doveva essere usato a proprio piacimento, dando ad esso di volta in volta un significato diverso ma necessario all'opera trattata. Fece il celebre esempio della “rapsodia in giallo”: c'era chi considerava il giallo come il colore dell'inaspettato, chi come il colore del peccato, chi come il colore del misticismo. Nulla di più intelligente: questo, infatti, permette di creare libere associazioni tra linee, parole e colori e, soprattutto, di usare il colore non solo per il suo “contenuto”, ma soprattutto per la sua forma, cioè per quell'elemento formale che assieme alla composizione della scena, alla musica, al montaggio e alla regia può dare il senso ultimo del film, il concetto, la quadridimensionalità, l'immaginità, come la definiva lui. Da qui Ejzenstejn, nell'ultima parte della sua vita, farà un salto molto interessante: nelle sue parole sul colore si sentirà l'eco di un'insensatezza pura. Farà l'esempio del cavallino di Vjatka, i cui pois verdi e rossi si staccano per andare a colorare altri oggetti. Il colore, così, perde il suo veicolo obbligatorio e può riconvertirsi in altri oggetti – altri sentimenti, nel caso di Tipologie. Senza entrare in un discorso troppo complesso, queste parole bastino a dare una chiave di lettura precisa del fumetto. In definitiva Tipologie di un amore fantasma usa il colore per andare ben oltre il disegno. Si crea una sorta di bolla avvolgente in cui si entra e da cui non si può più uscire; si è pieni dei colori che saturano le singole sequenze così come si è pieni della sofferenza del protagonista e dell'impossibilità di far proprio il suo amore. Alcune sequenze utilizzano lo stesso colore (due volte il rosso, due il grigio), ma le sensazioni che vengono eviscerate sono molto diverse.


Infine non ho potuto notare una certa affinità con Inland Empire (consiglio caldamente il film di Lynch; e appena avrò tante energie mentali da spendere scriverò qualcosa in proposito). Nel film Lynch accentua uno dei motivi sempre presenti nella sua cinematografia: gli spazi. Lynch mutua gli spazi concreti del set in spazi filmici legati tra loro dal montaggio e, da ultimo, in spazi mentali. In Inland Empire lo studio dello spazio filmico che diventa spazio mentale è sicuramente la chiave di lettura del film: le porte che si aprono e portano ad un'altra continuità spaziale, scale che prima portavano ad una stanza ora ne portano ad un'altra, corridoi che si mescolano e confondono e danno possibilità di uscita ora in una ora in un'altra finzione. Lynch crea un universo chiuso, le cui porte e le cui strade conducono ad altre porte, ad altre strade e, soprattutto, ad altri film. Si è intrappolati dalla finzione e la finzione - il film - è l'unico universo in cui stabilirsi. Impossibile ricercare la realtà. Ora, Tipologie di un amore fantasma fa esattamente la stessa operazione. Costruzione narrativa significa costruzione degli spazi, siano essi immagini o parole. Lo spazio concreto dell'immagine o della parola conduce allo spazio mentale. Nel passaggio tra le sequenze di Tipologie c'è sempre sovrapposizione; tra la prima e la seconda sequenza c'è la sovrapposizione che forse è più indicativa della altre: l'ultima immagine della prima sequenza, in blu, mostra una mano che si appoggia al televisore, in cui compare una donna. La prima immagine della seconda, in grigio, mostra la stessa cosa, soltanto che la mano è quella di un dipinto e la donna è l'osservatrice del quadro. Siamo entrati in un'altra situazione a cui siamo stati portati dall'immagine precedente. Si tratta di un passaggio segreto, di un tunnel, la cui forza evocatrice è potentissima. In quelle due vignette sta tutto il significato di Tipologie, è lì che si concentra il dolore per l'impossibilità dell'amore e dell'unione di due persone: l'amore è una trappola, è un universo chiuso e autoreferenziale; quando si soffre per amore non c'è altra via d'uscita se non quella di costruire un'illusione, una messa in scena che può trovare sfogo in infinite immagini. Non c'è nessuna ricetta pronta per amarsi, né esiste una sola tipologia d'amore. Spesso non lo si nota, ma amore implica dolcezza, violenza, follia e anche odio.

L'amore è un fantasma, così come lo sono le immagini – sono lì, vicinissime eppure lontane e inafferrabili. Fantasma è ciò che si vede ma non c'è. È un'inquadratura; la separazione tra due vignette. È il fumetto che stiamo leggendo. È la forma che concentra ciò che di noi stessi vogliamo nascondere. È un palliativo, una protezione.

Eppure, i disegni e la storia arrivano nel profondo. Altro che protezione. Adriano Barone, sulla mia copia del libro, ha scritto: “spero che vedrai il sangue con cui è scritto”. Mauro Cao ha optato per un disegno che scava la pagina come scava dentro il lettore man mano che si va avanti nella lettura. Il sangue si vede e si sente, grazie al colore, alle linee spezzate e marcate, agli spazi labirintici, alle parole disperate dei personaggi. Un horror dei sentimenti. È un'esperienza a tutto tondo che fa allenare l'anima e che allo stesso tempo la consuma. Ed è un'esperienza da fare, perché permette di vedere le cose anche in un altro modo: perché sa penetrare l'illusione.



Commenti

:A: ha detto…
Vale davvero la pena scrivere fumetti quando ci sono lettori come te.

Grazie.
Veronica ha detto…
Grazie a te.
In primis perché sei passato di qui!
E poi perché Tipologie è stata una lettura che mi ha dato "qualcosa"...

Tutte le opere sanno comunicare, più o meno, ma sembra che alcune si rivolgano direttamente a te.
:A: ha detto…
Così mi commuovi. Ecco, vedi? Piango. ;____;

Non ti ringrazio di nuovo solo perchè altrimenti tu mi ringrazi per i ringraziamenti e diventa una mise en abime peggio di "Tipologie"... O____o
Unknown ha detto…
GRAZIE DAVVERO!! BELLISSIMA LA RECENSIONE..OH TE L'HO RUBATA E MESSA SUL MIO BLOG ^_^, SPERO NON TI DISPIACCIA..
:A: ha detto…
Ah Maure'! E rispondimi alle mail!!! O almeno al telefono! XD
Veronica ha detto…
Ciao Mauro!
Fai, fai pure! :)
Non so se hai capito chi sono, sono Veronica che nella tua dedica su Stupidomondo è diventata Valeria e poi di nuovo Veronica :)!